La storia raccontata dal giornale d'inchiesta britannico The Guardian è parecchio curiosa e fotografa bene i nostri tempi nei quali sia gli operatori legali che i media di settore sono strozzati da regolamenti, leggine e algoritmi tutt'altro che trasparenti, mentre i casinò e i bookmakers illegali possono fare quello che vogliono, così come i loro clienti.
Dalla serie i pirati possono fare quello che vogliono.
In questa storia, sullo sfondo ci sono Tony Bloom (uno dei più grandi scommettitori del pianeta), un misterioso conto attivo da oltre 1 miliardo di dollari in puntate crypto sulla piattaforma Rollbit (un ricchissimo crypto casinò, uno dei tanti oramai sul mercato senza regole e senza controlli), un giocatore di poker, un exchange come Kraken e un’indagine civile negli Stati Uniti. Ingredienti perfetti per far scatenare l'inferno.
Tutto è esploso nel weekend, in cui il Brighton (il club della Premier di proprietà di Bloom) ha deciso di negare l’accesso al Guardian, un gesto che nel calcio inglese si vede raramente. La storia però, letta nei dettagli, è molto meno solida di quanto alcuni titoli abbiano lasciato pensare. Non c'è uno straccio di una prova.
Ma cosa c’è davvero nero su bianco negli atti? E cosa, invece, vive soltanto nel sottobosco delle “voci”? Proviamo a scoprirlo insieme.

In questo Articolo:
Il procedimento civile in California
La vicenda nasce da un procedimento civile depositato nel 2024 da BullGaming NV, società proprietaria di Rollbit. Al centro c’è un conto intestato al poker player James Hopkins: un account che ha generato un volume di gioco “sbalorditivo”:
- Oltre 1 miliardo di dollari di puntate in crypto
- 133 milioni di vincite complessive
Numeri talmente alti da far sospettare a Rollbit che Hopkins non stesse giocando da solo, ma potesse rappresentare un sindacato o un gruppo di terzi, cosa vietata dai termini e condizioni della piattaforma.
Di qui la richiesta al tribunale di ottenere informazioni da Kraken, perché alcune transazioni in entrata sarebbero arrivate da wallet collegati all’exchange crypto. Stop. Questo è ciò che dicono gli atti.
Ma chi c'è dietro a Hopkins? Esistono prove del coinvolgimento di Bloom e del suo sindacato? La supposizione è stata lanciata sul social X.
“Non ho piazzato scommesse su nessuna partita del Brighton & Hove Albion da quando ne sono proprietario (2009). Tutte le mie scommesse sul calcio vengono verificate annualmente da una delle principali società di revisione al mondo per garantire la piena conformità con la policy della FA”
Tony Bloom
Cosa NON dicono gli atti: Bloom non viene nominato
Nei documenti del procedimento giudiziario non compare mai il nome di Tony Bloom. Il suo nome entra nella storia solo perché il proprietario anonimo di Rollbit, conosciuto online come “Razer”, ha scritto un post su X il 14 novembre insinuando che dietro l’account ci fosse Bloom.
Nessuna prova a supporto. Niente collegamenti finanziari. Nessuna citazione formale nelle carte statunitensi.
Siamo nel campo puro delle insinuazioni social, seppur da una fonte non secondaria.
Il Guardian pubblica, il Brighton reagisce: accredito revocato
Dopo la ricostruzione del Guardian – basata proprio su quelle dichiarazioni di Razer – il Brighton (club che deve tutto al suo proprietario Tony Bloom) ha scelto la linea dura: “Inappropriato accreditare giornalisti del Guardian all’Amex dopo aver riportato false informazioni”.
Una mossa forte, che ha amplificato ancora di più la vicenda.
La posizione di Bloom: “Mai scommesso sul Brighton”
Bloom, che guida il suo colosso analitico StarLizard, il sindacato più imporante e influente nel mondo delle scommesse (dai 500 agli 800 milioni di profitto annuo), ha pubblicato una dichiarazione molto netta:
“Non ho piazzato scommesse su nessuna partita del Brighton & Hove Albion da quando ne sono proprietario (2009).”
E aggiunge un dettaglio tecnico:
Consulta le nostre guide comparative
“Tutte le mie scommesse sul calcio vengono verificate annualmente da una delle principali società di revisione al mondo per garantire la piena conformità con la policy della FA.”
Tradotto: ogni anno qualcuno controlla davvero che Bloom non violi la famosa FA Betting Rule.
La vicenda in sintesi
La querelle potrebbe sembrare complicata e invece non lo è, proviamo a riassumerla così:
- c’è un account Rollbit con volumi anomali
- Rollbit vuole capire chi lo finanziava
- L'exchange crypto Kraken potrebbe avere dati utili e per questo viene interpellato
- Bloom non è nominato negli atti
- il suo nome appare solo grazie a un post su X privo di prove
In altre parole: non c’è alcun collegamento documentato tra Bloom e l’account da 1 miliardo.
Il resto è rumore, amplificato dalla combinazione perfetta: crypto, scommesse, un proprietario di Premier League e la voglia matta di fare un altro scoop.
Tony Bloom e StarLizard
Parlare di Tony Bloom senza parlare di StarLizard è impossibile. Il proprietario del Brighton & Hove Albion è noto come uno dei più vincenti scommettitori al mondo, ma la sua vera forza non è la leggenda personale: è il sistema che ha costruito attorno a sé.
StarLizard nasce a Londra nei primi anni 2000 come consorzio di analisi matematica applicata al betting, un ibrido tra laboratorio statistico, hedge fund e squadra di data scientist. Non è un semplice “sindacato di scommesse”: è una struttura industriale che studia ogni dettaglio – modelli predittivi, inefficienze di mercato, micro-variabili – con un approccio quasi scientifico.
La filosofia è semplice: capire il calcio meglio dei bookmaker per intercettare qualsiasi forma di “mispricing”.
La pratica, invece, è complessissima: database proprietari, algoritmi interni, modelli che lavorano su migliaia di partite, e una rete di trader che piazzano giocate nei mercati meno efficienti.
Il risultato? Nel settore si stima che StarLizard generi centinaia di milioni di dollari di profitto l’anno, numeri che l’hanno resa uno dei punti di riferimento globali per chi studia i “syndicate model”.
Il rapporto tra Bloom e StarLizard è quindi doppio: è il fondatore e guida strategica, è il principale beneficiario e azionista.
L’azienda non pubblicizza la propria attività, non comunica all’esterno e non concede interviste. Bloom mantiene un profilo altrettanto riservato: poche dichiarazioni, molta sostanza. L’unico palcoscenico visibile è quello del Brighton, gestito con gli stessi principi: ricerca, numeri, strategia a lungo termine.
Ed è proprio questa combinazione – discrezione, dati, risultati – che ha costruito l’aura quasi mitologica attorno a Bloom. Ma dietro il mito non c’è improvvisazione: c’è StarLizard, una delle macchine statistiche più raffinate mai applicate al betting sportivo.
Tony Bloom, una figura mitologica
Perché la notizia in UK ha fatto così rumore?
Perché Bloom, nel settore, è una figura quasi mitologica, è un vero terrore dei bookmakers legali , leggenda narra che abbia già mandato rotti almeno 3 casinò-book crypto.
Quando compaiono volumi di gioco fuori scala, il suo nome è il primo che l’ecosistema scommesse pensa di tirare in ballo. È quasi un riflesso condizionato Ma ad oggi siamo nell’ambito dell’ipotesi, non dell’evidenza.
Inoltre questa reazione veemente di Bloom e del Britghton sembrano certificare la volontà di non nascondere nulla. Se ci fosse stato un fondamento forse i protagonisti avrebbero avuto interesse a gestire tutto low profile dal punto di vista mediatico.
Il caso è interessante ma (finora) inconsistente.
Ma allo stato attuale, da un punto di vista giornalistico e di settore, la storia è questa:
✔ Esiste un caso legale sul conto Rollbit
✔ Esiste un volume di gioco enorme
✘ Non esiste alcuna prova che colleghi Bloom all’account
✘ Non esiste alcuna violazione FA documentata
Il resto – gossip compreso – è materiale per i social, non per i tribunali.