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Phil Hellmuth al World Team Poker: giusto il call?

Nella abituale rubrica “La mano della settimana”, Phil Hellmuth ci racconta della sua esperienza al World Team Poker, la speciale competizione a squadre ospitata dal Golden Nugget di Las Vegas lo scorso 19 maggio.

“Mi era stato chiesto se volessi fare il capitano della squadra USA nella World Team Cup, ma ho detto di no perchè c’era un’altra persona a cui secondo me spettava questo onore: la leggenda Doyle Brunson. Otto team si sono scontrati nell’evento inaugurale della manifestazione, e c’erano i top player del Vietnam, Cina, Inghilterra, Grecia, Israele, Australia, Brasile e naturalmente noi degli Stati Uniti.

Eravamo considerati i favoriti, il vero Dream Team del poker, perchè oltre a me e Doyle c’erano anche Erik Seidel, Chris Ferguson, Jennifer Harman, Mike Matusaw e Howard Lederer. Durante il gioco si sono alternate tre diverse specialità - il Limit Hold’em, il Pot Limit Omaha ed il No Limit Texas Hold’em – su cinque tavoli totali con ognuno un membro delle varie squadre. La cosa interessante è che i capitani potevano fare sostituzioni di giocatori in ogni momento; infatti io non ho giocato nessuna mano di Omaha dove non brillo particolarmente.

Ogni tavolo finale decretava poi due finalisti, che si sarebbero poi rincontrati al final table. Israele ed Inghilterra sono state eliminate abbastanza presto, mentre gli USA stavano lottando per avere almeno un rappresentante all’atto conclusivo del torneo.

Al mio tavolo, dopo che eravamo rimasti in tre, era arrivato il momento di giocare No Limit. Se avessi perso quelle ultime chips per la nostra squadra sarebbe stata la fine. Dopo aver vinto un paio di piatti, ed essermi portato a quota 38.000, mi sono ritrovato con k q dal Big Blind quando i bui erano 400/800 e c’era un’ante di 100. Il giocatore della grecia apre dal bottone di 2.600, il vietnam folda ed io faccio call. Sul flop scendono j 8 5 ed entrambi decidiamo di checkare.

Sul turn arriva un 4 e opto per una puntata da 1.600 in semi-bluff. L’altro mi segue ed il river è infine un k . Quella carta era davvero buona per me, così decido di sparare 3.500. Il giocatore della grecia ci pensa un po’ e poi annuncia l’all-in per altri 7.200. Che cosa voleva dire quella sua mossa?

Era al tavolo già da una dozzina di mani, e avevo visto il Team Grecia pushare almeno quattro volte. Avevano sempre qualcosa di buono? Non pensavo che fosse in bluff, ma neanche che avesse slowplayato una mano forte come un set floppato. D’accordo, non potevo battere molte mani, ma sapevo che il mio avversario era molto aggressivo, perciò alla fine ho deciso di chiamare. Cavolo, aveva a k .

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Mike Matusow mi ha detto che il call non gli era piaciuto affatto. Secondo lui il Team Grecia non avrebbe mai bluffato sul river per tutte le chips rimanenti, specialmente dopo che io avevo puntato 3.500.

Sono d’accordo su questa cosa, Mike. Avrei dovuto foldare al loro ultimo rilancio, ma proprio non sapevo cosa potessero avere. C’è da dire, però, che a nessuno dei miei compagni di squadra è piaciuto il loro raise a 7.200. Ma come, ho puntato su due street, qualcosa dovevo pure avere...o no?”

Phil Hellmuth

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