Gli squali sono abituati ad azzannarsi nel pericoloso oceano dell’alta finanza, figuriamoci nel mondo del poker. Il ricco Dan Shak, ex proprietario di un fondo di investimento nonché player di successo (ha vinto oltre un milione di dollari nell’High Roller dell’Aussie Millions del 2010), è il primo ad uscire allo scoperto e criticare l’operazione di acquisto condotta da Bernard Tapie, in procinto di rilevare Full Tilt Poker. Il businessman statunitense ipotizza uno scenario alternativo alla cordata francese.
Laurent Tapie è in questo momento impegnato a New York in una complicata trattativa con il Dipartimento di Giustizia per negoziare la multa da 1 miliardo di dollari. In ballo c’è la vita del gruppo ed i fondi dei players. Gli azionisti di FTP si sono dichiarati ottimisti e lo stesso ha fatto Tapie nella giornata di ieri: “le trattative con il Dipartimento di Giustizia dovrebbero giungere al termine entro fine mese. Sono ottimista su un possibile accordo”. Shak però la vede in maniera diversa.
Shak vs. Tapie
Il finanziere newyorkese è a Cannes per partecipare alle WSOPE e proprio dalla Francia non ha esitato a sferrare un attacco al “collega” parigino, parlando con i giornalisti presenti in Costa Azzurra: “non mi convince la struttura dell’offerta: parlano di 300 milioni ma alla fine i 300 milioni non li vogliono tirare fuori”. Shak alza il tiro: “Tapie vuole che il Dipartimento di Giustizia restituisca i fondi confiscati e vuole finanziare solo una parte del progetto. Non penso che alla fine si arriverà ad un accordo, almeno in questi termini”.
I francesi sostengono che dei 331 milioni confiscati a Full Tilt Poker dal 2007 ad aprile 2011, ben 200 milioni appartengono ai players e pertanto i procuratori dovrebbero far in modo che quei soldi rientrino nelle tasche dei legittimi proprietari. Tapie sarebbe disposto a garantire la differenza più a finanziare la ripresa delle attività.
Software all'asta?
L’uomo d’affari americano però non vede in Ful Tilt Poker un possibile affare: “l’unica cosa di valore è il software. Il brand è oramai sinonimo di malefatte e cattiva gestione, non ha più alcun valore. Hanno distrutto ogni tipo di credibilità su FTP e non vedo più business in tal senso. In caso di fallimento, il Governo ha intenzione di vendere il software, per questo sono scettico su un possibile accordo”. Le parole di Shak potrebbero essere la conferma di alcune indiscrezioni, ovvero che il distacco imposto dall’AGCC fu determinato dalla confisca (cautelare) del software da parte dei procuratori di New York. Rumors però mai confermati in via ufficiale.
Azionisti nel mirino del Doj
Shak è un fiume in piena e indica quale potrebbe essere una via d’uscita: “il Dipartimento di Giustizia ha accusato i quattro membri del consiglio di amministrazione. Gli altri azionisti dovrebbero muoversi e trattare con il Doj. Sono convinto che non erano al corrente delle malefatte di Bitar e soci e per questo potrebbero essere ascoltati dai magistrati. Dovrebbero iniziare a rimborsare i players. E’ l’unica strada percorribile. Non vedo alternative. Se io fossi in quella situazione, agirei così. Una battaglia legale contro il Governo presenterebbe dei costi importanti, meglio il rimborso volontario”.
Giocatori rimborsati
Il Dipartimento di Giustizia ha accusato i soci di Tiltware (la holding del gruppo) di aver ricevuto indebitamente dividendi per 440 milioni di dollari. “Se i proprietari volontariamente non inizieranno a rimborsare i players, prevedo una successiva azione della Procura nei loro confronti”. Shak è convinto: “sono fiducioso, i giocatori rientreranno in possesso dei loro fondi la filosofia del Governo è quella di tutelare le persone danneggiate e farà in modo di recuperare più denaro possibile”. Per Shak i procuratori soddisferanno le ragioni creditorie agendo nei confronti dei proprietari e mettendo all'asta le parti attive del gruppo, ad iniziare dal software. Vedremo nelle prossime settimane se Tapie riuscirà a smentirlo.
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