Il suo nome forse vi giungerà nuovo, eppure Anna Wroblewski è una delle giovani giocatrici più promettenti nel campo del texas hold’em al femminile, che certo non manca di splendide ragazze, la cui abilità nel gioco tuttavia non sempre arriva a raggiungere la loro bellezza.
La Wroblewski invece - 23enne vietnamita di origine ma statunitense di adozione - può già dire di aver vinto oltre un milione di dollari in carriera, grazie a quattro piazzamenti in the money alle WSOP (tra cui un quarto posto nel 2007 in un evento NLHE da 2.000 $ di buy-in), alla vittoria nello stesso anno di un evento del WPT Five Diamonds Classic da 3.000 $ di buy-in e ad un paio di tavoli finali in altrettanti preliminary events dell’Aussie Millions. Non esattamente una sprovveduta insomma.
Giunge quindi un po’ a sorpresa dalle pagine del suo blog il lapidario annuncio di voler abbandonare la sua carriera di giocatrice professionista, e se anche Shaun Deeb aveva annunciato di voler prendersi una bella pausa dai tornei le parole della Wroblewski suonano certamente più definitive: “La lezione più difficile che ho appreso nell’essere una giocatrice professionista – esordisce – è sapere quando è il caso di fermarsi. Ho deciso di mettere il poker in stand by per un po’. Il mio gioco ha troppi difetti, amo troppo azzardare, mi piace bere quando sto giocando e sono sempre quella che si diverte troppo quando si trova al tavolo. Può darsi che diventerò un agricoltore migliore di quanto non sia brava nel giocare a poker”.
Parole che anche se velate di una certa autoironia nulla fanno per nascondere una certa amarezza, data probabilmente sia dal sentirsi delusa di se stessa che da una mancanza di risultati nel medio periodo, fatto quest’ultimo capace di demotivare ed abbattere ben più di un giocatore. Anna infatti nell’arco del 2009 non ha fatto registrare alcun risultato, e questo – unito forse ad una trasferta alla scorsa PCA che le ha fruttato soltanto un piazzamento marginale – potrebbe aver inciso nello spingere la Wroblewski a muoversi in questa direzione.
Come sempre in questi casi, difficile dire quanto decisioni del genere siano irrevocabili, ma se anche Anna Wroblewski non dovesse più giocare a poker in fondo la vita è anche altro: in fondo lei qualcosa al Texas Hold’em lo ha dato, qualcosa dal Texas Hold’em lo ha preso.