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Chris Moneymaker: "Nel 2003 pensavo solo a foldare"

Il 2003 fu un anno di svolta per le World Series Of Poker: per la prima volta, ci si poteva qualificare al Main Event grazie a dei tornei satellite giocati su quattro diverse poker room, fra cui PokerStars, che qualificò 37 giocatori. Fra questi, ovviamente, c'era Chris Moneymaker.

E dire che lui quel satellite online lo voleva perdere intenzionalmente. E pensare che all'inizio non sapeva nemmeno che fosse un satellite. Tutto cominciò allora per caso, da quegli ultimi 60 dollari rimastigli sul conto gioco.

"Vidi un sit&go da diciotto persone con un solo posto libero, e mi affrettai a iscrivermi - racconta Chris - venne fuori che era un torneo satellite ad un altro più grande, dove i primi tre sarebbero approdati al Main Event WSOP. Se lo avessi saputo non lo avrei mai giocato".

Vinto il primo satellite e approdato al tavolo finale del secondo fra i chipleader, Moneymaker è più attratto dal quarto premio da ottomila dollari, che dalla qualificazione: "Un mio amico che mi stava osservando se ne accorse, e mi convinse a vincere dicendomi che mi avrebbe comprato il 50% delle quote per 5.000 dollari". E così, pur riluttante, quel torneo satellite lo vinse.

Penserete che sia stato un pazzo fortunato quel suo amico, tale Bruce Peery. E invece no. Perché quei soldi, a Moneymaker, non li darà mai. Così vendette il 20% a suo padre, ed un altro 20% ad un altro amico, che per ironia del destino si chiama David Gamble.

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Un intreccio di nomi che pare uno scherzo studiato a tavolino, e che non mancò di sorprendere neppure molti dei giocatori che erano presenti in quel Main Event. Come ricorda Dan Harrington, all'epoca per i giocatori qualificati attraverso internet la considerazione era sotto lo zero: "C'erano un sacco di giocatori che avevano vinto un satellite come Moneymaker, ma noi li vedevamo tutti come carne da cannone".

Jeff Shulman si ricorda molto bene di Chris, visto che lo aveva al tavolo durante il day 2: "Tutti indossavano occhiali da sole, mi sembrava strano. Quando gli chiesi quale fosse il suo nome mi rispose soltanto 'Moneymaker'. Pensavo stesse scherzando, così gli risposi che anch'io ero uno che stampava soldi".

Di solito chiunque si trovi seduto in quella sala sogna di poter arrivare fino in fondo alzando le braccia, ma in realtà il pensiero dello statunitense era ben diverso: "Se fossi riuscito in qualche modo ad andare a premio, per me sarebbe stato fantastico. Con uno stack da 10.000 fiches e bui a 25/50, credevo mi bastasse foldare tutto il giorno per arrivare al day 2. La mia strategia consisteva nel puntare se qualcuno checkava prima di me, e se mi trovavo a fronteggiare una puntata, foldare se non avevo niente e chiamare se invece avevo una mano".

E incredibilmente, quello che al giorno d'oggi sarebbe un piano senza speranza nel 2003 gli fruttò 2.500.000 dollari, cambiando oltre che la sua vita il gioco del poker per come lo si era conosciuto fino a quel momento.

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