Da quando il mondo del Texas Hold’Em è diventato competitivo, il margine per avere una certa edge rispetto ai nostri avversari, si assottiglia sempre di più, ogni giorno che passa. Una chiave per sopravvivere è quella di farci sempre le domande corrette
In questo Articolo:
Analisi e domande corrette
L’analisi di una mano, o almeno quella che possiamo fare quando le carte comuni vengono fatte atterrare sul tavolo dal dealer, non è di semplice riuscita, ma è sempre e comunque necessario capire quali carte comuni “hittano” il range del nostro avversario e quali invece colpiscono il nostro.
A seconda delle reazioni che il nostro rivale palesa durante le trade della mano, la domanda è sempre quella: “perché sta facendo questa mossa?”.
Il quesito che ci poniamo quando è abbastanza chiaro che una carta agevoli il nostro avversario, è di facile e diretta conclusione: ha preso la sua, sta puntando, tutto regolare.
Diverso è il discorso che ci porta alla stessa domanda, ma quando quella carta ha migliorato LA NOSTRA posizione.
Un esempio che fa parte di questa dinamica è quello che segue.
Una mano che può aiutarci.
Il torneo a cui ci riferiamo è un daily da $50 di iscrizione, siamo al Final Table ancora full, l’azione arriva a noi che agiamo da cut off e occupiamo la posizione di cut off.
Giochiamo con circa 30 BB e riceviamo a 10. Siamo terzi nel count generale ma la cosa non è significativa, il più short ha 25x e lo scalino successivo del premio non è così importante da darci l’idea di aspettare.
Decidiamo di aprire in click raise e veniamo chiamati solo dal Grande Buio.

Flop, turn e river
Il flop recita k j 4 e, dopo il check del BB decidiamo di puntare, in continuation bet, mezzo pot, prontamente callato dal nostro rivale.
Al turn scende, a prima vista, una delle più belle del mazzo, una q che ci regala scala nut e un redraw di colore a quadri, anch’esso praticamente nut se escludiamo una combo di 10 9 .
Ma in tutto questo il nostro avversario donka 3 BB su un board che adesso dovrebbe aver colpito molto più il nostro range di attacco, che uno di difesa da BB.
Cambia qualcosa, ovviamente, poiché il nostro rivale ha chiamato flop, per cui è difficile possa essere in bianco. La nostra puntata su un flop di questo tipo, origina praticamente sempre un fold del BB nel caso egli abbia miissato totalmente le prime tre carte.
Cosa cambia dopo il call al flop
Se c’è qualcosa che adesso cambia di parecchio è invece la possibilità che oppo possa aver chiamato un mini raise con due carte random a quadri, 5-7 o T-8, per dire solo due combo.
Per questi motivi l’opzione di condurre da adesso in poi il pot con una certa cautela è decisamente quella più intelligente e ci limitiamo al call sospetto.
Al river scende un 10, che completa una cinquina di carte comuni così disposta: k j 4 q e 10 e il nostro avversario va all in per 18 BB su un pot da 16.
È abbastanza palese che in questo spot abbiamo chiuso quanto meno una scala, quindi per quale motivo il BB pusha?
Lui sa benissimo che possiamo aver aperto con una combo che contiene un Asso e non si aspetta che noi possiamo foldare con una scala.
In questo caso il fold, da parte nostra, sembrerebbe invece l’opzione più corretta. Qui abbiamo bisogno di un colore per chiamare e, con ogni probabilità di un colore nuts.
Ai giocatori ricreativi piace bluffare quando la situazione è molto meno limpida di quanto lo sia questo spot, visto che il suo all in è a fortissimo rischio call. Ipotizziamo di essere che hanno chiamato pre flop e, in una situazione di final table appena cominciato, decidiamo per il fold.
Da Pokernews.