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Brexit: tornei di poker in UK “trappole” fiscali per i giocatori italiani. Rooms dot com addio!

Inizia il nostro percorso (con una serie di articoli) dedicati alla Brexit e all’analisi delle probabili conseguenze provocate dallo storico voto del popolo britannico. Dalla liquidità condivisa agli aspetti fiscali per giocatori e gaming company, cercheremo di esaminare nel dettaglio ogni tipo di problematica e scenario futuro.

NUOVI EQUILIBRI POLITICI

Doverosa premessa: ci saranno dei cambiamenti ma saranno molto graduali. Al momento, l’esito del referendum ha più una valenza politica nel settore del gioco: l'UE perde i principali sostenitori del movimento “liberista” nel gambling.

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I britannici fino al 2015 (quando hanno introdotto lo storico criterio fiscale del punto di consumo e le piattaforme dot co.uk), per 30 anni, avevano difeso gli interessi dei bookmakers inglesi che potevano operare in altri mercati (secondo il loro punto di vista) con la sola licenza rilasciata da Londra o da Gibilterra, Malta o Isola di Man.

Ora le cose sono destinate a cambiare (ed in parte sono già cambiate un anno fa). E se fino ad ora la Commissione Europea ha mantenuto un atteggiamento neutro (delegando ai singoli stati la scelta nel disciplinare il gambling), ora potrebbe scendere in campo e sposare le istanze tedesche (contrarie al gioco online) oppure quelle italo-francesi (favorevoli al modello della regolamentazione). Ma l'era delle piattaforme offshore (dot com) sembra giunta al termine.

Se gli inglesi con la nuova legge avevano già fatto retromarcia (la legge era stata approvata nel 2013 e resa efficace nel 2015), Brexit è il punto di rottura definitivo, almeno dal punto di vista politico. In Europa, lo spazio di manovra per i siti non autorizzati dai singoli stati sarà assai minore. Le vecchie protezioni politiche sono definitivamente decadute e nei prossimi mesi saranno influenzate - è logico attendersi - tutte le istituzioni e autorità europee da questa nuova influenza politica

ACCORDI BILATERALI FISCALI

Ma non è detto che gli accordi commerciali in essere tra Unione Europea e Gran Bretagna non siano mantenuti in futuro (a chi converrebbe metterli in discussione?). Stesso discorso per la libera circolazione dei lavoratori. Tutto dovrà essere verificato e valutato con estrema calma, al netto del panico scaturito dal Brexit in queste prime ore.

Più delicati e complessi invece da valutare gli aspetti fiscali della vicenda: in questo caso molto dipenderà dagli accordi bilaterali tra Regno Unito e i singoli stati del Vecchio Continente membri dell’UE.

C’è poi un altro aspetto da valutare: i sudditi di Sua Maestà hanno deciso di uscire dall’Unione ma potrebbero comunque aderire allo Spazio Economico Europeo (del quale fanno parte anche gli stati scandinavi).

DIVIETO DI DOPPIA IMPOSIZIONE A RISCHIO

Con il Brexit però è in forte discussione uno dei principi cardine dell’Unione che più interessa al settore del gioco ed in particolare ai poker players e alle rooms: il divieto di doppia imposizione. In tal senso gli stati membri dell'UE come l'Italia avrebbero degli interessi contrari a mantenere lo status quo.

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Come detto, molto dipenderà dagli accordi bilaterali (ci potrebbero volere anche 10 anni), ma senza dubbio le agenzie fiscali dei singoli stati europei porranno la massima attenzione a qualsiasi reddito maturato sul territorio britannico da parte dei propri residenti. Lo “spirito” e la filosofia dell’operazione “All in” è stato chiaro a tutti fin dal primo momento.

Il rischio di doppia imposizione potrebbe essere massimo per i giocatori italiani (ed europei) che grindano dalla Gran Bretagna sulle piattaforme online autorizzate (UK) o che maturano vincite in tornei live organizzati sul suolo britannico. Entro i prossimi due anni, i casinò di Sua Meastà saranno a tutti gli effetti considerati territorio extra UE (come gli States ad esempio).

Una cosa sembra chiara: ai players italiani ed europei in generale non converrà, a meno che gli accordi fiscali bilaterali non prevedano un’esenzione chiara dei redditi diversi.

Ricordiamo che la Sentenza “Blanco-Fabbretti” della Corte di Giustizia Europea riguarda solo le vincite maturate nei casinò europei. In futuro, le sale da gioco britanniche saranno escluse (a meno che gli accordi tra i singoli stati non prevedano diversamente) dalla fattispecie prevista dai giudici della corte lussemburghese.

EUROPEAN POKER TOUR: DIFFICILE IL RITORNO

In questo contesto, in attesa che il quadro venga definito nei dettagli (ma ci potrebbero volere anni), è logico che la Gran Bretagna non sarà in futuro teatro di tornei di valenza internazionale.

Pare molto improbabile il ritorno dell’European Poker Tour a Londra e delle WSOP Europe sul suolo del Regno Unito. Stesso discorso per il WPT che in UK può contare su una sinergia forte con PartyPoker. Ma le strategie degli organizzatori dovranno essere riviste.

La Brexit comporterà però una rivoluzione anche nel betting europeo e non solo. Da valutare anche le conseguenze sulla liquidità internazionale nel poker. Alla prossima!

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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