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Riccardo Trevisani e un hero call da applausi a Tallinn

L'estate dei giornalisti sportivi da TV è in genere periodo di riposo, soprattutto se si seguono le principali competizioni calcistiche come campionati e coppe europee. Per Riccardo Trevisani, invece, l'estate è un periodo molto intenso perché è possibile dedicarla a una sua grande passione: il poker.

Nei giorni scorsi, per esempio, vi abbiamo raccontato il festival del WSOP Circuit all’Olympic Park di Tallin, dove c’erano anche il giornalista e telecronista di Mediaset. Nel 1.500€ Main Event, Riccardo era stato il migliore degli italiani al day 1C, in particolare grazie a una mano che ci ha poi raccontato nel dettaglio. Quello che segue è il suo racconto di una mano di cui va particolarmente orgoglioso.

Riccardo Trevisani e una killer read da applausi a Tallinn

“Eravamo a metà day 1C ed ero risalito da 40 a 70mila grazie a qualche mano simpatica, come una scala colore chiusa con 46 off. Dunque, inquadrando la situazione prima di questo colpo, l’atmosfera era buona, il tavolo colloquiale e amichevole fatto prettamente da scandinavi, io mi sentivo in fiducia perché da una mezzoretta andava tutto liscio. Così, soprattutto per il fatto che sul big c’era uno che non giocava una mano, con 70mila circa decido di aprire da Under The Gun con 10 6 . Si tratta di una mano che ovviamente in genere foldo, ma per le ragioni descritte apro a 3.000, sul livello 1.000/1.500/1.500, e mi chiamano il giocatore sul bottone e lo small blind.

Sul flop scendono k 6 2 , lo small fa check e io faccio continuation bet a 6.000, chiamato dal solo bottone. Il turn è un 9 che apre un bel po’ di cose, io non sono nelle condizioni di puntare per valore, anche se in teoria ho diversi K buoni nel range. Scelgo di non ingrassare troppo il piatto e faccio check, ma a questo punto lui punta 16.000. A insospettirmi non è tanto la size da 2/3 pot, ma il modo in cui mette le fiches: è come se le prendesse rapidamente e un po’ a caso. Ad ogni modo la mia riflessione è che non lo faccia spesso con un K, io blockero il set di 6, 22 rimane possibile così come un 99 settato a caso sul turn. Tendo a escludere un K un po’ overplayato, diciamo, ma in me prevale la sensazione che voglia provare a farmi foldare. Così chiamo per rivalutare river.

Quando al river scende un 7 , che in teoria chiude il flush di quadri runner runner e qualche scala, faccio nuovamente check e lui fa una cosa abbastanza simile a prima, come gestualità. Prende rapidamente questi 35k e li mette in mezzo, tenendosene dietro circa altrettanti. Io ho in totale circa 50k.

Il mio pensiero va soprattutto sul perché non abbia mandato resto al river. In fin dei conti, con quegli stack sarebbe stata abbastanza bilanciata come giocata, perché avrebbe potuto farmela sia per valore che in bluff. Invece ha scelto questa size, non posso credere che non abbia preso in considerazione l’idea che io potessi avere un K forte, data la mia condotta.

Io ragiono qualche minuto, poi mi convinco sempre più di un busted draw e glielo dico “Secondo me hai AJ a picche” e chiamo mostrando le mie. A questo punto, lui batte il pugno sul tavolo e gira j 10, dunque aveva anche incastro di scala al turn. Nonostante abbia perso, non esita a complimentarsi e non so quanti italiani lo avrebbero fatto. Diversi del tavolo si alzano per darmi il cinque e questa mano cambia tutto il mio day 1, perché prendo un’altra immagine e poi chiuderò benissimo il day 1C, in top 10.

Poi il day 2 è andato male, ma di un male che peggio non si potrebbe nemmeno immaginare. Prima prendo uno scoppio degli assi in faccia. Io rimango disciplinato, ma un paio di orbite più avanti esco in flip.”

Un Hero call come una magia col pallone?

Ma quando fai questo tipo di giocate, ti senti un po’ come il giocatore che imita il virtuosismo di un campione? Tipo, che ne so, l’ ”Aurelio” di Rodrigo Taddei…

"Aureliooooooo… No, ma certo che è così. Alla fine io gioco per divertirmi e fare un bel fold, o questi hero call con asso alta (ma anche 9 alta, come ben sai) danno una grande soddisfazione."

L’approvazione degli altri è importante?

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"Non fondamentale ma importante, sì. Anche se si gioca per divertirsi, vedere che riesci a fare singole cose in maniera simile a come fanno quelli forti, è importante. In questo caso l’approvazione del tavolo è stata qualcosa di bello perché era un contesto estero e non c’era negatività alcuna al tavolo."

Riccardo Trevisani, il Vlog e l’odio social

A proposito, da qualche giorno è online “Poker da spogliatoio”, il Vlog di Riccardo Trevisani da Las Vegas, nato da una collaborazione con PokerStars News e che vede anche la partecipazione di Dario Sammartino. Si tratta di un’avventura davvero unica, perché ci permette di vivere un viaggio bellissimo come quello delle WSOP di Las Vegas con gli occhi entusiasti di un innamorato del poker, ma rigorosamente non professionista.

Abbiamo già intervistato Riccardo su questa nuova avventura, che potete trovare qui. Gli strappiamo tuttavia qualche ulteriore battuta, anche partendo dalla mano che vi abbiamo appena raccontato e considerando l’impatto dei social network.

“Come detto, mi piaceva tantissimo l’idea di far vivere Las Vegas agli altri tramite gli occhi di un innamorato pazzo di questo gioco, che nella vita fa un altro mestiere ma ha sempre a che fare col racconto.”

I social network hanno imbarbarito il confronto tra le persone, ci sono spesso tensioni inutili e una costante ricerca della polarizzazione. Se pensiamo che hanno fatto diventare divisivo anche una specie di serafino come Sinner, non sorprende certo che Riccardo Trevisani sia oggetto di critiche e “hating” anche pesante. Eppure, non mi sembra che tu abbia mai voluto vestire i panni del coach o dell’ “espertone”…

“Esatto, il punto è proprio quello. Io racconto la mia esperienza, che è quella di un amatore che cerca di imparare sempre di più il gioco che ama alla follia. Penso che nel Vlog e nel mio modo di vivere il poker traspaia sempre grande entusiasmo, non ho certo la presunzione di voler mettere tutti d’accordo o, peggio ancora, di dare consigli tecnici. Quelli li lascio agli esperti veri, come Dario Sammartino per esempio. Però, per tornare alla mano di cui ti ho parlato prima, azzeccare una lettura come farebbe un professionista rimane una soddisfazione impagabile.”

Immagine di copertina: Riccardo Trevisani con Marco Bognanni (a sinistra) e Costantino Russo (a destra)

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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