Da quando Doyle Brunson ha scritto il suo famoso “Super System”, il modo di giocare i suited connectors è così cambiato che spesso alcuni li trattano come se fossero forti quanto una coppia d’assi. Ma in realtà, anche se si ha posizione ed una buona approssimazione del range avversario, con tali combinazioni bisogna andar sempre cauti, come ci dimostra infatti l’aggressivo Mark Seif in questa mano giocata al Doyle Brunson World Poker Classic da 15.000 dollari di buy-in tenutosi al Bellagio di Las Vegas nel 2008.
Con blind 50$/100$, Seif riceve sul bottone 9 10 e decide di fare call ad un raise di 350$ effettuato dal giocatore alla sua destra.
“Avevo la migliore posizione dopo il flop”, racconta Seif. “Quella mano lì di solito ha molto potenziale e, comunque, mi lascia sempre la possibilità di abbandonare il gioco se non becco nulla. Inoltre, con il suo rilancio potevo metterlo su un range di mani più ristretto.”
Sul flop arrivano q 10 9 , che permetteno a Mark di chiudere la doppia coppia più bassa. “Il mio consiglio è che se decidete di fare call con i suited connectors, allora è meglio che sul flop prendiate o un buon draw oppure almeno doppia coppia. Va bene anche una bottom two pair, basta che sia sufficiente a battere anche una coppia d’assi”.
L’avversario, primo a parlare, opta per un check e Seif punta 700$. Ma neanche il tempo di mettere le chips nel mezzo che l’altro piazza subito un rilancio fino a 2.200$.
“L’entità di quella puntata non mi diceva nulla di particolare salvo che, probabilmente, aveva almeno una buona coppia. Naturalmente non potevo sapere quale, forse aveva A-A o K-K, oppure anche A-Q” spiega Seif, vincitore di due braccialetti alle World Series of Poker nonchè istruttore alla WSOP Academy.
Mark decide comunque di continuare a giocare e così sul turn scende un 2 che potrebbe completare un potenziale colore. L’original raiser procede ancora con un check.
“Quella carta al turn gli aveva certamente messo qualche dubbio. Non era troppo improbabile, infatti, che io avessi fatto call con due carte di cuori. Comunque non volevo fargli prendere una free card perchè non avevo nessun cuori in mano. Volevo puntare per evitare che sul board potesse scendere un Jack, un 8 o un K che avrebbero sicuramente rovinato il mio punto”.
Seif dunque mette nel mezzo 3.200$ che pare dunque configurarsi come una value bet. Ma il forte Pro spiega che era più che altro una blocking-bet, studiata per ottenere un call al turn e un check al river, “così potevo checkargli dietro”.
Il suo avversario vede la puntata e il river porta un 5 . Come previsto dal piano strategico, l’oppo fa check e Seif lo segue a ruota. Ma allo showdown l’altro mostra q 10 per un doppia coppia più alta che si aggiudica il piatto.
E se i dubbi rimangono circa il fatto che probabilmente Mark avrebbe potuto portarsi via il piatto puntando anche sul river, in verità è lui stesso a spiegare il perchè di tale comportamento: “ho la reputazione di bluffare spesso e di sopravvalutare troppo le mie mani mettendo spesso in gioco più chips di quelle che servirebbero. Devo tenere in considerazione quello che loro pensano io possa avere e come hanno intenzione di giocarmi contro. Per l’immagine che ho di solito al tavolo, credo proprio che in quell’occasione l’altro non avrebbe mai passato la sua doppia coppia.”