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Phil Hellmuth: da loose aggressive a super-tight

Dallo stile loose aggressive ad uno super-tight, questo il passaggio nell'approccio strategico ai tornei che Phil Hellmuth ci racconta nella sua rubrica “La mano della settimana”.

“C’è stato un tempo dove giocavo davvero troppe mani, e anche se una strategia del genere mi aveva portato ad essere chipleader in più di una occasione, in verità poi non avevo vinto nessun torneo. Giocare costantemente i suited connectors come 7 8 , rilanciando e 3-bettando, può provocare grossi swing nello stack.

Il vero problema di questo approccio è la frequenza con con cui potete trovarvi ad andare all-in, anche al Day 1 di un grosso evento. I 7 8 che dicevo prima possono essere fortissimi su un flop 7 8 3 , ma se invece sul board arrivano j 8 3 e l’altro giocatore ha KK? Si possono perdere un sacco di chips già dai primi livelli del torneo.

Stanco di questo gioco molto loose, ho deciso di fare al contrario e di agire in maniera super-tight con la libertà di provare qualche mossa soltanto una volta per ogni ora di torneo. Ho usato questo approccio sia online e sia live, foldando ripetutamente i suited connectors e limitando i bluff al minimo. Ho 3-bettato occasionalmente con KQ suited ma solo quando pensavo di avere la best hand.

Nell'ultimo torneo dal vivo, ad esempio, sono riuscito a superare senza problemi il Day 1, portando il mio stack da 15.000 a 50.000 senza correre alcun rischio. Ho più che raddoppiato le chips limpando con a j da UTG e beccando il nut flush contro due avversari drawing dead.

Al Day 2 non sono riuscito a ripetermi ed ho chiuso con le stesse chips della giornata precedente. Al Day 3 mi sono prima giocato un coinflip con j j contro k q e poi mi è capitata questa mano: ricevo a a e dopo una serie di raise e reraise finiamo all-in in 3, con gli altri due che mostrano k k e a k . Purtroppo il dealer ha girato l’unico K rimasto sul river e… bye bye, Phil!

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Su questa mano in verità non c’è nulla da commentare: ho messo dentro le mie chips con la migliore starting hand e l’altro ha centrato fortunosamente l’unica carta che poteva farlo vincere. Solo per la cronaca, di chips ne avevo qualcuna in più di loro quindi non sono uscito proprio in quella mano. Tuttavia non ce l’ho fatta a recuperare neanche pushando a k qualche giro dopo: il caller ha infatti girato i pocket aces.

Che altro aggiungere? Con lo stile super-tight ho scoperto che una mossa aggressiva per ogni ora di torneo (una sostanziosa 3-bet o anche un all-in) funziona nel 75% dei casi contro un field medio. La percentuale sale poi al 90% grazie alla mia abilità nella lettura degli avversari.”

Phil Hellmuth

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