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Analisi di una mano con Mark Seif: conviene limpare gli assi?

Tutti i libri di testo consigliano caldamente di rilanciare preflop una coppia di assi nella speranza di rimanere in heads-up contro un’altra mano che sia leggermente meno buona della nostra. Ma alcuni professionisti, che amano la condotta aggressiva, come Mark Seif - noto giocatore americano e vincitore di due braccialetti alle WSOP (nella foto) - talvolta la pensano in altro modo, tanto da sviluppare una propria strategia che va contro quella ritenuta convenzionale. In alcuni casi però la loro interpretazione del gioco si rivela assai controproducente.

Siamo al Doyle Brunson Five Diamond Poker Classic, tappa del World Poker Tour 2008, ospitata dal Bellagio di Las Vegas. Il buy-in del torneo è piuttosto sostanzioso: 15.000$. Mark Seif riceve una coppia di assi quando si trova in posizione under the gun. Con i blinds a 50/100, Seif decide di fare call invece di piazzare un rilancio. “Limpare gli assi è per me un giocata standard perchè mi permette di fare la stessa mossa anche con 22,33,44 e 56 suited. “ spiega Mark. “Il mio range di Utg in questo modo diventa più ampio. E’ questa è una buona cosa perchè credo che sia conveniente riuscire a vedere molti flop nelle prime fasi di un torneo. Se poi si è anche fortunati abbastanza da pescare una mano piuttosto forte, allora si prospetta la ghiotta occasione di prendere molte chips. Preferisco agire in questo modo piuttosto che continuare a foldare in attesa delle mani migliori”.

Il gioco prosegue e quattro altri giocatori effettuano il call. Questa non è stata sicuramente un buona notizia per Mark, visto che è risaputo che gli assi non giocano tanto bene in un piatto multi-way. Al flop scendono k k 2 . Tutti fanno check. “Non ho deciso di checkare per piazzare in seguito un raise“ sottolinea Seif, “L’ho fatto perchè in quel momento pensavo che la mia situazione fosse pessima. Se non scendeva un altro asso la mano era praticamente da buttare. Un altro K mi avrebbe fatto sentire un po’ meglio poichè avrei chiuso un full e sarai stato davanti a tutto tranne che ovviamente ad un poker.” Il turn è 3 “A quel punto ero battuto da qualsiasi colore, qualsiasi mano che avesse un K e anche da un eventuale full house.” continua nella sua analisi. Il big blind, nel frattempo fa check e Seif betta 800$. Il giocatore alla sua sinistra copre la puntata. Tutti gli altri invece foldano. Il river è 6 . Mark punta ancora 1200$. “La mia era un blocking-bet per fermare l’azione del mio avversario e spingerlo ad effetturare solo un eventuale call” spiega l’americano. Ma l’altro nel frattempo raisa a 3.200 e Seif e costretto a buttare via i suoi due assi. “Avevo perso i primi due piatti che avevo giocato, quindi ho provato a stimolare l’azione con i miei AA. Ammetto che quello che avrei dovuto fare invece, vista la lunghezza del torneo e le 45.000 chips di stack iniziale, era giocare gli assi nel modo tradizionale. Dovevo rilanciare, definire la mano dell’avversario in base alla sua azione, restringere il field e giocare post-flop in maniera migliore. Ho fatto tutto il contrario di quello che si fa di solito.”

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Come vedete, spesso le soluzioni migliori sono quelle più semplici anche se, naturalmente, avrete ormai imparato che nel poker non ci sono certezze ma che tutto dipende da come le variabili in gioco si relazionano tra di loro.

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