Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Federico Filicicchia, la cui storia è molto simile a quella di tanti altri ragazzi che si muovono dal Sud Italia con una variabile che fa da discriminante: il poker.
Ciao Federico e ben atterrato su Assopoker. Quando mi hai mandato la tua "bio" mi hanno colpito un paio di cose che vorrei approfondire con te. Intanto ti sei trasferito da Termini Imerese per trovare una sistemazione sotto la Mole. Ci vuoi parlare di questo passaggio importante della tua vita?
"Ciao Andrea, grazie per questa chiacchierata, vi leggo sempre con piacere 😊
Dalla mia amata Palermo sono atterrato a Torino per il motivo principale per cui la maggior parte dei miei coetanei sono emigrati, ovvero prospettive di futuro migliori. Infatti, proprio la ho potuto frequentare il Politecnico di Torino e conseguire la laurea magistrale in ingegneria gestionale".
Federico Filicchia: matematica pilastro del poker
Dopo qualche tempo hai cominciato a pensare di fare il grande salto e diventare parte integrante della scuola? Come mai questa decisione?
"La logica matematica, pilastro portante del poker, mi ha sempre affascinato. Sia la componente statistica ma ancor di più la parte di teoria dei giochi, discipline che ho veramente amato durante l’università. Quindi ho cercato di trovare dei mezzi che mi permettessero di studiare questo gioco. Ho provato a chiedere qua e la, ma sicuramente il coaching nel poker è particolarmente esoso. Per questo, non appena appreso del servizio fornito da Pokermagia, totalmente gratuito, non ho potuto far altro che iscrivermi".
Cosa insegni esattamente oggi come oggi? Sempre Spin? Quali limiti?
"Insegno sempre spin (unica disciplina in cui sono preparato) ai microlimiti, nell’academy di Pokermagia. Ricordo che quando ho cominciato questa esperienza del coaching ero molto emozionato al pensiero di diventare collega della mia primissima coach, Alessandra. Infatti, è stata proprio lei a insegnarmi le basi del gioco quando sono entrato, anch’io come player, in pokermagia".
Hai abbandonato l'idea di continuare a giocare, oppure riesci a coniugare l'uno e l'altro?
"Credo che un buon coach debba essere prima di tutto un buon giocatore. Come ogni disciplina oltre allo studio serve anche tanto allenamento; penso dunque che se scegliessi di non giocare più probabilmente abbandonerei anche la strada del coaching. Al massimo è capitato che in periodi in cui sono stato molto impegnato ho preferito giocare un livello più basso rispetto al mio ABI, ma mai abbandonare del tutto il gioco".
Come vedi il futuro di Federico Filicicchia?
"Domanda difficile. Nel contesto sociale in cui vivo non è visto di buon occhio questa mia passione, inaccostabile alla parola futuro. Tuttavia, attualmente col poker riesco ad avere sia un buon guadagno sia molto tempo per me stesso da dedicare alla mia crescita personale. Per questo penso che nel prossimo futuro cercherò di battere tutti i livelli, lasciare finalmente i 25€ e arrivare ai 100€. È una sfida che se non dovessi affrontare adesso che ho l’occasione, probabilmente finirei per non farlo mai più. Poi chissà, probabilmente non lo farò per sempre. Se un giorno non dovessi più avere lo stimolo che ho oggi allora cambierei certamente lavoro. Magari tornerò a uno più “tradizionale”, probabilmente nell’ambito dell’analisi dati o nell’insegnamento. Vedremo cosa mi riserverà il futuro" 😊
E la passione per la statistica poi ti è servita per il poker. Come hai conosciuto il gioco? Come è scoccata la scintilla per il poker?
"Ho conosciuto il gioco che ero un ragazzino. Purtroppo, in Sicilia il gioco d’azzardo non è diffuso in modo “sano”. Per fortuna io sono riuscito a trasformare qualcosa di potenzialmente molto pericoloso in qualcosa di buono. Se preso nel modo giusto, il poker è un gioco di strategia che non ha nulla a che invidiare agli scacchi e dato che io sono un amante dei giochi dove la logica regna sovrana, non potevo che lasciarmi affascinare".
Galeotto fu il lockdown
Proprio a Torino hai deciso di intensificare il tuo studio per la disciplina e hai chiesto aiuto a PokerMagia. Come è avvenuto il passaggio?
"È stato in pieno periodo lockdown, come tutti mi son trovato a dover passare molto più tempo in casa e ne ho approfittato. Non sapevo chi fossero i ragazzi di Pokermagia, per me uno valeva l’altro, volevo solo approfondire il gioco, senza immaginare di diventare un professionista; per me è stato come iscrivermi a un corso di scacchi. Oggi, che ho conosciuto bene la realtà della scuola e le persone che ci stanno dietro, sono veramente felicissimo di farne parte e non li scambierei per niente al mondo. Grazie a loro sono riuscito in poco tempo a battere i 20€ di Ipoker e i 25€ di Pokerstars. Il momento in cui non farò più parte di questa scuola sarà quando smetterò di giocare a poker. Anche se pure in quel caso, probabilmente non smetterò mai di sentirmi parte di questo fantastico gruppo di persone, con alcune delle quali ho legato molto".
Con loro hai cominciato a scalare i livelli degli Spin. Come sono andate esattamente le cose? Ti seguivano passo passo?
"Assolutamente si. Se c’è una cosa che sa fare bene Pokermagia è insegnare. Hanno consolidato un metodo che non si basa soltanto sul trasmettere informazioni. Tutti i coach che ho avuto hanno sempre mostrato un bellissimo lato umano. Sono stato elogiato quando ho fatto bene, compreso quando mi sentivo giù, strigliato quando ho commesso errori, motivato quando ho avuto momenti difficili. Questa è la forza dei coach di pokermagia, sanno darti ciò di cui hai bisogno in quel momento e lo fanno con grande umanità e passione. Il poker è un gioco che mentalmente ti mette a dura prova, non si può studiare semplicemente da qualche libro, video o software GTO. Se avessi studiato gli spin tramite il miglior videocorso del mondo, senza l’aspetto umano del coaching, a quest’ora probabilmente sarei molto lontano dai risultati che invece ho raggiunto ad oggi".
Homepage: Federico Filicicchia