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Dusty 'Leatherass' Schmidt

Dusty 'Leatherass' Schmidt: "Vi spiego perché i pro vincono meno di prima"

Vi ricordate di Dusty 'Leatherass' Schmidt? Prima del Black Friday era uno dei giocatori di poker online più vincenti del pianeta, autore del bellissimo libro Treat Your Poker Like a Business, nonché abituato a stampare dollari manco fosse la Zecca dello Stato. Da tempo è un po' sparito dai radar, ma quando ci ricompare sa come non essere banale.

"È successo tantissimo in questi anni", ha raccontato in una lunga intervista rilasciata a Pokerupdate. "Dal punto di vista della carriera non è stato facilissimo. Prima del Black Friday facevo soldi facilmente, ma ora per i pro di poker online americani si è fatta più dura. Tutto sommato non mi lamento: faccio ancora lo stile di vita che ho sempre sognato, anche se ogni mese non arrivano cifre a sei zeri".

Nell'intervista, Schmidt ha toccato parecchi argomenti, la maggior parte dei quali molto personali - come quando afferma di aver subito una dozzina di rapine e quando dice che hanno sparato a suo padre… nel sedere - ma il più interessante è senza dubbio il win rate dei professional poker player, notevolmente abbassatosi negli ultimi anni.

"È un concetto che non ho ancora completamente elaborato, ma ci ho pensato molto. Se torniamo indietro di dieci anni, i pro giocavano molto tight, bluffando poco. Anche quando si bluffava, di solito era un semi-bluff con tanti out, oppure su una carta molto scary per il range del nostro avversario", spiega Schmidt.

"Arrivando ad oggi, abbiamo modelli matematici che ti dicono se puoi fare profit con K8o vs K7o dai bui sul mini-raise del bottone, per dire. Nessuno vuole concedere un vantaggi di nessun tipo e spesso ci battiamo per ogni piatto, a prescindere da quanto sia grosso. A prima vista potrebbe sembrare giusto così, ma questa mentalità ha influito negativamente sul win rate di ogni singolo pro".

'Leatherass' ha le idee chiare a tal proposito: "Il motivo per il quale questo stile di gioco è deleterio è duplice. Più piatti giochiamo, più rake paghiamo. Per dirla semplicemente, se giocassimo un match in cui è permesso difendere e rubare solo con una piccola percentuale dei nostri range (un po' come succedeva nel 2006), nelle tasche delle poker room finirebbero molti meno soldi. Più è ampio il range di steal e difesa, più ne gode la poker room che ti chiede $1 a mano".

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E non è tutto. "Più piatti giochiamo e più bluffiamo, più è corretto che i giocatori più scarsi giochino come hanno sempre fatto: con troppe mani e facendo troppi call. Ora che il pro rilancia da cutoff con K7s invece che con KQs come faceva nel 2005, quando il giocatore scarso chiama con KJ su flop re-carta alta, guadagna due o tre street di puntate quando prima invece le perdeva. Prima ci facevamo quattro risate quando l'omino chiamava tre puntate su un board K-9-5-2-2 con KJ, perché noi avevamo sempre un range AK+, ma questa adesso è diventata una giocata corretta!".

Schmidt fa anche autocritica, puntando il dito in generale sulla categoria dei professional poker player: "In generale, oggi le priorità di noi professionisti sono sballate. Dieci anni fa si giocava per far crescere il bankroll e fare cash-out quando si vincevano dei bei soldini: era un po' la mentalità vecchia scuola, grazie alla quale volevi vincere la quantità di denaro che ti eri prefissato di vincere. Era così semplice".

Infine una citazione cinematografica: "Mi piace quella battuta che dice Matthew McCounaghey in Wolf of Wall Street: 'Il gioco sta nello spostare i soldi dalle tasche dei tuoi clienti alle tue'. La versione del 2005 dei giocatori di poker era molto più efficace nel perseguire questa linea di quanto lo siano i player di oggi. Oggi ci tagliamo i profit a vicenda perché siamo tutti impegnati a cercare di strappare denaro alle persone sbagliate".

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