Anche se non è più sotto le luci dei riflettori come qualche anno fa, Tom Dwan rimane uno dei giocatori di poker professionisti più conosciuti e chiacchierati. Da tempo, ormai, ‘durrrr’ preferisce l’Est del mondo all’Ovest, e non è un caso se la sua ultima intervista è stata registrata in Corea, dove si sta svolgendo una nota serie di eventi high stakes.
Ecco le parti salienti dell’intervista a Tom Dwan.
Tom Dwan: 10 Years Challenge
Tempo fa, sui social, impazzava la 10 Years Challenge, per la quale occorreva pubblicare una foto di se stessi di dieci anni fa accanto a una risalente ai giorni nostri. Ecco, dieci anni fa Tom Dwan era sulla cresta dell’onda, con qualche chilo e qualche capello bianco di meno. Ma oggi, come allora, il poker è il centro di gravità della sua esistenza.
“Dieci anni fa giocavo molto di più online, ed era diverso. Capitava di giocare contro le stesse persone molti giorni di fila, mentre oggi è facile vedere gente nuova”, ha dichiarato. “Prima partecipavo ai tornei e vedevo sempre persone diverse, oggi invece è il contrario: vedi sempre gli stessi anche ai tornei. Se sono cambiato anche io? Direi di sì: sono più vecchio e un po’ più saggio, spero”.
Nella sua carriera, ‘durrrr’ ha viaggiato parecchio, ma quali sono i suoi posti preferiti dove giocare a poker? “Il posto più bello sono le Maldive. Poi Vegas, ma lì non c’è lo Short Deck. Anche Londra e il Montenegro mi piacciono”.
Il poker in Asia
Come detto, oggi Dwan fa tappa fissa in Asia, perché è lì dove lo Short Deck va per la maggiore: “Passerò molto tempo in Asia nei prossimi mesi. Se il livello dei player qui cresce sempre di più? Per me è difficile rendermene conto, perché non stacco quasi mai. Ma quando mi capita di andare via e di tornare, me ne accorgo”.
Forse perché giocare con lui è un’esperienza pedagogica? “Non sono affatto un buon coach. E poi non sono qui per insegnare agli altri come si gioca. Certo, a qualche amico posso dare dei consigli, ma non è nelle mie corde spiegare agli altri cosa fanno di sbagliato”.
Ma dopo tanti anni, Tom Dwan è ancora innamorato del poker? “Non so se ne sono mai stato davvero innamorato. Voglio dire, non mi capita mai di stare lontano dal gioco più di qualche mese, e quando succede mi manca. Ma quando faccio sessioni da 20-30 ore poi dopo voglio fare altro”.
Lo Short Deck, che passione!
Ovviamente Asia fa rima con Short Deck Poker, il gioco del momento: “Mi piace, penso ci sia più action e più divertimento in generale”, spiega l’americano. “Negli ultimi anni il full deck è diventato un ambiente predatorio: i businessman e i fish perdono e non sono invogliati a tornare a giocare. Nello Short invece pensano di potersela giocare sempre, e anche quando perdono si divertono”.
E ancora: “Penso di essere uno dei migliori al mondo nello Short Deck, lo studio da 3 anni prima degli altri. Il problema è che la gente sta migliorando e negli ultimi uno o due anni il numero di bravi player aumenta”.
Una chiosa sul Tom Dwan del futuro: “Se mi ritirerò mai? Penso che prima o poi il poker non sarà più il mio focus principale, ma non credo che lo abbandonerò. Certo, presto o tardi smetterò di fare sessioni da 30 ore!”