Nell’ambito del cash game high stakes, siamo spesso soliti riferirci a Full Tilt Poker, tendendo a dimenticare che anche su PokerStars ci sono giocatori straordinari: in quest’ultimo periodo, l’uomo più caldo del momento pare essere Prahlad “Prefontaine” Friedman.
Lo statunitense ha 32 anni, ma è già dal 2003 che fa parlare di sé nel mondo del poker, quando vinse il braccialetto WSOP in un evento di Pot Limit Hold’em, mentre nel 2006 è arrivato 20esimo al Main Event WSOP e nell’agosto 2009 ha anche vinto il WPT Legends of Poker.
Ma è nel poker online che Friedman costruisce la propria fama, su UltimateBet nel 2004, dove dietro al nickname di “Spirit Rock” con uno stile LAG assolutamente difficile da fronteggiare fece davvero sfracelli. Purtroppo per lui, rimase vittima di un superuser, trovandosi così costretto a ricominciare da zero.
Da qualche mese a questa parte, tuttavia, Prahlad Friedman è diventato un assoluto protagonista ai tavoli short-handed di PokerStars, dove al limite $50/$100 sembra diventato letteralmente intoccabile. Per farvi rendere conto di cosa stiamo parlando, vi basti pensare che nelle ultime 53.000 mani giocate ha vinto quasi 900.000 dollari, ad una imbarazzante media di 8.47 BB/100.
Sintomi di varianza positiva, non c’è dubbio, ma quando si scopre che il proprio miglior “donatore” di questo periodo è Richard “nutsinho” Lyndaker – secondo molti il miglior regular di PokerStars – con 286.000 dollari di passivo, di certo circoscrivere il tutto ad un periodo magico appare riduttivo.
In realtà il talento di Friedman non è in discussione, ma piuttosto la tenuta nel lungo periodo, vista la sua nota tendenza a non saper controllare in modo ottimale i periodi negativi, sprofondando nel tilt. Infatti, qualche decina di migliaia di mani ad una media tanto impressionante e contro avversari così forte è quasi impossibile da tenere su un campione più ampio: più di qualcuno è pronto a scommettere che quando la varianza negativa farà capolino, Prahlad Friedman lascerà sul terreno persino più del dovuto, proprio per questa difficoltà di controllo emotivo che ha già evidenziato in passato.
Tuttavia, non è detto che la storia si ripeta. Per lui, che porta il nome di una figura mitologica indiana ed ha scelto il nickname di uno dei più grandi corridori statunitensi di sempre, è arrivato probabilmente il momento di dimostrare di essere pronto al grande salto definitivo. Fra qualche mese, saremo in grado di constatare se Prahlad Friedman sia davvero preparato per questo, oppure no.