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NeverScaredB: tre domande prima di un floating

Ben Wilinofsky alias 'NeverScaredB'Una delle più importanti differenze tra un giocatore debole e uno forte è che il primo ha bisogno di mani forti per andare avanti in un torneo, mentre il secondo sa farne a meno creandosi situazioni favorevoli dal nulla. E' il caso ad esempio del floating, che oggi cerchiamo di comprendere meglio con l'aiuto di Ben "NeverScaredB" Wilinofsky.

Il campione canadese, vincitore di 3,5 milioni di dollari in tornei online ma anche di grandi eventi live come l'EPT di Berlino 2011, spiega "Mentre molti giocatori usano arrivare al flop ma pronti a foldare nel caso in cui missino, i player forti hanno alcuni assi nella manica che gli permettono di trasformare in profitto una situazione apparentemente inutile o contraria".

Secondo Wilinofsky, ci sono tre fattori fondamentali di cui tener conto quando si decide se è il caso o meno di effettuare un floating.

  1. Il mio avversario è debole o appare disinteressato al piatto?
  2. Il mio call sul flop dà idea di forza?
  3. Ci sono molti turn che potrebbero essermi utili? Quanti turn potrebbero danneggiarmi?

Ecco una situazione che Ben ci presenta a titolo di esempio. "Tavolo 9 handed. Il giocatore su utg+1 apre fino a 200, io chiamo con a 4 subito dopo di lui, e anche lo small blind si adegua. Il flop è 10 6 3 . Lo small blind fa check e l'original raiser punta 300 su un pot da 700 euro."

1. E siamo alla prima domanda: "Il mio avversario è debole o appare disinteressato al pot? Ha puntato meno di metà piatto in un tavolo con molti deep stack. Non sembra interessato a giocarsi un grosso piatto. Inoltre, generalmente la gente tende a giocare molto straightforward in queste fasi, quando i piatti sono molto bassi in rapporto agli stack"

2. Altro fattore: "Il mio call sul flop dà idea di forza? Date le posizioni prefloip, io mi limiterei al call anche con JJ e persino con QQ. Il flop è decisamente dry, quindi se ho una mano forte come un'overpair, un set o una top pair, non ho la necessità di rilanciare per proteggermi dalla chiusura di eventuali progetti. Inoltre, la maggior parte dei player non si aspetta da me un call sul flop senza una mano degna, essendoci ancora un giocatore dietro che deve agire (lo small blind)."

3. E infine: "Ci sono molti turn che potrebbero essermi utili? Quanti turn potrebbero danneggiarmi? Io stimo che l'original raiser possa continuare a puntare con mani come JJ, QQ, KK e AA. Probabilmente, dovrei dunque foldare se al turn scendessero J, Q o K, ma potrei continuare a chiamare se scendesse un A. Sulla maggior parte delle altre carte, mi aspetto che lui checki pronto a mollare la mano, ma anche se non lo facesse avrei circa un 26.5% di chance di aprire un progetto (a colore o bilaterale di scala)."

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Ed ecco come prosegue la mano: "Lo small blind folda. Al turn scende un 10. Lui checka, io punto 750. Si tratta di una puntata coerente con una mano che includa un 10, e a meno che il mio avversario si aspetti che io abbia fatto call sul flop senza avere almeno una coppia, gli risulterebbe impossibile pensare che possa bluffare il turn.

L'opponent fa call. A questo punto mi aspetto che abbia una qualunque doppia coppia, e che speri che io stia puntando con una doppia inferiore e che non migliori al river.

Il river è un k . Lui fa check, io punto 2.100, lui folda. La mia ultima bet rappresenta tre 10 o una doppia molto consistente, ad esempio con JJ o QQ in mano. La mia linea è stata coerente e credibile su tutte le street, e non ha dato all'avversario elementi per credere che potessi bluffare quel river."

Il semplice sfruttare a proprio vantaggio una informazione data dalla size scelta da original raiser sul flop, Wilinofsky riesce dunque a portare a casa un piatto da 18 big blinds. Non moltissimo, in rapporto a stack ancora molto profondi in queste fasi del torneo, ma vincere chips in situazioni del genere aiuta a costruire uno stack e a mantenerlo consistente per i livelli successivi.

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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