Negli anni d'oro, prima del Black Friday, in molti si erano illusi che il poker online potesse essere una fonte di business diretta per l'industria del gaming online. Non a caso, le quattro maggiori rooms mondiali (PokerStars, Full Tilt, Absolute Poker e UB.com) presentavano un'offerta esclusiva, sia per ragioni di business sia per discutibili strategie legali (il poker era ed è uno skill game e non doveva rientrare tecnicamente nell'ambito di applicazione della legge statunitense UIGEA), poi sconfessate nel 2011 dal Dipartimento di Giustizia di New York.
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L'offerta monotematica negli USA pre-Black Friday
Le 4 rooms "americane" però potevano permettersi di presentare al cliente un'offerta monotematica, anche perché la pressione fiscale nel settore era quasi del tutto inesistente (PokerStars operava con una licenza dell'Isola di Man, Full Tilt Poker di Alderney). Oggi forse sarebbe possibile solo con la riapertura dei 50 stati in USA: il mercato americano è stato per un decennio il polmone dell'industria del poker. Senza l'ossigeno vitale che garantivano i giocatori statunitensi, il mondo del poker ha dovuto lasciare il passo ad altri giochi.
Ragioni marketing
Si parla molto di declino del giochino, ma si omette che negli ultimi 5 anni gli investimenti marketing sono stati diretti solo su due prodotti: casinò (slot) e scommesse. Il poker è stato ignorato dai marketing manager, per via dell'alto tasso di "mortalità" dei players amatoriali (delle cause ne abbiamo parlato diffusamente) e perché i casinò games oramai stanno facendo il vuoto.
Negli anni del boom, sia negli States che in Europa, il texas hold'em online rappresentava un business. La versione sul web era vista in maniera diversa rispetto a quella live. Nei casinò terrestri, il poker è sempre stato visto solo come una efficace leva marketing per attirare giocatori e fare pubblicità alle strutture.
Per PokerStars (leggendo i bilanci) lo è ancora oggi un business (non a caso è stato l'unico brand che ha continuato ad investire in pubblicità), in un mercato però sempre più piccolo dove non c'è molto spazio per la concorrenza, anche se l'esempio vivente di Winamax (room numero uno in Francia ma con offerta anche sulle scommesse) e il recente exploit di Microgaming sul dot com, dimostrano che se un operatore lavora bene, può ricavarsi un discreto spazio. Lo stesso si può dire di Unibet che ha investito in un software indipendente.
Cross over
Ma il poker oramai è visto dalla maggior parte dell'industria come un prodotto strategico per favorire il cross over con gli altri giochi. Direte voi, hai scoperto l'acqua calda, no sto solo cercando di sottolineare che nel settore sta iniziando a maturare una consapevolezza diversa.
Il mio scopo è un altro: far capire quanto sia sbagliato leggere i dati nudi e crudi sulla spesa nel poker. Manca una parte del puzzle, è una visione parziale del mercato.
"Le entrate derivanti dal poker contabilizzate negli altri giochi..."
Mi spiego meglio. Prendiamo le dichiarazioni di Mor Weizer, amministratore delegato di Playtech, una delle principali multinazionali dell'e-gaming proprietario di iPoker, le cui revenues nel primo semestre 2016 sono calate del 16%, nonostante una crescita complessiva dei ricavi del gruppo del 18%. Il 52% del fatturato dipende dal casinò "ma i giochi collaterali non sono insignificanti per noi – ha dichiarato Mor Weizer -. L’importo delle entrate derivanti dal poker, contabilizzati sotto la voce casinò, variano dal 25% al 30%”.
E' la conferma che il poker rimane uno strumento molto efficace per attirare gli utenti sui siti di gioco.
Strategia Amaya negli States
Altro esempio: lo speculatore di Wall Street, David Einhorn ha puntato forte sul titolo di Amaya, acquistando circa 60 milioni di dollari in azioni della gaming company canadese. Secondo gli analisti di GuruFocus, il motivo che ha indotto Einhorn a questo investimento è da ricercarsi nell'enorme database in possesso di PokerStars che potrà sfruttarlo negli States per StarsDraft (Daily Fantasy Sports) e in Europa per BetStars (scommesse). Secondo voi l'ex CEO, David Baazov, quando pagò 4,9 miliardi di dollari alla famiglia Scheinberg, cosa aveva in testa? L'ex amministratore delegato ha sempre parlato di business allargato (non focalizzato solo sul poker) ed ha fatto più volte riferimento anche agli eSports e al mondo del video games in generale. Quello che interessa è il business digitale in senso lato.
Amaya in questi anni ha puntato forte sugli altri giochi cercando di valorizzare al massimo il ricchissimo database, frutto di un decennio di esclusiva attività focalizzata sul poker. E l'apertura degli States potrebbe fare la differenza nel lungo periodo: in New Jersey è possibile offrire il prodotto casinò e per Daily Fantasy e eSports non è così utopistica l'ipotesi di poter presto offrire i prodotti in tutti gli stati.