John Juanda ha raggiunto il final table unofficial del main event EPT Barcellona, cogliendo tutti di sorpresa: del professionista indonesiano non si avevano notizie da diverso tempo. A spiegare come si è trasformata la sua vita e la sua carriera dopo il Black Friday che ha sostanzialmente spazzato via mezzo Team Pro di Full Tilt dalle scene, è stato lo stesso Juanda in un'intervista per Pokerlistings.com.
"Non ho giocato una mano di poker per un anno intero", ha spiegato John in riferimento alla sua "scomparsa". "Il main event di Barcellona è il secondo evento che ho giocato quest'anno e il primo dopo il Super High Roller di un paio di giorni fa".
Juanda ha spiegato che ora vive a Tokyo, un luogo che adora ma che al tempo stesso si trova troppo lontano dai casinò in cui si giocano le partite di cash game high stakes. Un trasferimento per stare lontano dal poker? D'altronde il professionista indonesiano non si è nemmeno presentato alle World Series Of Poker 2014... "In realtà nell'ultimo anno ho fatto un sacco di prop bet con dei miei amici. Non so di preciso com'è iniziato; stavamo cenando e bevendo e abbiamo cominciato a sfidarci".
Si parte ridendo e scherzando e si finisce col ballarsi milioni di dollari. Una storia sentita molte volte, che in questo caso è confermata dal diretto interessato: "Alla fine abbiamo scommesso cifre folli su cose assurde. Per esempio un mio amico ha scommesso che non sarei riuscito a fare 20 sollevamenti alla sbarra e mi ha dato sei mesi di tempo per allenarmi. Ha anche scommesso che sarei stato più lento a percorrere 100 yard di corsa rispetto a quanto ci avrebbe impiegato lui a farne 50 su una gamba sola. Oppure che avrebbe fatto meglio di me in un test ufficiale di conoscenza della lingua giapponese".
Comprensibilmente, John Juanda non ha fatto altro che concentrarsi sul suo rendimento in queste scommesse e per questo motivo ha accantonato il poker. Ora, però, il tempo delle prop bet è finito: "Le ho vinte quasi tutte. Nella gara di corsa l'ho sconfitto per poco, sono riuscito a fare 22 piegamenti e, visto che da quattro anni vivo in Giappone, non ho avuto problemi a vincere nel test di giapponese. È stata un'annata molto positiva".
Chiuso il capitalo sulle scommesse, John conta di tornare a giocare a poker, anche se non gli mancano per niente i vecchi tempi in cui era una celebrità: "Non rimpiango i tavoli televisivi, rimpiango il big game in Australia e a Macao con i businessman cinesi. Ci sono state delle partite incredibili laggiù. Gli stakes, oggi, sono 8-10 volte più alti rispetto a quando ci giocavo io".
Perchè, allora, non fiondarsi immediatamente a Macao e a Melbourne (durante l'Aussie Millions) per provare a spennare gli annoiati gambler cinesi? Può sembrare assurdo, ma per Juanda è una questione di bankroll: "Il mio bankroll per il poker non è più così grande al giorno d'oggi. Dovrei vendere action per partecipare a quei giochi. In più adoro vivere a Tokyo e non ho intenzione di spostarmi da lì. Probabilmente subito dopo (l'EPT di Barcellona, ndr) volerò a Londra per una partita di cash game. Nel mio futuro comunque, c'è Manila, che è il nuovo ritrovo dei giochi high stakes".
L'EPT di Barcellona potrebbe quindi rappresentare l'inizio della seconda fase della carriera dell'indonesiano: quella nella quale la gestione delle finanze è più ponderata e prima del giochino vengono interessi personali quali la volontà di vivere in una città per nulla poker-friendly come Tokyo. Certo, la vittoria dell'EPT di Barcellona e della prima moneta da 1.4 milioni di euro potrebbe stravolgere i suoi piani...