A Las Vegas si è scatenata una faida tra i proprietari dei casinò e, nonostante tutto, il Nevada sarà il primo Stato a disciplinare il poker online ma la guerra rischia di condizionare – in modo negativo – la regolamentazione a livello federale.
In tutta questa storia, un ruolo centrale ce l’ha il miliardario Sheldon Adelson, terzo uomo più ricco degli Stati Uniti nel 2008, dietro solo a Bill Gates e Warren Buffett. Proprietario dell'impero Las Vegas Sands e ideatore del Venetian (ricreando il Canal Grande anche a Macao). Nel 2009 ha pagato a caro prezzo la crisi finanziaria perdendo la bellezza di 24 miliardi di dollari, ma è riuscito a rimanere in piedi grazie alle incredibili revenues provenienti dall'ex colonia portoghese.
E’ stato il primo a capire le potenzialità del mercato asiatico (l’ultimo gioiello è stato costruito a Singapore con il faraonico Marina Bay Casinò). La sua ascesa al successo è stata incredibile. Ha accumulato ricchezze immense, partendo di fatto da zero: figlio di ebrei dell’Europa dell’est, scappati a Boston durante il nazismo, ha fatto fortuna organizzando fiere per l'informatica, negli anni ’70.
Una volta acquistato il Sands, ha creato un impero e nel momento d'oro di Las Vegas ha capito l'importanza di diversificare lontano dalla Strip, puntando su mercati alternativi come Macao, divenuta la nuova capitale del gambling.
Nel 2003 il suo patrimonio era stimato 1,4 miliardi, nel 2007 aveva toccato quota 28 miliardi salvo la brusca frenata nel 2009 per investimenti finanziari spregiudicati. Il suo sogno ora è quello di aprire un mega casinò a Miami, soffiando idea e business ai malesi di Genting. Sta inoltre studiando un progetto per costruire una piccola Las Vegas, sulla Costa Brava, in Spagna e, nel 2010 ha rivelato di ambire anche all'Italia. Ma tra le sue priorità c’è soprattutto la lotta al poker online. Stroncare il gioco su internet è l’unica condizione, secondo lui, per riuscire a mantenere un livello di revenues accettabile per le sale di Las Vegas e degli Stati Uniti.
Adelson, un mese fa, si è scagliato pubblicamente contro il poker online: “non tutela i minori: i ragazzi posso accedervi senza problemi”. Forte la reazione della PPA (l’associazione dei giocatori) che ha esortato a disertare le poker rooms del Venetian, del Sands e di tutti i casinò di proprietà di Adelson.
Il magnate di Boston non si ferma e, con una mossa a sorpresa, ha spiazzato tutti, finanziando un suo vecchio amico: il candidato repubblicano Newt Gingrich, in forte ascesa nella corsa alla Casa Bianca e che ha già rilasciato dichiarazioni di fuoco contro il gioco online. D'altronde il boss di Las Vegas ha già versato nelle casse del politico la bellezza di 10 milioni di dollari. Spiccioli per lui, che tra il 2006 e il 2007 ha donato alla causa dello stato di Israele 51 milioni.
Guai a sottovalutare l’operazione del conservatore Adelson, non nuovo a questo tipo di manovre: ha contribuito in passato all’elezione del Senatore Repubblicano dell’Arizona, Jon Kyl, tra i firmatari nel 2006 della normativa UIGEA che ha messo in ginocchio i colossi dell’online mondiale.
Il conflitto tra lobby si sta così riflettendo anche nella corsa alle prossime presidenziali: dall’altra parte della barricata ci sono MGM e Caesars che finanziano il Senatore del Nevada Harry Reid, leader dei democratici al Congresso e primo sostenitore del presidente Obama ma soprattutto sospettato di essere il mandante politico ed il regista occulto del black-friday.
Reid aveva garantito una legge federale sul gioco online ai suoi sponsor ma non è riuscito a vincere le resistenze interne al suo partito. Così si partirà con una disciplina nel Nevada, grazie anche al parere (guarda caso) favorevole del Dipartimento di Giustizia USA sul Wire act. E pensare che - ironia della sorte - i primi a convincere l'assemblea erano stati i manager di PokerStars.com e Full Tilt Poker. Ma in meno di 12 mesi il mondo dell'egaming si è capovolto.
Entro la fine del 2012 saranno rilasciate le prime licenze a SinCity: nelle ultime settimane il colosso MGM (in joint-venture con Boyd Gaming e Bwin-Party) ha inoltrato una richiesta formale alla Gaming Commission. Hanno stretto una santa alleanza anche Caesars e 888. L’ultima novità riguarda la partnership tra i francesi di ChiliPoker e Golden Nugget. La strategia è chiara: fare presto prima che le azioni di Adelson complichino il quadro politico anche in Nevada.