A qualche settimana dall'esplosione del doppio scandalo, la NBA si trova tra due fuochi: da un lato le pressioni della politica, dall'altro la necessità di trovare nuovi equilibri nel rapporto con il gambling. Nel frattempo, la Lega ha avviato un'indagine interna, mentre un sondaggio effettuato da un'università rivela dati interessanti.
In questo Articolo:
Scandalo scommesse illegali, la NBA si è data una mossa
Mentre Chauncey Billups, Terry Rozier e Damon Jones attendono di conoscere il proprio destino, la NBA ha deciso di muoversi e si è affidata allo Studio Wachtell, Lipton, Rosen & Katz per condurre un'investigazione indipendente.
Lo stesso studio legale newyorkese ha iniziato da giorni, con il placet della Lega, a richiedere materiale a giocatori e squadre, soprattutto telefonini e altri documenti. Tra le squadre oggetto di tali approfondimenti ci sono i Los Angeles Lakers e questo non sorprende: nell'indagine che ha portato all'incriminazione di Damon Jones, erano indirettamente coinvolti proprio i gialloviola.
Jones, infatti, era stato informalmente accolto nello staff dei Lakers in qualità di coach personale - nonché persona di fiducia - di Lebron James. Poi Jones avrebbe utilizzato questi privilegi, che comprendeva anche viaggi con l'aereo della squadra nonostante non fosse un impiegato del team, per carpire informazioni preziose sugli infortunati e rivenderle ad alcuni gambler professionisti.
Richiesti documenti e telefoni ad alcuni impiegati dei Lakers
Secondo The Athletic, sarebbero almeno 10 i dipendenti dei Lakers a cui è stato richiesto di consegnare cellulari, tabulati e altra documentazione. Tra le persone coinvolte in questo supplemento d'indagine ci sono Mike Mancias e Randy Mims, e non si tratta di nomi a caso. Mancias è il preparatore atletico di Lebron James da una ventina d'anni, mentre Mims è un dirigente dei Lakers a sua volta amico di lunga data del fuoriclasse nativo di Akron, fin dai tempi dell'High School.
Questo significa che Lebron James è in qualche modo indagato? Assolutamente no, ma l'obiettivo di queste indagini supplementari è quello di far chiarezza su come Damon Jones si sia procurato quelle informazioni, e se abbia in tal senso goduto di qualche complicità.
Le pressioni politiche sulla NBA
Questa accelerazione è dovuta anche alle notevoli pressioni politiche che alitano sulla NBA, che ha letteralmente il fiato del Congresso sul collo.
Il Congresso ha espresso disappunto soprattutto sulla vicenda di Terry Rozier, altro capitolo dello scandalo su cui l'NBA aveva effettivamente da giustificare il semaforo verde dato al giocatore, al tempo delle prime giocate sospette sul conto dell'allora giocatore dei Charlotte Hornets.
Secondo quanto sostiene la NBA, al tempo Rozier era stato pienamente collaborativo, aveva immediatamente consegnato il telefono per le indagini di prassi. Semplicemente, non era stata trovata la prova di un suo coinvolgimento diretto nella vicenda.
La politica USA vuole capire stato e natura delle partnership della NBA con le aziende di betting, ma quello di fare chiarezza sulla tutela dell'integrità del gioco è anche un precipuo interesse della stessa lega professionistica americana di basket.
Da qui a qualche mese, come già detto nell'altro articolo sulla vicenda, dobbiamo aspettarci un cambiamento nelle policy della NBA sulle scommesse e i possibili conflitti d'interesse.
Il sondaggio sulla fiducia degli scommettitori USA
A tal proposito, è interessante un sondaggio commissionato dalla Sacred Heart University. Grazie alla partnership con GreatBlue Research, l'ateneo ha sottoposto un questionario di 23 domande a 500 scommettitori statunitensi, nella prima settimana di novembre. Il sondaggio, che ha un margine di errore dichiarato del 4,3% ed è stato condotto su un campione bilanciato per età, genere e livello di istruzione, ha prodotto risultati solo in parte sorprendenti.
Il 75% degli intervistati ha espresso preoccupazione sulla corruzione nello sport e non soltanto nella NBA. L'81% era a conoscenza dell'inchiesta, il 79% ha dichiarato che i fatti hanno intaccato la fiducia nell'integrità delle partite NBA. Tuttavia, solo il 36% ha confessato che scommetterà di meno sulla NBA, mentre addirittura il 29% ha ammesso che anzi potrebbe puntarci più spesso. Per il 35% la possibilità è immutata, mentre circa un quarto del campione intervistato ha prospettato l'ipotesi di sportarsi su altri sport USA, in particolare la NFL.
Infine, il 76% degli intervistati ha dichiarato di stare perdendo fiducia nello sport universitario, visto il moltiplicarsi di notizie su violazioni delle regole sulle scommesse da parte di atleti NCAA.
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