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La beneficenza fra i giocatori di poker: parlarne oppure no?

Tra le persone che godono di una posizione economica privilegiata, non sono pochi coloro che decidono di investire somme di denaro anche rilevanti in progetti di beneficenza. Accade anche ai giocatori di poker, che tuttavia sono chiamati a rispondere ad un eterno dilemma legato a questo tema: parlarne oppure no?

C'è infatti chi giudica la beneficenza un fatto privato, che non cerca gli applausi né prova a nutrire la nostra vanità: qualcosa da fare con discrezione, in silenzio, perché secondo questa tesi quando si fa del bene non ci si deve aspettare nulla in cambio.

Al contrario, c'è chi crede che parlarne e rendere pubbliche questo genere di scelte non soltanto sia legittimo, ma addirittura doveroso. Solo così infatti, è questo il ragionamento, si potranno ispirare altre persone a fare lo stesso: tacere in quest'ottica significa solamente rinunciare all'opportunità di amplificare la portata del proprio gesto, e in fondo per quale motivo?

Recentemente, diversi giocatori hanno abbracciato il progetto REG - promosso fra gli altri da Philipp Gruissem, Igor Kurganov e Liv Boeree - mentre altri lo hanno applaudito, come John Juanda e Daniel Negreanu. Proprio quest'ultimo ha recentemente discusso sul proprio blog di un banale episodio accadutogli la scorsa notte, che però è capace di mettere a fuoco il suo punto di vista.

"Alle due e mezza di notte sono andato in un chiosco di hot-dog dopo una serata passata fuori a Toronto, ed ho visto quello che sembrava un senzatetto che dormiva su una panchina - ha raccontato - mi sono domandato che cosa avesse passato, ed ho deciso di dargli un piccolo aiuto, ma non sapevo bene come, quando ho visto due ragazze che sedevano lì a fianco, e così ho capito cosa fare".

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Ha quindi deciso di dare a quell'uomo 10 dollari, e così facendo naturalmente le due ragazze hanno visto quanto aveva appena fatto: "Potreste pensare che la mia intenzione fosse quella di volerle impressionare, e che adesso lo scriva a voi perché diciate che sia una bella persona e cose del genere - ha scritto una volta tornato in albergo - ma in realtà io volevo fare una piccola differenza per quell'uomo, ed allo stesso tempo mostrare a quelle ragazze che ciascuno ha la possibilità di fare la differenza attorno a sé, nel momento in cui lo desidera".

E così, anche se Daniel sa che c'è chi lo criticherà per questa sua scelta, sembra non volergli dare troppo peso: "Non mi interessa sprecare tempo ed energia con chi intenda puntare il dito su cosa faccio e perché lo faccio - conclude - tutto questo svanisce di fronte a quello che succede quando le persone fanno del bene, condividono le proprie esperienze ed ispirano altri a fare lo stesso nei confronti della propria famiglia, degli amici o della comunità". Ed a quanto pare non è il solo a pensarla in questo modo...

 

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