Nel mondo dei poker pro italiani ci sono alcuni che, pur non essendo arcinoti al grande pubblico, incarnano il prototipo del vincente. Uno di questi è senza dubbio Marco Della Monica, giocatore di lungo corso che dopo anni da free lance ha infine ceduto alle lusinghe di una sponsorship.
Il salernitano ha da poco firmato per Scommesse Italia, ma nonostante la soddisfazione per il cambio di "status" non ha la minima intenzione di snaturarsi. Infatti, nell'intervista che state per leggere, Marco non rinuncia alla sua sana abitudine di dire sempre ciò che pensa.
AP: Innanzitutto facciamo una sorta di “anamnesi” pokeristica, per chi non ti conosce. Sembri uno che gioca a poker da sempre, ma in realtà da quanti anni ti cimenti nel gioco, considerando anche il poker all'italiana?
MDM: Ho cominciato a fare seriamente con il poker già intorno ai vent’anni, quindi facendo un po’ di calcoli è quasi un trentennio che mi cimento con il giochino. Tra il 1995 e il 1997 ho giocato pochissimo. Avevo praticamente prosciugato una città intera giocando poker e telesina ed era diventato impossibile per me essere invitato a qualsiasi tavolo. Poi durante una vacanza in Austria ho conosciuto prima il Seven Stud, poi il pot limit omaha ed ho subito capito che quella sarebbe stata la mia nuova strada.
AP: Una volta non ci si poneva il problema della legittimazione sociale del poker pro: si viveva nell'ombra perchè quello era l'habitat. Tu che hai vissuto l'epoca “carbonara” e quella di oggi, cosa rimpiangi di allora e a cosa non rinunceresti del poker odierno?
MDM: Allora il poker era nudo e crudo. Un buon giocatore lo si giudicava solo ed esclusivamente in base ai soldi che portava a casa. Oggi invece questo sembra essere addirittura secondario. Chi si sa vendere bene, chi riesce a sedurre e ad avere buona stampa riesce ad accreditarsi come Campione anche senza esserlo affatto.
Il grande vantaggio del poker odierno è senza dubbio la comodità di poter fare qualsiasi tipo di partita senza doversi muovere da casa grazie al poker online che ritengo una grande conquista.
AP: Qualche aneddoto degli anni in cui eravate ancora in pochi a conoscere l'Hold'em?
MDM: Tra i tanti ne scelgo uno, dell’anno in cui Luca Pagano ottenne il suo primo importante risultato EPT a Barcellona. Era uno dei primissimi EPT e il suo terzo posto gli valse 20k euro circa. La sera per festeggiare andammo nella discoteca più "in" della città. La caratteristica del posto era che al banco bar c’erano palestratissimi barman di colore. Io ordinai un ‘Negroni’ ma il barman sembrava non capire…. Ripetei l’ordine un paio di volte ma quando il barman sembrò diventare sempre meno gentile Luca mi disse: ‘Forse è meglio se ordini qualche altro drink…" 🙂
AP: Tornando a te, c'è una variante del gioco in cui ti senti più forte che in altri?
MDM: Diciamo che mi sento abbastanza completo, ma sicuramente potendo scegliere mi siedo a un bel tavolo di Pot Limit Omaha.
AP: Da sempre sei considerato un fortissimo giocatore cash, ma vanti dei “signori risultati” anche in torneo. Cosa ti affascina delle due specialità?
MDM: Continuo a prediligere il cash game. Sono sempre dell’idea che un giocatore che non giochi cash non può definirsi un professionista. Per me il professionista è colui che è in grado di procurarsi da vivere sfruttando l’edge che ha sugli altri giocatori.
I tornei pero’ mi sono sempre piaciuti. Mi intriga l’idea di poter vincere una cifra enorme con un investimento proporzionalmente molto minore.
AP: La formula torneo ha “creato” il poker come fenomeno planetario, generando anche dei “miti” da emulare. Tu sei spesso stato molto critico nei confronti di questo “sistema”, e d'altra parte la tua firma sul nostro forum è da anni sempre la stessa: “a voi la gloria, a me la grana!”. Adesso che Scommesse Italia ha puntato forte su Marco Della Monica, è cambiato qualcosa dentro di te?
MDM: Per anni ho preferito non legarmi a nessuno e continuare a giocare esclusivamente per profitto. Ho sicuramente peccato di eccessivo snobismo ed ho realizzato che mi stavo incamminando su una strada che alla lunga mi avrebbe troppo estraniato dal mondo che avevo scelto. Quindi ho cominciato a darmi da fare per trovare un buon contratto. Ovviamente adesso non gioco solo per me stesso. Ma soprattutto intendo dare una mano all’azienda che mi ha dato fiducia mettendo al servizio della stessa un innegabile patrimonio di esperienze e conoscenze.
AP: A proposito, come è nata questa nuova avventura?
MDM: Avevo almeno tre ‘trattative’ in dirittura d’arrivo. Poi però, anche grazie ai buoni uffici di Maurizio Bacci - già pro di Scommesse Italia e soprattutto mio fidato amico - ho avuto un incontro con il patron Luigi Manda.
Abbiamo raggiunto un accordo lampo, c’è stata da subito un’ottima intesa e quindi abbiamo deciso di intraprendere questo pezzo di strada insieme.
AP: Sei da anni anche dottore commercialista ed eserciti tuttora nella tua Salerno, quindi hai una doppia prospettiva assolutamente privilegiata. Cosa pensi dell'attuale “caccia alle vincite estere” da parte dell'ADE (Agenzia Delle Entrate, ndr)?MDM: Io stesso sono stato raggiunto dalla visita della GDF. Ma invece di limitarmi a rispondere alle domandine del questionario ho prodotto una dettagliatissima memoria, nella quale spiegavo i motivi della insussistenza di qualsiasi presupposto di tassazione. Credo di averli convinti. La mia idea è che questa fattispecie debba essere regolamentata con norme ad hoc, altrimenti sarà gioco facile smontare eventuali accertamenti dell’ADE in Commissione Tributaria.
AP: Chiudiamo con una curiosità: qualche giorno fa, annunciando di smettere con la carriera da poker pro, Maurizio Guerra ci ha detto che non riusciva a pensare a se stesso tra 10 anni ancora a cliccare davanti a un computer per abbattere la varianza. Tu 10 anni fa eri un pro, oggi sei un pro...e tra 10 anni?
MDM: Sarò un pro! 🙂 Però sto entrando nell’ordine di idee che - con gli studi fatti e con l’enorme esperienza maturata - sarebbe un peccato non ritagliarmi nel mondo del poker un ruolo che non sia solo quello del player duro e puro.