Nel 2015 Daniel Negreanu andò vicinissimo a raggiungere il final table del Main Event WSOP. Sarebbe stato un traguardo enorme, che gli avrebbe permesso di scrivere un'altra pagina della storia del poker: non solo uno dei pro più famosi al mondo, non solo il giocatore più vincente nei tornei live (dell'epoca, ora è stato superato da Justin Bonomo), non solo il vincitore di 6 braccialetti WSOP e due titoli WPT, ma anche finalista al Main Event WSOP, il torneo più importante e prestigioso di tutti. E chissà, magari persino vincitore.
Come ben sappiamo, Daniel non riuscì a farcela e fu costretto ad arrendersi in 11° posizione. Un dramma per lui ma anche per i suoi numerosi fan, increduli nel vederlo abbandonare il torneo a due posizioni dal final table.
In un mini-documentario di PokerGo, Negreanu è tornato a parlare di quella maledetta mano contro il futuro vincitore Joe McKeehen, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista "emotivo". Ecco le sue parole.

Daniel Negreanu analizza la mano contro Joe McKeehen
Siamo a 11 left e sui blinds 200.000-400.000, il chipleader Joe McKeehen rilancia a 800.000 con j 3 . Negreanu è in posizione e chiama con a 4 . Questa condotta aveva suscitato delle critiche nei confronti di Kid Poker: secondo molti, la scelta giusta era andare all-in, considerando lo stack di circa 15 big blind.
"Nella mano precedente avevo spillato K-10 e sulla sua apertura avevo pushato", ha spiegato il canadese. "In questo caso ho scelto di ragionare più in profondità: per quanto tempo saremo in questa situazione? Non posso limitarmi a pushare. Ho quindi pensato che chiamare fosse la scelta migliore".
Il flop è 10 k a . Negreanu ha la top pair e fa check, mentre McKeehen ha un progetto di colore e di scala e punta 700.000
"In questo spot non posso foldare. Non ho molte chips rispetto a lui e ho la top pair. Lui è il chipleader e gioca tutte le mani. Non posso mai foldare. Il dubbio è: slowplayare chiamando oppure andare all-in? Di certo sapevo che per poter vincere il torneo dovevo per forza di cose vincere quella mano".
Daniel spiega che dal punto di vista monetario, chiudere in 11° o in 10° posizione non gli cambiava assolutamente nulla. Era lì solo ed esclusivamente per vincere.
"In quel momento tutti ci eravamo assicurati almeno $500.000. Ma sopravvivere a un'eliminazione significava vincere $750.000 e sopravvivere a due eliminazioni significava vincere un milione di dollari. Io ero l'unico di quegli 11 giocatori a non curarsi di questo aspetto: non ero lì per vincere $250.000 in più, ma per vincere il torneo".
L'all-in e lo snap call
Alla fine Negreanu va all-in per 5.8 milioni. McKeehen chiama subito.
"Decido di proteggere la mia mano e andare all-in. Prima ancora di dichiararlo, lui ha già chiamato e quindi penso di essere morto. Poi, però, dice di avere un grande draw. Vedere le sue carte mi rassicura ma al tempo stesso mi agita: è vero, sono avanti, ma di pochissimo. Ha un sacco di outs".
Uno dei momenti chiave nella carriera di Daniel Negreanu è stato quindi determinato da un coinflip.
"Questa mano è epica, perché ci ha portati al punto in cui le abilità non contano più nulla. Sarà il fato a decidere chi vincerà il pot. Se doubleuppo non solo divento November Nine ma aumento le mie possibilità di vincere il torneo. L'unica cosa a cui penso è a tenere in circolo il mio sangue e non svenire. Sono tesissimo, non posso negarlo".
La dolorosa eliminazione in 11° posizione dal Main Event WSOP
Il turn è un 3, il river è una Donna che consegna a Joe McKeehen la scala. Daniel Negreanu è eliminato dal Main Event WSOP, in 11° posizione. La sua reazione è istintiva: si lascia cadere per terra e resta sdraiato per qualche secondo, con le mani sulla faccia.
"Quando al river scende la Donna, le gambe mi cedono. Non riesco più a stare in piedi. Sono devastato. Il Main event non è un torneo come gli altri e uscire in 11° posizione è come ricevere un pugno nello stomaco, di quelli che ti tolgono il fiato. Non hai una reazione, ti senti svuotato".
Nonostante l'immensa delusione, Daniel strinse la mano e si complimentò con tutti. Perché puoi vincere o perdere al tavolo, ma è importante sapersi comportare da professionisti anche quando la partita è finita.
"In quei momenti è importante comportarsi in un certo modo. Voglio essere un modello per me stesso e quella era la giusta occasione per farlo. Cercavo di vedere il lato positivo: avevo superato 7.000 persone e avevo vinto mezzo milione di dollari. La sfortuna fa parte del gioco, prendo quell'eliminazione con positività perché sono molto grato per tutto ciò che il poker mi ha dato".