In un'estate avida di successi sportivi azzurri, l'impresa compiuta da Filippo Candio – primo italiano nella storia delle World Series Of Poker ad aver mai raggiunto un tavolo finale – assume contorni sorprendenti, se pensiamo all'entusiasmo esponenziale catturato dalla prestazione del sardo giorno dopo giorno.
C'è chi fatica a spiegarsi come sia possibile che il risultato di un ragazzo che si trova dall'altra parte dell'oceano Atlantico abbia spinto così tante persone – molto spesso a lui sconosciute – a dimenticare il sonno per restare con gli occhi incollati a uno schermo che non offriva immagini in diretta o interviste in esclusiva, ma informazioni frammentarie eppure preziosissime.
C'è chi non capisce come ci si possa appassionare così tanto ad un'avventura che non sia propria, in cui il denaro che è in ballo non ci sfiori, né il successo che inevitabilmente porterà con sé ci riguardi direttamente.
Ci si dimentica di quanto l'avverarsi di un sogno possa incantare chi sa che in cuor suo non lo vivrà mai in prima persona, e di come semplicemente provenire dalla medesima città, dalla stessa isola o anche far parte dello stesso Paese possa per più di qualcuno essere motivo sufficiente per vivere un'empatia capace di donare l'illusione di fare proprio almeno un lembo di questo sogno, di sentirsi vicini a chi lo sta incarnando.
Indipendentemente da quello che succederà a novembre, le centinaia di persone che erano presenti sul nostro forum non dimenticheranno le scorse notti, e potranno ricordare a distanza di anni quanto quelle ore trascorse in bianco fossero emozionanti ed assurde, per chi magari mai avrebbe immaginato di poter passare tutto quel tempo a leggere di una partita di poker, eppure del tutto incapace di volere e di fare diversamente.
Non è cinico chi viva tutto questo in modo diverso, magari animato da semplice curiosità, magari provando una sincera indifferenza verso qualcosa che non lo tocca di persona: ciascuna emozione non la si sceglie, qualunque essa sia, e merita quindi lo stesso rispetto di una perfino opposta.
In ogni caso, questo fenomeno di identificazione di massa – per quanto irrazionale e forse proprio perciò – è da salutare come positivo perché spesso genuino e disinteressato: l'impresa di Filippo Candio alle WSOP ci fa sorridere anche per questo, perché se anche non è la propria può diventarla per tutti quelli che colgono nello sguardo di un ragazzo di vent'anni quella stessa luce che avrebbero desiderato nel proprio.