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Phil Hellmuth: una cattiva lettura ed una brutta giocata

Una brutta giocata contro Michael Binger è costata l’eliminazione da un torneo al professionista americano Phil Hellmuth. Scopriamo allora cos’è accaduto esattamente.

“Al WPT Championship del 2008 ho fatto una giocata weak che mi è costata le mie ultime 40.000 chips. Come scusante potrei dire che ero molto stanco e che ciò mi aveva portato a fare delle brutte letture sull’avversario, ma in fondo… a chi importa?

Una volta Jack Nicklaus ha detto che la sua strategia di gioco consiste nell’eliminare tutte le scuse e di concentrarsi soltanto sulla vittoria. Meglio lasciare agli altri tutte le lamentele sulla velocità dei green e le varie condizioni dei percorsi di gara. Io sono perfettamente d’accordo con lui. Niente scuse neanche per me, voglio soltanto le vittorie!

Comunque, tornando al torneo, al day 2 eravamo saliti al livello con bui 500/1000 e ante di 200. Faccio call per 1.000 da utg con j j e due altri giocatori seguono il mio esempio. Il noto professionista Michael Binger rilancia invece per altri 7.000 dal big blind ed io sono l’unico a chiamare. Il flop è q 9 3 e Binger punta altri 12.000 che io callo di nuovo.

Il turn porta un 8 e Micheal decide di checkare. A quel punto io faccio 6.000 e lui annuncia l’all-in per le mie ultime 15.000 chips. Metto tutto nel piatto e lui mi gira k k che reggono pure dopo l’8 al river. Non vi nascondo l’amarezza per aver effettuato una giocata così brutta.

Rivediamo insieme la mano. Limpare con JJ dalla prima posizione è stato un errore perché non mi permetteva di saggiare la forza dei miei avversari. Ho dato a Binger l’opportunità di rilanciare con un range piuttosto wide. Avrei dovuto aprire di almeno 3.500; se poi lui mi avesse 3-bettato allora mi avrebbe confermato che aveva qualcosa di molto forte e non avrei avuto problemi a foldare i miei pocket jacks senza danneggiare il mio stack.

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La sua puntata da 12.000 al flop è stata una buona giocata. Qualcuno potrebbe obiettare che una puntata pari al piatto (21.000) sarebbe stata migliore per proteggere la sua mano, ma a me sta bene quella size. Perché buttarmi fuori dal pot quando invece poteva vincere di più se avevo AQ, JJ oppure una coppia di 10? Il mio call al flop non è stato proprio terribile, anche se poi allo showdown si è dimostrato come tale. Il mio errore è stato di non prendermi il giusto tempo per analizzare la situazione. Considerando la sua bet e parlandogli direttamente, potevo migliorare decisamente la mia lettura su di lui.

Sul turn, al posto di Binger avrei puntato invece di checkare. Una bet di size decente avrebbe ulteriormente protetto la sua overpair. Il check mi dava una free card per battere i sui Kappa. La mia puntata è stato invece molto brutta perché: 1) avevo la mano peggiore e 2) non ho rallentato il gioco per studiare meglio lo spot.

Le WSOP sono già partite e spero di poter applicare questa importante lezione per effettuare letture più accurate sui miei futuri avversari.”

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