Continua il dilemma per il betting exchange per via della nuova tassa sullo 0,5% della raccolta che è incompatibile con la struttura delle piattaforme di scambio scommesse (il gioco noto in Italia come punta e banca). L’incompatibilità non è emersa solo in via teoria ma anche nella fase 2, nella fase di applicazione.
L’abbiamo più volte ribadito: tecnicamente il prelievo sui volumi è impraticabile ed anche le recenti direttive delle autorità hanno portato ad un vicolo cieco. Ma il problema è importante (rischiamo una migrazione dei giocatori italiani sulle piattaforme illegali) e per questa ragione – ci risulta – sia stato aperto un tavolo di confronto per favorire un dialogo diretto e costruttivo per cercare di trovare una soluzione equa che possa evitare scontati contenziosi giudiziari.
In questo Articolo:
- 1 Betting exchange: le indiscrezioni sulle richieste di pagamento della tassa
- 2 Perché l’ultima soluzione studiata porterà solo a dei ricorsi
- 3 Concetto Sommatoria: “al primo conteggio sembra non reggere”
- 4 La proposta normativa: tassa al 23% sui profitti
- 5 Necessario un nuovo decreto?
- 6 L’interpellanza parlamentare: “rischio indebolimento del mercato legale”
- 7 Giorgetti: “errori confermati dal primo calcolo”
- 8 Le indiscrezioni: cauto ottimismo e dialogo costruttivo
Betting exchange: le indiscrezioni sulle richieste di pagamento della tassa
Italia Oggi ha svelato che a Betfair – a seguito dell’applicazione della tassa “Salva Sport” – è arrivata una richiesta di pagamento della nuova tassa del 3,2 milioni di euro per il periodo dal 20 maggio a settembre, con scadenza il 30 novembre. Un’enormità se pensate che la spesa annua lorda dell’exchange in Italia è di circa 8/9 milioni.
Un risultato paradossale che – come più volte detto – costringe la piattaforma di Exchange a pagare più tasse rispetto ai profitti (si tratta di un fatto che lede qualsiasi principio costituzionale di equità fiscale).
Per farvi capire, con questo prelievo Betfair andrebbe a coprire il 20% del gettito complessivo della tassa (che ammonterebbe a 15 milioni secondo i dati raccolti da Agipronews). La società irlandese però nel mercato delle scommesse online – in Italia – ha una quota di mercato dell’1,9% ma l’onere su questa nuova tassa ricadrebbe in modo sproporzionato sulla sua testa.
Perché l’ultima soluzione studiata porterà solo a dei ricorsi
E’ facile capire come questa tassa sul giocato sia del tutto incompatibile con il betting exchange ed anche non conforme al nostro sistema fiscale.
Le soluzioni avanzate dalle istituzioni con le ultime circolari di tassare non i concessionari ma i giocatori, porteranno solo a degli inevitabili ricorsi, per due ragioni:
- in questo caso viene leso il divieto di doppia imposizione (i players già pagano alla fonte la tassa e i concessionari agiscono come sostituti d’imposta).
- Vi è una chiara violazione della riserva di legge. Il 20 maggio, il decreto (poi convertito in una legge ordinaria) ha indicato i concessionari come i destinatari della tassa salva sport e non può assolutamente una norma regolamentare secondaria (un atto interno della pubblica amministrazione) “creare” un altro soggetto tassabile (lo scommettitore) differente da quello indicato dalla stessa legge (concessionario), anche perché non esiste una delega specifica.
Tradotto: se dovesse passare questa linea, i ricorsi dei giocatori alle commissioni tributarie (o in alternativa al Tar del Lazio per quanto riguarda l’ultimo atto della Pubblica Amministrazione) sarebbero scontati e con un esito già scritto.
Concetto Sommatoria: “al primo conteggio sembra non reggere”
Quindi è necessario trovare una soluzione equa, anche perché il concetto di “sommatoria” introdotta nell’ultimo atto di ADM non è molto chiara. Nicola Tani (lo riteniamo una delle fonti in assoluto in Italia più affidabili in materia dei giochi) di Italia Oggi ha scritto in merito alla sommatoria: “Una definizione complessa , che alla prima verifica sul campo – cioè il conteggio dell’imposta da versare – sembra non reggere“.
La proposta normativa: tassa al 23% sui profitti
Italia Oggi svela che proprio per questa ragione “sul tavolo delle istituzioni c’è una proposta normativa per “trasformare” lo 0,50% sulla raccolta in un aumento del 3% dell’aliquota sul margine… “.
Abbiamo sempre sostenuto che il termine sommatoria fosse tutt’altro che chiaro ma dalla prima applicazione dei calcoli si è andati verso una simulazione che ha portato le istituzioni a capire che lo 0,5% sulla sommatoria sia non compatibile con l’exchange, come Italia Oggi svela.
Necessario un nuovo decreto?
In sede di simulazione del calcolo, le istituzioni sono arrivate a questa conclusione. Non si può applicare alcuna tassa sui volumi. Ma le autorità hanno le mani legate, hanno necessità di rispettare quanto stabilito dalla legge. Quindi? Italia Oggi fa riferimento alla “proposta normativa“, ove il termine “normativa” non è casuale.
Ci vorrà un nuovo decreto per mettere ordine all’Exchange in Italia? E’ senza dubbio la strada più sicura o, in alternativa, forse, un interpretazione autentica da parte dell’Agenzia delle Entrate che si ispiri al criterio di equità fiscale, ma qui entriamo nel campo delle ipotesi.
C’è stata anche un’interpellanza parlamentare da parte di Forza Italia (onorevole Mallegni) del pericolo di fuga di operatori legali dal mercato italiano.
L’interpellanza parlamentare: “rischio indebolimento del mercato legale”
Il Senatore ha presentato un’interrogazione al ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, per sapere “se sia consapevole delle criticità derivanti dal Decreto Rilancio e dalla successiva determinazione direttoriale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che rischiano di allontanare numerosi operatori legali dal mercato italiano, impoverendo l’offerta di scommesse sportive legali rispetto alla concorrenza illegale”.
Al di là del vestito e della forma che si vorrà dare al futuro intervento, è necessario trovare un’altra soluzione tempestiva o i ricorsi arriveranno in modo inevitabile da parte di giocatori e concessionari : il 23% sul profitti potrebbe essere il giusto contributo dell’exchange alla ripresa dello sport italiano ed essendo un prelievo temporaneo anche i bookmakers tradizionali dovranno capire che la tassa sui volumi nello scambio scommesse creerebbe una falla difficile da gestire per tutto il mercato legale.
Giorgetti: “errori confermati dal primo calcolo”
E’ sulla nostra stessa linea Giulio Giorgetti che sul suo blog ha denunciato questa falla nella simulazione del calcolo della tassa. Ecco un estratto del suo editoriale (lo potete leggere qui in forma integrale): “Salva sport, i conti non tornano per il betting exchange” si confermano tutte le lacune presenti nel decreto governativo e nella successiva comunicazione direttoriale di ADM di cui vi abbiamo parlato.
Stiamo parlando per l’esattezza di quella che è stata ribattezzata come tassa dello 0,5% sul betting exchange che, come avevamo previsto, è di fatto impossibile da applicare con le modalità individuate.
La conferma degli errori presenti nella normativa sono stati confermati dal primo calcolo di questa nuova tassazione che rende di fatto inutilizzabile il betting exchange”.
Le indiscrezioni: cauto ottimismo e dialogo costruttivo
Da nostre fonti sappiamo che vi è un dialogo costruttivo aperto tra le istituzioni e i concessionari e già questo è un buon punto di partenza. Vi è la consapevolezza che così il sistema non può reggere ed andare avanti e c’è la volontà di trovare una soluzione congrua per tutti, giocatori in primis.