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"Il Sistema Macao è fallito!"

“Non ho molta fiducia nel sistema VIP di Macao, perché penso che il modello junket sia fallito”. Pensiero e parole del presidente di Las Vegas Sands Corporation, Rob Goldstein.

Ma se il braccio destro di Sheldon Adelson pensa questo degli junkets, è legittimo nutrire grossi dubbi sulla tenuta dell’intero sistema ancora per molto. Tradotto: Macao è a rischio fallimento, visto e considerato che nell'ultimo decennio questo modello è stato alla base del business di Las Vegas Sands e di tutti i colossi dell'ex colonia portoghese.

 

Per chi non lo sapesse, Las Vegas Sands è il primo operatore di casinò nel mondo, grazie proprio a questo rapporto perverso casinò-junkets-giocatori high rollers. Non molto tempo fa, Adelson e Wynn si contendevano Paul Phua, il tanto discusso re degli junkets, costretto a scappare nella sua Malesia, dopo gli arresti a Macao e Las Vegas, per gestione di scommesse illegali.

Il problema è che senza l’intermediazione degli junkets, il business a Macao è finito perché i giocatori high rollers sono impossibilitati a trasportare grosse somme di denaro fuori dalla Cina in maniera legale.

Il numero uno di Las Vegas Sands ha però ragione: con l’offensiva anti corruzione del Partito Comunista di Pechino, gli junkets oramai sono nel mirino del governo cinese e, non a caso, i fatturati (veri o presunti) dei casinò di Macao sono crollati.

Questi “maestri” dello staking oramai hanno il pieno controllo delle sale private VIP all’interno dei casinò: “questo tipo di relazione è sempre molto vulnerabile” afferma Derk Boss, consulente per la sicurezza a Las Vegas. “Gli operatori junkets sono molto potenti e lavorano in maniera indipendente”.

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Come abbiamo visto nelle puntate precedenti della nostra inchiesta, gli junkets affittano dai casinò intere sale da gioco, con tavoli e dealer compresi e gestiscono al loro interno tutto il movimento di denaro. Il business del gioco è in mano loro, agli hotel (controllati da statunitensi, australiani e dall'ex monopolista Stanley Ho) invece rimangono i servizi.

In poche parole, con le licenze dei casinò, lavorano persone i cui legami sono molto discussi (l’FBI ad esempio ha accusato Paul Phua di essere affiliato alla triade più potente del mondo). E la polizia non ha possibilità di indagare fino in fondo perché rimane tutto all'interno dei casinò.

Il peggio per Macao deve ancora arrivare: negli ultimi 24 mesi sono crollati i fatturati dei giocatori high rollers, ma gli analisti prevedono un calo del 33% dei ricavi dal gambling.

E per l’ex colonia portoghese saranno guai grossi, visto che al contrario di Las Vegas (dove l’intrattenimento oramai recita la parte del leone nei bilanci di SinCity), le revenues dei casinò-hotel sono legate soprattutto al gambling, mentre il turismo rappresenta una minima fetta dei ricavi.

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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