Chiudiamo la serie di articoli dedicati alla strategia del 6+ Hold’em, pubblicati in originale dai colleghi di PokerNews.com, con un pezzo che in realtà di strategico non ha proprio niente.
Ma dopo tutti i discorsi sulle regole dello Short Deck, sulle probabilità, sulle strategie del gioco pre-flop e post-flop, e dopo aver esaminato alcune mani giocate dai migliori player al mondo di questa nuova variante, è tempo di dare uno sguardo a ciò che pensano alcuni degli esperti dell’industria, riguardo la longevità e la sostenibilità del gioco.
In questo Articolo:
I pionieri dello Short Deck
Il 6+ Hold’em si è fatto conoscere al pubblico in un contesto piuttosto esclusivo, le partite high stakes in Asia, ma lentamente ha fatto capolino nel poker più “popolare” e sicuramente tra i principali fautori di questo processo c’è l’ARIA, il noto casinò di Las Vegas.
L’ARIA ha introdotto lo short deck non solo nei Poker Masters e negli U.S. Poker Open, due note serie di tornei non proprio accessibili a tutti i portafogli, ma ne ha fatto pure un appuntamento fisso della sala principale, con eventi dal buy-in che si aggira attorno ai $200.
Sam Simmons, presidente di Poker Central (dove i tornei di cui sopra vengono streammati), ha dichiarato: “Il gioco non è solo entusiasmante, con la sua enorme varianza e i suoi drastici swing: il 6+ Hold’em permette agli spettatori di PokerGO di guardare i migliori giocatori al mondo mentre tentano di ‘risolvere’ in tempo reale questa variante relativamente nuova”.
Lo Short Deck nei tornei
L’ARIA ha tracciato il cammino, indicando nella struttura triple chance il formato preferito dai giocatori di 6+ Hold’em: tre stack di partenza, con l’opzione di giocarli anche tutti contemporaneamente, oppure di tenerseli “di riserva” fino alla chiusura delle registrazioni – dove a quel punto entrano automaticamente in gioco.
Nel torneo di Short Deck delle WSOP 2019 ci sarà un formato simile, con uno stack di partenza da 30.000 chip e un add-on sempre di 30.000. Un ragionamento che ci sta: nel 6+ Hold’em le equity sono molto simili e capita spessissimo di giocarsi i resti, perciò gli operatori non volevano che i giocatori vivessero la pessima esperienza di sedersi, andare all-in, uscire e poi continuare a rientrare.
Una scelta azzeccata, come confermano i feedback ricevuti da Simmons e come conferma anche Isaac Haxton, che ha dichiarato di essere un fan del triple stack. Secondo ‘Ike’, lo Short Deck ha un futuro come gioco da torneo, essendo simile ad un’altra variante ormai stabile nel circuito tornei stico.
“Il 6+ Hold’em ha alcuni punti in comune con il PLO”, ha detto Haxton. “Ma a differenza dell’Omaha, si può andare all-in, cosa che mitiga un po’ quelle severe punizioni che gli stack più corti a volte subiscono in zona bolla: almeno possono andare direttamente all-in invece di aprire il gioco per poi essere chiamati o controrilanciati”.
6+ Hold’em, quale futuro?
Sebbene ci siano tanti giocatori, come Jason Somerville, che vedono nel 6+ Hold’em il vero futuro del poker, in molti la pensano diversamente.
Kane Kalas, ad esempio, ritiene che a causa del minor numero di carte nel mazzo, i giocatori più forti e che si concentreranno di più nello Short Deck risolveranno il gioco molto più velocemente di quanto successo nel NLHE.
Haxton, invece, vede nella struttura di registrazione e nella dimensione dello starting stack i problemi più grossi dello Short Deck: “Penso che ad un certo punto occorrerà iniziare a chiudere prima le registrazioni nei tornei. Penso che ora tu possa entrare e andare a premio un’ora dopo. Chi si registra più tardi ha un bel vantaggio. Credo che i tornei Short Deck presto avranno stack di partenza più deep e late registration più brevi”.
Tra gli entusiasti del futuro del 6+ Hold’em c’è anche lo stesso Simmons: “Lo Short Deck diventerà più popolare, i buy-in si abbasseranno e tanti altri giocatori avranno accesso al gioco: ci aspettiamo che diventi una delle varianti più importanti nel calendario pokeristico, a stake diversi”.
6+ Hold’em strategia: gli altri articoli della serie
- Regole e struttura del gioco
- Odds e probabilità
- Il gioco pre-flop
- Il gioco post-flop: range e piatti multi-way
- Il gioco post-flop: bet sizing, rappresentare mani e bluffare
- Analisi di una mano: il bluff di Justin Bonomo
- Analisi di una mano: il big shove di Phil Ivey
- Analisi di una mano: l’uso dei blocker di Jason Koon