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Come la Casa Bianca ha condizionato la storia del poker online mondiale: tra bluff e raise di Presidenti e lobby

Se in Europa si è andati avanti e si è fatto di tutto per far emergere e regolamentare il black-market negli ultimi 10 anni, gli Stati Uniti hanno fatto almeno due passi indietro e solo in tre piccoli stati (Nevada, New Jersey e Delaware) è, ad oggi, consentito giocare a poker online sotto la luce del sole. Per il resto, continua ad essere diffusa l'offerta non autorizzata.

Queste ore non vanno sottovalutate: l'elezione di Hillary Clinton o di Donald Trump segnerà in maniera decisiva il futuro del settore per i prossimi 4 anni almeno.

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Mercato USA polmone finanziario del poker online mondiale

Se il business del gaming online è nato sotto Bill Clinton, il marito di Hillary, ed il settore ha goduto di una sorta di anarchia nei primi anni (d'altronde il business non era ancora così "evidente" agli occhi delle autorità statunitensi), gli ultimi presidenti hanno avuto un ruolo, più o meno diretto, negli equilibri del mercato a stelle e strisce, polmone per tutta l'industria mondiale del poker. Attraverso gli enormi profitti maturati negli USA, PokerStars e Full Tilt (e prima del 2006 PartyPoker) hanno finanziato la promozione del giochino in Europa.

Ma non solo: queste ore sono decisive anche per la composizione di una parte del Senato, oltre che della Casa Bianca: i Repubblicani riusciranno a mantenere la maggioranza in Senato? Sarà cruciale per capire fin dove potrà spingersi la lobby finanziata dal magnate di Las Vegas Sands, Sheldon Adelson, ovvero il partito anti-online.

George Bush, le Anatre Zoppe e l'UIGEA

Il primo presidente che ha stroncato il gambling su internet è stato George Bush jr che è stato promotore della prima legge, la famosa UIGEA, tutt'ora in vigore: tale legge federale approvata dal Congresso (grazie al voto delle "Anatre Zoppe", i parlamentari a fine mandato), non prevede un divieto assoluto di gioco, bensì impedisce tutte le transazioni finanziarie verso i siti di gioco online.

E' entrata in vigore nel 2006 ed ha provocato la fuga delle società quotate in borsa come PartyGaming, Ladbrokes, William Hill etc. Ha creato anche i presupposti per il Black-friday e per gli ammanchi di cassa che hanno portato vicino alla bancarotta Full Tilt (per aggirare i divieti si avvaleva di intermediari che hanno truffato la red room).

Con il ciclone Bush sono stati stravolti gli equilibri di mercato: se PartyPoker e Paradise nel 2005 erano le prime poker rooms mondiali, dopo l'UIGEA il campo è rimasto libero per le quattro consorelle (PokerStars, Full Tilt, Absolute Poker e UB.com). Da quel momento il poker non è più stato come prima.

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Barack Obama e il ruolo di Harry Reid

Barack Obama, come suo solito fare in molti settori dell'economica ed anche della politica, se ne è apparentemente lavato le mani e con la sua politica del "laisser faire" ha lasciato campo libero alle lobby. All'inizio del suo mandato, Caesars Ent. e MGM si sono alleate ed ha fatto il bello ed il cattivo tempo.

I due gruppi di Las Vegas hanno finanziato la campagna elettorale di Harry Reid, Senatore del Nevada e speaker (leader) al Congresso per il partito Democratico. In poche parole Reid è stato la mente e il braccio in Senato di Obama.

Vi sono forti sospetti che Reid sia stato anche il Grande Vecchio del Black Friday, il regista occulto dell'inchiesta che alla fine ha portato il Distretto Sud di New York del Dipartimento di Giustizia a formulare le incriminazioni che hanno messo in ginocchio Full Tilt, Absolute Poker, Ub.com, riuscendo ad allontanare dagli States PokerStars dopo il pagamento di una ingente multa.

Per la cronaca prima del 2011, la PPA (Poker Players Association), PokerStars e Full Tilt hanno chiesto a gran voce ai politici statunitensi la regolamentazione dell'online. Nulla da fare, la risposta è sempre stata negativa.

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Adelson è un rivale di Trump all'interno del Partito Repubblicano ma ha finanziato la sua campagna elettorale

L'azione di Caesars e la lobby di Adelson

Una volta spazzata via la concorrenza "straniera", il Dipartimento di Giustizia ha dato un'interpretazione permissiva del Wire Act, consentendo ai singoli stati di poter decidere in merito all'offerta del poker online. Tempismo perfetto... Caesars Ent. e compay hanno spinto per regolamentare il mercato in Nevada e New Jersey, mentre negli altri stati (ad eccezione del Delaware) la lobby pro online ha trovato la durissima resistenza di Sheldon Adelson che ha messo a libro paga Governatori, Senatori Statali e federali, Magistrati, di tutto di più, qualsiasi persona necessaria alla buona riuscita della missione, ovvero per contrastare l'espansione del gioco online, trovando degli alleati nelle leghe sportive professionistiche da sempre contrarie al betting e al gambling in generale. Obama dopo aver perso con il suo partito le elezioni di metà mandato, si è trovato con le mani legate.

Con il Partito Repubblicato che controlla il Senato è stato un gioco da ragazzi per Adelson e, per il momento, sembra utopistico pensare ad una legge federale, mentre la regolamentazione del settore procede a rilento in Stati come la California e New York. Ma c'è di più: Adelson (rivale di Donald Trump, ma finanziatore del Partito Repubblicano e quindi dello stesso miliardario) vuole a tutti i costi una revisione dell'interpretazione del Wire Act, con una nuova legge. In quel caso il poker online sarebbe definitivamente spazzato via dagli USA. Vedremo nelle prossime ore quali saranno gli scenari più probabili per il gambling mondiale.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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