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Gus Hansen racconta gli anni da "pollo" al cash game online: "Oggi sono diverso, non credo di andare broke nel prossimo mese"

Passano gli anni, si avvicendano i campioni e i giocatori più in vista, ma Gus Hansen rimane sempre un personaggio inimitabile. The Great Dane è stato recentemente ospite del podcast di Joe Ingram. Tra un White Russian e l'altro, Gus ha disseminato perle di saggezza e aneddoti di ogni tipo.

Gus Hansen e il successo nel poker

Nei circa tre quarti d'ora di serrata chacchierata Ingram tocca diversi argomenti, e uno di questi è particolarmente "scomodo", per Gus: il concetto di successo nel poker. Il danese è infatti un esempio anomalo, un giocatore amato da migliaia e migliaia di appassionati, ma anche uno dei più perdenti nella storia del cash game online. Gus non si nasconde: "Se guardiamo ai fatti nudi e crudi, ovvero ai soldi vinti o persi, la mia storia online non racconta proprio un esempio di grande successo."

Gli anni da "pollo" al cash game online

Tornare sugli anni di Full Tilt Poker, quando era una delle principali icone della room ma anche uno dei clienti più ricercati dai top player, non deve essere semplice. Eppure lui si è lasciato ormai tutto alle spalle, quindi riesce a parlarne con la consueta franchezza. "Negli ultimi tempi ho scoperto il valore della disciplina, ma nei miei anni online non sapevo nemmeno cosa diavolo fosse. Così, se mi andava di giocare con uno che era notoriamente un top player di quella certa disciplina, e con il quale avrei quasi certamente perso soldi, non me ne fregava un cazzo e lo facevo comunque. Oggi me ne frega molto di più, non sono mai stato un fan della table selection ma ho imparato a farci i conti. Per esempio, se alla Bobby's Room siedo a un tavolo in cui c'è anche Timofey (Kuznetsov, meglio noto come Trueteller, ndr) lo faccio senza problemi perché è pur sempre un ring game con altri 3 o 4 giocatori. Ma se mi chiedesse di fare un heads up non ci penserei nemmeno per un momento, perché è un giocatore pazzesco."

Timofey "Trueteller" Kuznetsov

Disciplina e table selection: le "nuove scoperte" di Gus

Si sente spesso dire che il talento senza disciplina non serve a nulla e a qualcuno possono sembrare parole retoriche, ma non è così e Gus Hansen ne è una sorta di esempio vivente. Oggi ha capito la lezione, ma per lungo tempo è stato ostinatamente indolente, pagandone tutto il prezzo. Una lezione in apparenza semplice: "Mettiamo caso che io sia il numero 10 al mondo. Non sto dicendo che lo sia eh, ma giusto così a titolo di esempio. Ecco, se da 10° al mondo mi sedessi sempre contro il numero 1 e il numero 2, starei sempre perdendo soldi. Se invece fossi il milionesimo giocatore al mondo e per assurdo sedessi sempre contro il duemiliardesimo, allora starei vincendo soldi. Semplice, no? Eppure io sono arrivato a questa determinazione soltanto dopo aver perso una barca di soldi online!"

Le sue scarse performance al cash game online non erano però dovute solo a questioni di disciplina, ma anche tecniche: "a poker vince chi fa meno errori degli altri, e io per lungo tempo ho tralasciato di imparare dai miei errori."

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E poi c'è anche un discorso di qualità della vita: "Quando giocavo online, inevitabilmente ciò toglieva spazio e tempo ad altre cose importanti, come passare del tempo con amici e famiglia, fare sport eccetera. Da un po' di tempo invece ho scoperto il valore dell'equilibrio e il mio gioco live ne ha risentito positivamente. Da tempo ho detto addio alle sessioni fiume da 36 ore. Dormo di più, mangio meglio, faccio sessioni più brevi. Non ci voleva un drago per capire che alla quinta ora di gioco consecutiva tu sia in grado di giocare tendenzialmente meglio che alla 35esima. A me ci è voluto un po', ma alla fine l'ho capito".

Ma a che livelli gioca oggi Gus Hansen?

Da 6-7 mesi Gus è un regular del big game alla Bobby's Room, dove si gioca un 12-game mix con stake variabili tra 2.000$/4.000$ a 4.000$/8.000$. Sulla gestione del bankroll, però, Hansen ha una posizione piuttosto singolare. "Il bankroll management non è mai stata la mia forza e probabilmente non lo sarà mai. Sto migliorando nella table selection, ma il segreto è giocare a un livello che significhi qualcosa per te. Voglio dire, se giochi a stake troppo elevati hai come le mani legate, se invece sono troppo bassi rischi di non porre la giusta attenzione sul gioco. Ecco, quello che cerco di fare io è giocare a un livello in cui se perdo accuso un po' il colpo, ma non al punto da mettere a repentaglio il roll o peggio andare broke. Diciamo che al momento mi sento confident con il livello in cui sto giocando, quindi non credo proprio che andrò rotto per le prossime tre o 4 settimane..."

 

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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