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Le poker rooms sfidano Pluribus (Facebook), la guerra ai bot arriva fino a Wall Street (parola di Morgan Stanley)

Il sole nudo (The Naked Sun 1957) è un romanzo di fantascienza di Isaac Asimov del 1957 ed è ambientato nel pianeta Solaria, nel quale i robot superano gli umani con un rapporto di diecimila a uno.

Sono diversi gli autori che nelle loro opere hanno immaginato questa “convivenza” che spesso sfocia in un antagonismo feroce tra robot e uomini.

Chi non immagina, ma sta provando a tracciare una linea nel futuro nel settore del poker online, è Morgan Stanley.

 

“Vincenti anche nel 6-Max”

La guerra ai bot (sotterranea ma sempre più accesa da parte delle poker rooms) è arrivata addirittura fino a Wall Street: gli analisi della nota società di investimento internazionale hanno declassato di qualche punticino l’outlook del settore del poker online, a causa proprio delle potenzialità crescenti dei progetti di Intelligenza Artificiale, capaci ora di giocare (e vincere) ai tavoli Six Max e non solo più in modalità heads-up (lo facevano anche prima ma con esiti differenti).

Per gli analisti di Wall Street, l’industria dell’online è chiamata ad una sfida importante, una minaccia a lungo termine a causa dello sviluppo dell‘intelligenza artificiale sempre più performante.

La presa di posizione di Morgan Stanley è uno stimolo alle rooms ad alzare ancora di più la guardia e l’asticella degli investimenti sia in risorse umane che tecnologiche.

PokerStars e partypoker negli ultimi due anni hanno intensificato le azioni volte a contrastare la presenza di bot sulle proprie piattaforme, ma il problema è sempre tangibile (pensiamo allo scandalo di un anno fa su Winamax negli Espresso che ha provocato anche un’azione giudiziale in Francia).

C’è insomma da fare ancora parecchio, anche se i report delle rooms, in particolare quelli di party, sono sempre più frequenti e danno notizie di continui ban di account dietro ai quali si celano bot.

Bisognerebbe aggiornare anche le normative nazionali e fare in modo che il reato di truffa sia contestabile agli autori di queste frodi online. Al momento, per un eccesso di garantismo, le leggi sono totalmente inefficaci, anche se in Francia potrebbe arrivare un primo precedente importante.

Il problema arriva a Wall Street

L’elemento di novità è che la prima volta che se ne parla in ambienti finanziari. E’ sempre stato un problema discusso all’interno della community pokeristica e negli ambienti frequentati da informatici, mai ai piani alti. Ora che la voce è arrivata anche a Wall Street ( i cui fondi detengono cospicue quote dei principali operatori online), si può dire che sia scattata l’allerta arancione (se non addirittura quella rossa).

A richiamare l’attenzione dell’analista Ed Young sono state le performance di un progetto IA (intelligenza artificiale) finanziato da Facebook e dagli informatici della Carnegie Mellon University (famosa proprio per le sue ricerche IA nel poker online insieme all’Università canadese di Alberta). Il progetto si chiama Pluribus.

Pluribus: il bot che sa bluffare alla grande

Ve ne abbiamo parlato a luglio delle performance di Pluribus che ha affrontato 12 poker pro players umani diversi, con una vincita oraria media di $1.000. Non è stato però reso noto il livello.

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In ogni caso di Pluribus ne ha parlato anche la BBC, oramai la storia è sotto gli occhi di tutti.

Pluribus però sembra veramente un osso duro, a tal punto da far esclamare a Chris Ferguson: “è un avversario difficilissimo con cui giocare, praticamente impossibile assegnargli un range”. Il “ragazzo” ama bluffare.

Chris Ferguson ha espresso la sua opinione su Pluribus

Il dato inquietante è che lo sviluppo di Pluribus è costato $150 ed un addestramento di soli 8 giorni. L’aspetto che ha stupito tutti, anche i suoi programmatori, è che questa macchina bluffa con una facilità unica, mai riscontrata in nessun bot.

Morgan Stanley ha colto il campanello d’allarme ed ha tagliato l’outlook (di pochissimi punti, è bene evidenziarlo) di tre società TSG, GVC e Playtech.

Gli altri precedenti di IA nel poker

C’erano già stati altri poker bot ad alto sviluppo IA che avevano guadagnato l’onore delle cronache: nel 2015 Cepheus al limit heads-up (sviluppato dall’Università dell’Alberta). Avevamo assistito poi ad un’altra battaglia heads-up no limit tra alcuni pro e Claudico (sviluppato sempre da arnegie Mellon). Il vero campanello d’allarme è arrivato nel gennaio del 2017 con Libratus.

Pluribus però sembra unico rispetto agli altri, considerando che è capace di vincere ai tavoli 6-max e, per questa ragione, per gli analisi di Wall Street rappresenta una minaccia seria per il business a lungo termine. Anche perché Claudico e Libratus avevano alle spalle dei super computer, mentre Pluribus è sostenuto da una macchina standard.

L’Outlook è contenuto: ecco perché

Il romanzo di Asimov che immagina 10,000 robot per ogni umano

Da quello che trapela dagli USA però le poker rooms non stanno a guardare e sono pronte ad elevare la sfida pur di “stanare” ai tavoli anche le IA più sofisticate: negli ultimi anni gli investimenti su alcune piattaforme non sono stati banali e l’esperienza accumulata inizia ad essere importante, per questa ragione il report di Morgan Stanley è stato negativo ma contenuto. Certo, è una sfida da vincere e combattere, c’è ancora molto da fare, passi da gigante.

Dopo questa presa di posizione di MS c’è da attendersi una reazione forte dell’industria perché quando si parla di capitalizzazioni ed azioni, non si scherza in nessun settore. I fondi di Wall Street oramai controllano i board della maggior parte delle gaming company e il problema sarà sempre più centrale, dopo la denuncia dell’analista Ed Young.

Gli investimenti sulla sicurezza saranno determinanti nei prossimi anni così come l’aggiornamento delle normative nazionali sulle frodi telematiche (pene severe e possibilità di confisca delle vincite). Negli USA citano l’esempio del backgammon online: essendo un gioco che non rappresenta un business per gli operatori, gli investimenti sono stati minimi ed il gioco su internet è devastato dai bot. Lo definiscono “un gioco morto in rete”.

Il sole è nudo e la sfida continua, per evitare di trovarci  un giorno 10.000 contro 1.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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