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Sam Polk: da lupo di Wall Street a paladino del no-profit

Cosa succederebbe se un giorno vi trovaste a guadagnare milioni di dollari avendo neppure trent'anni, volendone soltanto di più e rendendovi conto infine che forse è stato il denaro ad impossessarsi di voi? Questo non è un film, ma la vita di Sam Polk.

A 22 anni inizia a lavorare come broker a Wall Street, a 25 è già un giovane rampante che può riservare un tavolo in qualsiasi ristorante esclusivo di Manhattan semplicemente alzando il telefono: una carriera scintillante, folgorante e capace di regalargli un fiume di denaro. Ma mai abbastanza.

"Quando la persona seduta di fianco a te intasca dieci milioni di dollari l'anno, poter dire di guadagnarne un paio non è più così bello come sembra - ricorda - credevo che il denaro avrebbe risolto ogni mio problema, mi ero laureato alla Columbia University ma ero anche un alcolista e un consumatore abituale di cocaina, ecstasy e Ritalin".

Dopo essersi laureato comincia a far pratica presso Credit Suisse, facendo ben presto carriera: "Dopo quattro anni che lavoravo per Bank of America, Citybank mi offrì un contratto biennale da 1.750.000 dollari l'anno - scrive sul New York Times - il denaro mi faceva sentire importante, per via del potere che ne derivava".

Ma a Wall Street c'erano squali ben più grossi di lui, e restare nella loro scia pareva impossibile nonostante gli sforzi: "Ero diventato una gigantesca palla infuocata carica di avidità, dipendente dal benessere. I miei colleghi avrebbero potuto comprarsi la Micronesia se soltanto avessero voluto, o diventare sindaco di New York. I senatori visitavano il loro ufficio, non erano soltanto ricchi, erano davvero potenti".

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Nel giro di cinque anni era passato dal sentirsi eccitato per il suo primo bonus da 40.000 dollari ad essere seccato per aver ricevuto soltanto un milione e mezzo. Ma poi, sarà proprio osservando più da vicino quei ricchi inarrivabili, che tutto il mondo di Wall Street che fino a quel momento lo aveva stregato gli apparirà sotto una nuova luce: "Avete presente cosa farebbe un tossico per ottenere una dose? Camminare venti miglia nella neve, derubare sua nonna: Wall Street era proprio così".

"Avevo sempre guardato con invidia a quelli che guadagnavano più di me - confessa senza pudore - adesso per la prima volta provavo pena sia per loro che per me. Quello che prima sembrava normale ora mi appariva profondamente distorto. Nel 2008 avevo guadagnato un sacco di soldi shortando i derivati delle compagnie a rischio. Mentre il mondo andava in rovina, io ci guadagnavo".

Anni prima la sua ragazza lo aveva lasciato, dicendogli che non gli piaceva quello che era diventato, e all'improvviso neppure Sam cominciò a piacersi più. Mollò così Wall Street temendo di finire in rovina, e invece sposandosi e tenendo discorsi in pubblico sulla sua esperienza: "Wall Street è soltanto una cultura tossica, che incoraggia la grandiosità in persone che sentono un disperato bisogno di sentirsi potenti. Ero saltato giù da un treno dove qualcuno trascorre tutta la vita, ripetendo a se stesso che un giorno avrà abbastanza. Lavorare a contatto con persone tanto ricche mi ha soltanto fatto capire che quel giorno non era mai destinato ad arrivare".

Per soddisfare il suo nuovo bisogno, quello di incidere in positivo sul mondo che lo circonda, lo statunitense ha fondato l'associazione no-profit "Groceryships", che si concentra nell'aiutare famiglie dal basso reddito e con gravi problemi di obesità ad adottare una dieta più sana ed equilibrata. Difficilmente questo ragazzo - che a guardarlo bene assomiglia più a Krist Novoselic che a Leonardo di Caprio - potrà cambiare il mondo, ma è comunque ben più di quanto tanti altri stiano facendo: in fondo, come recita il motto della sua associazione, "it all starts with caring".

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