Che la strada del professionismo nel poker sia stata spesso intrapresa con successo da persone rimaste senza un lavoro non è storia nuova. Tuttavia, si tratta non di rado di persone costrette a lavori poco appaganti o scarsamente retribuiti, che scelgono di trasformare in professione una passione: diverso è il caso di Elena Stover.
La sua storia è stata riportata dal Los Angeles Times, che racconta come la 29enne di Oakland abbia conseguito un dottorato in neuroscienze cognitive presso la prestigiosa UCLA, non abbastanza tuttavia per trovare un lavoro. Un’esperienza decisamente frustrante, dopo sei anni di studi: “Si tratta di una cosa assurda – racconta la ragazza – dopo tutta questa preparazione dovresti avere delle opportunità di carriera, ma in realtà accade davvero di rado”.
Il paradosso, nient’affatto nuovo, è quello di orientarsi verso lavori alternativi, che avrebbero potuto trovare anche senza aver trascorso anni sui libri e soprattutto senza essersi indebitati per alcune decine di migliaia di dollari, così come avviene abitualmente negli USA. Per Elena la risposta è stata appunto il poker online.
A suggerirgli questa possibilità è stato proprio un consulente di carriera della University of California Los Angeles che la ragazza aveva consultato e che ha preso molto sul serio, tanto che dopo aver assoldato un poker coach ha intrapreso la carriera della giocatrice: senza guadagnare le cifre astronomiche dei vari Tom Dwan o Phil Ivey, riesce così comunque a mantenersi.
L’aspetto più interessante della vicenda riguarda proprio il fatto che l’iniziativa della Stover non sia stata autonoma, ma piuttosto suggerita da un servizio di orientamento al lavoro di una università come la UCLA, segno forse che il gioco del poker negli Stati Uniti è visto probabilmente con occhi diversi rispetto a quanto non accada in altri Paesi, Italia compresa.
Con questo, naturalmente, chi scrive non ha nessuna intenzione di sminuire l’importanza di studi portati avanti in modo diligente e profittevole, né di indicare nel poker texas hold’em la risposta al male della disoccupazione, dal momento che si tratta di una strada sì potenzialmente profittevole ma sicuramente anche incerta, difficile e non alla portata di tutti.
Più semplicemente, dovremmo forse imparare col tempo a livello culturale a non cedere alla tentazione di giudicare il poker come una sicura via verso la perdizione, riservata magari a chi abbia poca voglia di mettersi in gioco e molta di trovare qualche fantomatico, facile Eldorado.
Quella strada, in realtà, è ben più dura e seria di quanto possa sembrare, e tanto Elena Stover così come tutti coloro che la stanno seguendo possono ben confermarlo.