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Doug Polk: "Il problema del soft play negli high roller esiste, vi spiego perché"

Da quando i tornei high roller hanno iniziato a diventare sempre più frequenti e popolari, si è venuta a creare una tendenza che ormai tutti gli appassionati di poker conoscono: quasi tutti i professionisti che partecipano a questi tornei lo fanno vendendo gran parte dell'action.

Parliamo anche dell'80-90%, il che significa che in un evento da $100.000 rischiano solo $10.000-$20.000 dei loro soldi. Il resto del buy-in è pagato da un finanziatore (staking) oppure è scambiato alla pari con un altro giocatore iscritto allo stesso torneo (swapping).

Queste due pratiche (staking e swapping) sono state largamente criticate negli ultimi anni perché secondo molti comprometterebbero inevitabilmente l'integrità del gioco: troppi giocatori con troppi interessi in comune non possono che essere influenzati e giocare diversamente da come farebbero normalmente. Tuttavia, non essendoci mai stati episodi sospetti o accuse mirate, si è sempre parlato poco di questo fenomeno. Finché non è intervenuto Doug Polk.

Doug Polk e la fidanzata Kate

Doug Polk: "Il soft play negli high roller è un problema molto grave"

"Il più grande problema al giorno d'oggi nel mondo del poker è il soft play che si verifica nei tornei high roller", ha detto senza misure il pro di Las Vegas nel corso del podcast dell'amico Joe Ingram. "È una cosa di cui stranamente non si parla molto, ma è un problema enorme".

Polk ha poi spiegato perché ritiene che il soft play sia davvero inevitabile:

"Se giochi un torneo da solo e c'è un gruppo di persone che si scambia l'equity, tu parti in svantaggio. È così, perché loro stanno distribuendo la loro equity su più giocatori per distruggere la tua singola equity. L'unico modo per cui non partiresti in svantaggio è se quei giocatori giocassero come se nulla fosse ma anche se non vogliono fare soft play, se si sono scambiati le quote tra di loro e poi ci sei tu che hai venduto pochissimo o niente, proveranno naturalmente a non eliminarsi tra di loro e far eliminare te".

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Perché il soft play è inevitabile

Doug ha poi spiegato che il presunto soft play non danneggerebbe solo i ricchi giocatori amatoriali, ma anche i pro che non vogliono vendere quote: "Sapete perché molti pro vengono distrutti negli high roller? Non è perché siano più scarsi dei reg ma perché i reg non hanno alcun incentivo a darsi battaglia tra di loro".

Il motivo è facilmente intuibile: "I reg si scambiano le quote per vincere soldi al fish di turno. Non ho prove ma posso immaginare che tutti i reg americani swappino tra di loro, che tutti i reg tedeschi swappino tra di loro, che i russi swappino tra di loro e così via per ogni singolo gruppo. A un certo punto il soft play deve per forza avvenire e i soldi che questi gruppi vincono in questo modo arrivano dai giocatori amatoriali e dai pro che non vendono quote. È un problema enorme ma nessuno ne parla, perché si rischia solo di spaventare i fish".

WSOP 2017 Doug Polk
Doug Polk

Soft play negli high roller: un problema di difficile soluzione

Infine, Doug Polk ha spiegato che anche esponendo il problema pubblicamente sarebbe comunque quasi impossibile arrivare a una soluzione. D'altronde, non c'è modo di sapere con certezza chi ha quante quote e di chi.

"Ci sono molti giocatori che giocano sempre nello stesso modo, sono molto onesti. Ma ci sono giocatori che, anche involontariamente, non riescono a spingere contro coloro con cui hanno scambiato quote come lo farebbero contro qualcuno con cui hanno scambiato lo 0%. Forse si potrebbe imporre ai giocatori di dichiarare con che percentuale stanno giocando un torneo. E per obbligarli a dire la verità, si potrebbe decidere che è una questione di tassazione, quindi se dichiarano il falso rischiano grosso. Ma onestamente è solo un'idea, non so cosa si potrebbe fare per risolvere questo problema".

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