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Analisi di una mano con Chris Moneymaker: il gioco aggressivo con un flush draw

Chris MoneymakerLa decisione circa la possibilità di pushare con un flush draw oppure di adeguarsi ad un semplice call nella speranza di chiudere il punto, dipende strettamente dalla situazione in cui andiamo a trovarci, cosa che d’altronde succede molto spesso nel poker.

Al fine di valutare quale possa essere la scelta ottimale, vanno infatti analizzati fattori importanti quali: la nostra posizione, la forza del draw, i betting pattern degli avversari e l’entità degli stack. Elementi naturalmente soppesati e valutati dal campione delle World Series of Poker 2003 Chris Moneymaker, in questa mano giocata durante il Main Event delle WSOP 2008 ospitato dall’Hotel Rio di Las Vegas.

Con bui a 100$/200$, un giocatore da middle position - e con uno stack medio - decide di aprire il pot rilanciando fino a 600$. Un avversario da late, ma con uno stack decisamente piccolo, fa call e Moneymaker, chip-leader del tavolo con oltre 60.000$ trova k q dal big blind. Con pot-odds superiori a 3-1, aggiunge i 400$ necessari in un piatto che è già di 1500$.
Il flop porta  8 4 10 che danno a Chris il second-nut flush draw più due overcards. Tocca a lui parlare e, dopo un istante di riflessione, opta per un check.

“Volevo che chi avesse rilanciato all’inizio continuasse la sua azione con un puntata” spiega Chris, uno dei fautori del boom del poker a livello mondiale nonchè importante membro del Team Pro di PokerStars. “Ecco perchè ho fatto check. Avevo già deciso di contro-rilanciare se avesse puntato poco. Nel caso invece di una bet più grande, avrei potuto scegliere di fare solo call e vedere cosa scendeva al turn”.
Pensando poi meglio al suo progetto di colore, aggiunge: “In linea di principio, non mi piace pushare i miei flush draw quando ho lo dotazione di chips più grande di tutti. Non mi va di committarmi contro gli altri big-stack del tavolo. Voglio essere sicuro di aver chiuso il mio punto prima di arrivarci.“

L’azione torna all’original-raiser che si adegua al check, mentre il giocatore in late-position punta subito 800$. L’entità della puntata poteva significare essenzialmente due cose: o un mero tentativo di provare a rubare il piatto visto che nessuno avevo agito in precedenza, oppure una sorta di preparazione per un re-raise in all-in nel caso avesse chiuso doppia coppia, un set o il nut-flush draw.
“Mi è sembrata subito una mossa a celare debolezza” continua Moneymaker. “Con quel tipo di puntata, al massimo aveva un 10 e non avrebbe sicuramente callato un mio successivo rilancio. In fondo, era l’ultimo a parlare e quindi non è detto che dovesse avere per forza qualcosa per puntare. Aveva dalla sua il fattore posizione.”

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Moneymaker prende dunque una manciata di chips e rilancia fino  a 2.400$. “Se faceva call lì, a meno che al turn non fosse scesa proprio una carta terribile per me, sarei andato sicuramente all-in perchè dietro gli restavano appena 8000$”, spiega Chris. “Se invece avesse deciso di rilanciare ancora, allora forse mi sarei orientato maggiormanete verso un call. Non mi piace proprio andare a vedere in quelle situazioni, ma con 2 overcard e un flush draw, sarebbe stato davvero difficile rinunciare a giocare quel piatto”.

Tutti i ragionamenti di Moneymaker non hanno comunque modo di finire in pratica perchè entrambi gli avversari decidono di foldare. “Potevo anche puntare direttamente al flop, dopo il check dell’altro. Ma con un 10 come carta più alta ho subito pensato che qualcuno l’avrebbe fatto al posto mio, dandomi la possibilità di effettuare un solido check-raise. Diciamo che in questi scenari di gioco mi piace mixare un 50% di bet e un 50% di check-raise.”


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