Si prospetta un’altra estate di fuoco per i contribuenti italiani: a poche ore dall’ennesimo accordo “salva” Grecia, affiorano molti punti interrogativi. Quel che è certo è che l’Italia dovrà mettersi le mani in tasca per 15 miliardi, in modo tale da contribuire al prestito ponte di 82 miliardi a favore del Governo di Atene. Deve essere ancora deciso se il contribuito dei cittadini italiani sarà diretto o indiretto.
Un’intesa che lascia tutti scontenti. Ed in Italia scattano le polemiche: “Il Giornale” e “Libero” sostengono che a pagare saranno i cittadini, fin da subito.

Ipotesi da non escludersi, nel senso che ancora non è stato deciso nulla sulle modalità. Quel che è certo è che, grazie a questo prestito, la Troika finanziaria è al coperto: i creditori (Bce e Fmi) riceveranno i 7 miliardi di euro a luglio e 5 miliardi ad agosto dovuti dalla Grecia, rimasta con i forzieri vuoti. E l’Italia? In qualche modo dovrà pagare.
Le modalità non sono ancora state decise: è probabile che 13 miliardi vengano prelevati dal fondo Efsm (European financial stability mechanism) che prima poteva vantare nelle sue casse 60 miliardi.
L'Italia però teme la beffa. Pier Carlo Padoan, ministro dell'economia, ha paura un'altra intesa sull’asse tedesca-francese.
Padoan, in conferenza stampa, ha avvertito: il prestito ponte che servirà a coprire i buchi di Atene non sia frutto di intese bilaterali.
"Il Giornale" però ipotizza un meccanismo diverso e l'Italia dovrà versare 15,4 miliardi di euro, 385 euro per cittadino:
"I fondi saranno versati dal MES (meccanismo europeo di stabilità) meglio conosciuto come «Fondo salva Stati», a cui l’Italia partecipa, e quindi concorre a finanziare, per il 17,9%. A conti fatti quindi Roma dovrà nuovamente aprire il portafoglio e prestare ad Atene 15,4 miliardi di euro (pari a 385 euro per cittadino).Si tratta di una cifra consistente, a maggior ragione visto che Roma vanta già mastodontica esposizione verso Atene pari a 65 miliardi in tutto (o 1.625 euro per italiano), almeno secondo una recente ricostruzione di stampa che comprende i 10 miliardi di prestiti bilaterali, i 37,5 miliardi provenienti dai fondi salv stati (Efsf/Esm) e agli aiuti concessi attraverso la Bce".
Inspiegabile come mai, se nel 2009 (all’inizio della crisi greca) l’Italia era uno dei paesi più al riparo, ora si trova con un’esposizione pari a 65 miliardi (più i 15 miliardi prospettati), mentre i vecchi creditori (banche francesi e tedesche) sono state messe al sicuro da un ipotetico crack greco.
Il nostro paese, già sull'orlo di una crisi di nervi, rischia di dover pagare debiti per altri, con baby pensionati che magari se la godono su qualche isola greca con IVA al 7%. E una nuova "finanziaria" (così la chiamavano una volta) sembra essere alle porte. E come tradizione estiva vuole, si prospetta l'ennesima mazzata per il settore dei giochi (con il rischio di una paradossale contrazione del gettito erariale), tabacchi, alcool e sigarette. Un classico.
Speriamo almeno sia l'occasione per autorizzare e regolamentare alcuni giochi (poker live in primis), in modo tale da incrementare il gettito e risolvere evidenti problemi di ordine pubblico. Il "Salva" Abruzzo aveva introdotto il cash game e i casinò online, oltre allo stesso poker sportivo (rimasto poi inattuato).
Chiudiamo con una curiosità: la Grecia non paga i propri debiti (per via anche di politiche europee arroganti ei miopi determinate solo dagli enormi interessi finanziari in gioco) ed ecco chi copre il buco di Atene (oramai un pozzo senza fondo):
Germania 27,1%
Francia 20,3%
Italia 17,9%
Spagna 11,9%
Altri Paesi 8,2%
Belgio 3,4%
Austria 2,7%
Grecia 2,8%