Si prospettano tempi duri per i concessionari italiani dell'online se le indiscrezioni pubblicate da Repubblica dovessero essere fondate. Il Governo Gentiloni sta studiano una manovra correttiva per aggiustare i conti pubblici italiani, dopo i ripetuti richiami da parte della Commissione Europea.

Il Ministero dell'Economia ipotizza - sempre secondo il quotidiano - di poter ricavare dal settore del gioco pubblico un extra gettito di 300 milioni di euro.
Nel 2016, i casinò online e gli skill games (il cash game è contabilizzato insieme alle slot, blackcjack etc) hanno garantito un gettito di 100 milioni di euro e secondo Repubblica potrebbero raddoppiare.
Al momento il prelievo è pari al 20% ed è calcolato sul margine (per il cash game è la rake) e dovrebbe passare al 40%.
Questa sproporzione nell'aumento della pressione fiscale potrebbe comportare degli evidenti squilibri sul mercato.
E' vero che i giocatori del casinò sono - in genere - meno consapevoli rispetto ai poker players e degli scommettitori, quindi meno sensibili agli aumenti della pressione fiscale, però il rischio è che venga frenato l'effetto riciclo delle vincite (il gambler rigioca spesso il denaro vinto), visto che il payout diminuirà molto probabilmente.
Drammatiche le conseguenze sull'appeal di giochi come il blackjack. Come noto la concorrenza delle piattaforme estere è molto forte (soprattutto se dovesse passare il ban della pubblicità) e i players sono molto attenti nell'online soprattutto nell'offerta degli skill games.
Ma ci sono altre due considerazioni da fare. La prima è che, essendo il cash game contabilizzato dal Ministero dell'Economia, insieme alle slot online ed i casinò games, c'è il rischio che cada nella mannaia del fisco italiano. Non ci sono certezze al riguardo ma i timori sono comunque fondati. Sarebbe un grosso errore, anche perché si tratta di due giochi differenti.
E' bene dire che se le slot sono in continua crescita in termini di raccolta e spesa, il cash game è in caduta libera da quasi 5 anni e sarebbe la mazzata definitiva a favore dell'offerta offshore.
C'è da aggiungere che i concessionari italiani temevano la liquidità condivisa con la Francia proprio per evitare una pressione fiscale del 2% sul pot (che si avvicina molto al 40% sul rake) corrispondente al prelievo proposto dal Governo Gentiloni. Ma in tal caso il livello di rake sarebbe insostenibile per i giocatori.
Un prelievo che renderebbe il cash ancora meno attrattivo, anche in ottica di mercato unico europeo (a proposito: ci sono giunte conferme autorevoli che il progetto sulla liquidità comune va avanti). C'è insomma questo dubbio sul cash game che dovrà essere chiarito al più presto.
La seconda amara considerazione da fare è un'altra: leggendo in questi mesi le dichiarazioni di importanti esponenti e rappresentanti del gioco terrestre, viene il dubbio che l'idea sia stata suggerita proprio da queste lobbies che hanno più volte fatto intendere di mal sopportare la "concorrenza" delle slot online (vedi proposte ban pubblicità etc). Se fosse vero si tratterebbe di un clamoroso autogoal da parte di tutto il settore. Siamo sicuri che stiamo parlando degli stessi giocatori? I dubbi sono leciti. Si può pensare ad una concorrenza diretta tra i giocatori dell'online e i gamblers ludopatici delle macchinette nei bar? I dubbi sono più che legittimi.
I sospetti sono fondati per una semplice ragione: il Governo Gentiloni vorrebbe colpire con un aumento ulteriore dello 0,5% del Preu le slot terrestri. Si tratta di un'altra mazzata (dopo la stangata voluta da Renzi un anno fa) ma la pillola sarebbe resa meno amara se fossero colpite (e affondate) le slot online. "A pensar male, a volte ci si azzecca", diceva il saggio.