Una delle peggiori sensazioni, in una mano di poker, è ricevere un check raise al river, dopo aver puntato credendo di avere la mano migliore. E lì, in molti casi, si deve capire se si abbia a che fare con un punto più forte del nostro o con un bluff piuttosto ardito.
In questa mano andremo a vedere una situazione del genere, successa al Venetian di Las Vegas qualche tempo fa.
Che fare sul check-raise?
Siamo a Las Vegas, ed è la prima settimana di luglio del 2021. Si gioca al Venetian una partita cash game 1-2$, a cui siede Lex – il protagonista della nostra mano – che possiede uno stack di 460$.
Dopo un fold generale, Lex da bottone apre a 7$ con A J . Sullo small blind siede un giocatore che Lex definisce "in gamba", che possiede uno stack di 500$, rilancia a 25$. Il grande buio passa e Lex, in posizione, fa call.
Flop per due (pot da 52$):
A Q 4
Lo small blind esce puntando 20$, Lex fa call con la sua top pair.
Turn (pot 92$):
K
Small blind esce a 55$, nuovo call di Lex.
River (pot 203$):
10
Small blind fa check, Lex - convinto di poter estrarre valore con la scala centrata al river, punta 115$. Inaspettatamente, lo small blind va in all-in per 360$.
Parola a Lex, che ora ha una scelta avanti a sè.
Le odds per il call sembrano esserci, dal momento che vanno aggiunti 245$ su un pot da 920$ , quindi per essere profittevole bisognerebbe essere vincenti una volta su quattro. Cosa che, verosimilmente, potrebbe essere vera.
Il fold è da considerare? Di sicuro, un check-raise al river dimostra grandissima forza, e con quei quadri sul board l'avversario sta rappresentando il punto nuts. A meno ché non lo stia bluffando. In ogni caso, passare potrebbe non essere sbagliato.
Come è andata?
Dopo averci pensato a lungo, Lex ha optato per il call. Lo small blind ha girato K 8 , mostrando il colore che gli ha fatto vincere il colpo.