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Doug Polk, la superstar del poker che vince milioni ai tavoli e vuole diventare il giocatore più seguito al mondo

Doug Polk ha tutte le carte in regola per diventare il giocatore di poker più famoso al mondo. La sua vicenda personale, il suo atteggiamento lontano dai tavoli, il seguito enorme che vanta sui social network e (non per ultimo) le incredibili vincite che continua ad ottenere live e online rappresentano un mix unico che attualmente non appartiene a nessun altro poker player. Con la vittoria del Big One Drop da $111.111 per 3.6 milioni di dollari il professionista di Las Vegas ha messo a segno l’ennesimo successo di una carriera semplicemente straordinaria.

Dalle lamentele sui forum perché non riusciva a vincere, al terzo braccialetto WSOP e i milioni di dollari incassati: la storia di Doug Polk sembra la sceneggiatura di un film sul poker. Ripercorriamola insieme.

Doug Polk story: dai microstakes ai limiti più alti del mondo

La storia pokeristica di Doug Polk è ben diversa da quella di molti altri top player. Quante volte abbiamo raccontato del noto professionista che aveva iniziato a vincere fin dalle prime mani giocate? Non è questo il caso di “WCG|Rider”. Nel 2007, quando aveva 19 anni, depositava e perdeva in continuazione. Non nel tentativo di sfondare fin da subito ai tavoli high stakes, ma ai microlimiti. Come un donk qualunque.

“Comincio a sentirmi senza speranze: ogni volta inizio bene, ma dopo una serie di swing finisco senza un soldo in cassa, e sono costretto a depositare nuovamente“, scriveva sul forum di TwoPlusTwo dieci anni fa. “Ancora una volta mi ritrovo con gli ultimi $30 in cassa. Non è che abbia problemi a depositare, ma se non riesco a far crescere il mio bankroll e continuo a essere un giocatore marginalmente perdente, che senso ha insistere?

Ma Doug insistette. Continuò a studiare e a impegnarsi con tutto se stesso, finché non iniziò a battere il cash game fullring. La svolta della sua carriera arrivò però quando scoprì l’heads-up cash game: fin dalle prime mani comprese che quella era la sua disciplina, e lì avrebbe fatto i soldi veri.

Dal 2010 al 2014 Doug ha vinto i massimi sfidando chiunque fosse intenzionato a dargli action nel No-Limit Hold’em heads-up. In questo periodo, considerando anche il cash game 6-max e la rakeback, ha incassato una cifra (netta) vicina ai 3 milioni di dollari. Poi ha deciso di dare tutta un’altra direzione alla sua carriera.

Niente più action in heads-up, Doug prende un’altra direzione

Il dominio assoluto nell’heads-up cash game (sconfisse nettamente, tra gli altri, Viktor “Isildur1” Blom e Ben “Sauce123” Sulsky) gli conferì la nomea di player imbattibile nel testa a testa: nessuno sembrava avere un edge su di lui. Se è vero che il rispetto e il timore degli altri è motivo di grande vanto (soprattutto per chi ha un ego smisurato…), è altrettanto vero che non avere action significa non poter vincere soldi. A poco serve potersi definire “il più forte giocatore di heads-up cash game nel No-Limit Hold’em” se non puoi far valere la tua superiorità.

Dal 2014 Doug ha giocato pochissimo heads-up cash game nel No-Limit Hold’em perché nessuno voleva sedersi al suo tavolo. Dopo aver tentato senza successo la transizione ad altre varianti (Rui Cao lo rimise subito in riga nel PLO), Doug si rese conto di avere due opzioni davanti a sé: stare per ore e ore ogni giorno a sperare di avere action nell’heads-up No-Limit Hold’em, oppure dare una netta svolta alla sua carriera.

Il primo braccialetto WSOP

Scelse la seconda opzione, che lo portò sulla strada su cui è ancora oggi: MTT, coaching e social network.

Fino al 2014 Doug aveva solo 4 ITM nei tornei dal vivo. Quell’annata ha rappresentato l’inizio della sua avventura negli MTT, sia live che online. Al primo vero tentativo alle WSOP vinse l’evento turbo da $1.000 per $251.969. Poco dopo chiuse in 5° posizione il Super High Roller del Bellagio da $100.000 di buy-in per $602.910. Infine, vinse anche il Super High Roller II per 1.6 milioni di dollari.

Una serie di successi sicuramente dovuti a una ottima run, ma non solo: nei tornei, Doug si rese conto che il livello era nettamente più basso rispetto al cash game online. Una considerazione che fece pubblicamente dando vita a una serie infinita di polemiche.

Il Doug Polk social: flame, attacchi e un seguito di fedelissimi

Il 9 maggio dello scorso anno siamo stati i primi a riportare le dichiarazioni di fuoco di Doug Polk sui regular degli MTT. Nel corso del podcast con Joey Ingram, “WCG|Rider” disse:

Gli MTT sono una pagliacciata. Tutti i regular dei tornei che credono di essere forti, sono in realtà tremendi. Tutti gli MTTer che credono di conoscere strategie avanzate, non hanno idea di ciò che fanno. Tutti quelli che vincono un torneo importante e si vantano di aver vinto, non hanno capito niente di questo gioco. Ogni volta che gioco un torneo resto sconvolto dal livello medio dei regular presenti, che sono pure vincenti. Non esiste categoria di poker player che stimo meno dei torneisti“.

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“Steve O’Dwyer non lo conosco quindi non posso giudicare. Brandon Cantu è ok. Fedor Holz… insomma, fa delle giocate assolutamente non necessarie. Jason Mercier… meh. Non conosco Petrangelo e Nitsche. Penso che Conor Drinan sia molto bravo, lui è uno dei pochi torneisti in gamba. Anche David Peters è bravo. Jake Schindler è un animale, è in grado di fare qualsiasi in qualsiasi momento. Mustapha Kanit gioca in maniera tremenda a volte, su questo non c’è proprio nessun dubbio. Ma poi è capace di ottenere da alcune mani un risultato finale che io non riuscirei mai ad ottenere. Quindi non so ancora come giudicarlo. Se dovessi fare il nome di un giocatore di MTT che stimo direi Erik Seidel. Mike McDonald è mediocre, ma ha dalla sua il pregio di essere molto umile”.

 

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Per queste e altre dichiarazioni Doug fu attaccato duramente da molti top player degli MTT, tra cui Jason Mercier, il nostro Mustapha Kanit, Daniel Negreanu e Dan Smith. Al di là delle singole faide con i colleghi, va sottolineata è la strategia comunicativa di Polk, che non dice mai niente a caso ma programma ogni singolo attacco (a volte anche di cattivo gusto, come nel caso di Tom Dwan) per far parlare di sé.

Con questa impostazione ben precisa, Polk ha goduto di un’esposizione mediatica mai vista prima. Il suo obiettivo era sfruttare l’ondata di popolarità per promuoversi come coach e soprattutto crescere sui social network. Obiettivo pienamente raggiunto, visto che oggi è il giocatore di poker con il maggior seguito al mondo su YouTube: 107.000 iscritti e 18 milioni di visualizzazioni.

Al di là dei soldi che incassa con le pubblicità sui suoi video, Doug ha ottenuto qualcosa dal valore inestimabile: è diventato il primo vero influencer nel mondo del poker. Oggi è il punto di riferimento per decine di migliaia di appassionati di poker grazie al mix di contenuti divertenti e ottimi consigli tecnici sul gioco vero e proprio. Tutto ciò che dice è la verità assoluta per i suoi follower, come dimostra la faida con Daniel Negreanu: da quando Kid Poker lo ha criticato, tutti i suoi video sono presi d’assalto dai fan di “WCG|Rider”.

Il braccialetto da 3.6 milioni di dollari vinto nel Big One Drop

Se è vero che nel corso della sua carriera ha vinto più di 10 milioni di dollari lordi tra online e live, forse il più grande successo di Doug Polk è proprio il ruolo di influencer che si è costruito sui social network. Ora può giocare secondo le sue regole non solo ai tavoli, dove ha dimostrato di non essere secondo a nessuno, ma anche nella vita reale: non dipende dalla sponsorizzazione di una poker room, non deve essere politically correct e non ha alcun timore di attaccare altri pro o criticare le scelte aziendale dei siti più noti.

In ottica futura, gli sponsor si faranno la guerra per metterlo sotto contratto, perché nessuno avrà un seguito ampio e definito come il suo.

Si può quindi dire con certezza che Doug Polk sia uno dei personaggi più vincenti nella storia del poker, dal punto di vista monetario e mediatico. Eppure ha appena iniziato: vuole continuare a incassare milioni di dollari ai tavoli e crescere in termini di popolarità. Considerando il successo che ha già ottenuto prima ancora di compiere 30 anni (è un classe 1988), chi può fermare “WCG|Rider”?

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