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Alec Torelli svela i retroscena delle partite di Macao

Alec Torelli, californiano ma di origini italianeAlec Torelli è fra i giocatori professionisti che non hanno esitato a prendere un aereo che li portasse letteralmente dall'altra parte del mondo, pur di prendere parte alle partite di cash game high stakes che si tengono a Macao.

Ormai da qualche tempo questa cittadina è diventata nota agli appassionati di poker come il teatro di alcune fra le partite più ricche del pianeta, ma questa improvvisa notorietà è spesso accompagnata da informazioni frammentarie ed un alone di riservatezza che le avvolge.

Abbiamo quindi chiesto a "traheho", che a queste partite ha preso parte in più di un'occasione, di rispondere a qualche domanda circa quello che succede nella Las Vegas asiatica, e questo è quello che ci ha raccontato in esclusiva lo statunitense.

1) Quando hai sentito parlare per la prima volta delle partite high stakes a Macao?

Già alcuni anni fa grazie ad un amico, ma vi ho preso parte soltanto recentemente e le cose da allora sono molto cambiate: ci sono molti professionisti, le partite sono meno frequenti e più dure, ma questo è normale che accada

2) Quali caratteristiche deve avere un giocatore per poter partecipare ad una di queste partite?

La maggior parte sono private, quindi devi essere un giocatore locale o essere invitato da qualcuno, diversamente è praticamente impossibile prendere posto. Ce ne sono altre dove chiunque può sedersi, nonostante la barriera linguistica sia un grosso handicap, e in questo senso mi piacerebbe poter parlare il mandarino

3) In queste partite si trovano allo stesso tavolo giocatori come Tom Dwan assieme ad amatori benestanti: come cerchi di desteggiarti in questa situazione?

In ogni partita l'obiettivo resta sempre quello di giocare contro gli avversari più deboli. Cerco quindi di evitare i migliori, ma se si accorgono che li temi ne traggono un vantaggio: nelle partite più dure devi essere disposto a rischiare o hanno la meglio su di te

4) Uno dei giocatori presenti a Macao è Ole Kristian Nergard, da molti definito un fenomeno: cosa ne pensi di lui?

Ho giocato molto con lui ed è molto abile, il classico scandinavo estremamente aggressivo, capace di buone letture e senza alcuna paura, una combinazione pericolosa.

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5) Visto che si trattano di partite live ed a limiti davvero alti, hai mai avuto paura di poter incappare in una serie negativa da cui sia impossibile recuperare?

Sì, certamente più a Macao che in qualsiasi altra partita abbia mai giocato: a volte una singola mano è capace di cancellare un mese intero di risultati positivi, il che è eccitante ma al tempo stesso intimorisce

6) Credi che Macao possa rubare la scena a Las Vegas?

No, impossibile: Las Vegas è la Hollywood del poker e ci sarà sempre azione, le partite a Macao finiranno certamente prima, già adesso numerose partite private sono state spostate altrove

7) Pensi che i professionisti vadano a Macao solo per le partite profittevoli o anche per il brivido di confrontarsi ad alti livelli?

Non si diventa giocatori di cash game high stakes senza amare il gioco del poker, molti dei professionisti che vi prendono parte non avrebbero bisogno di andare a giocare in una remota isola asiatica per guadagnare denaro: se lo facciamo è perché ci piace.

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