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Joe Reddick

Joe Reddick: "Vendevo crack e cocaina, ho avuto fortuna grazie al poker"

Il mondo del poker non è fatto soltanto di tornei milionari, bluff pazzeschi e scoppi clamorosi. E anche - e forse soprattutto - fatto di storie. Quella che vi raccontiamo oggi è una storia a lieto fine, una storia di redenzione: è la storia di Joe Reddick.

Oggi Joe Reddick è un quarantasettenne giocatore di poker che in carriera, tra cash game e tornei live, ha vinto qualcosa come 1,5 milioni di dollari. Niente male, per un player di certo poco noto nel panorama pokeristico internazionale. Ma per arrivare fin qui, il buon Joe Reddick ne ha dovuta percorrere di strada, parecchio lastricata.

Joe Reddick, da carcerato a poker player

Joe, nato nel Bronx - non esattamente Paperopoli - ha passato 15 anni dietro le sbarre per spaccio di crack e cocaina. A 20 anni, mollato gli studi, fu arrestato: entrò in carcere nel 1992 e ci rimase fino al 2008. Quasi sedici anni per riflettere sugli errori commessi, ma anche per tramutare una passione in una professione.

Joe Reddick ha cambiato 11 prigioni federali, nella East Coast. Ed è proprio dietro le sbarre che ha affinato le sue skill nel poker: "All'inizio era solo un passatempo. Poi è diventata una passione. Giocavo tutto il giorno, tutta la notte, sette giorni su sette", ha dichiarato Joe in un'intervista al The Post.

Lo spaccio (di cocaina, crack ed eroina), che gli fruttava fino a $100.000 al mese, ben presto diventò soltanto una bruttissima macchia sul suo passato.

Reddick, che tra l'altro ha giocato pure contro un signore della droga colombiano, noto come 'Pepe', ricorda gli inizi della sua 'carriera': "Divenni celeberrimo. In qualsiasi prigione arrivavo, sapevano che ci avrei dato dentro con il poker".

L'americano ha dichiarato che ha cominciato a interessarsi al gioco guardando alcuni detenuti sfidarsi al Seven Card Stud con in palio barrette di cioccolato, nel carcere di Guilford. "Chiesi a un tizio, che organizzava la partita, se potevo giocare. Specificai che non sapevo le regole, ma lui mi disse che mi avrebbero insegnato giocando".

L'impatto, per Joe Reddick il principiante, non fu dei migliori: "Persi l'equivalente di $7.000 di barrette Snicker. Fu così che imparai". Una lezione dura, ma che evidentemente ha dato i suoi buoni frutti.

Quando si spostò nella sua prima prigione federale, ad Allenwood, Joe Reddick cominciò ad essere lui uno degli organizzatori: "Ci giocavamo tutto ciò che avesse valore: scatolette di tonno, scarpe da tennis, lattine. C'era gente che perdeva più che nelle prigioni di provincia: perdeva migliaia di dollari".

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Dai detenuti ci si aspetterebbero partite non proprio 'educate', eppure Joe Reddick afferma il contrario: "C'erano dei criminali, ovvio, ma c'erano anche dei giocatori di poker. E questi erano tutti dei gentiluomini".

La famiglia e un sogno chiamato WSOP

La prima volta che Joe Reddick pensò di diventare un professional poker player fu guardando le World Series of Poker su ESPN: "Pensai 'Wow, questi stanno giocando là fuori, nel mondo vero'. Non sapevo che si giocasse a poker in quel modo, finché non l'ho visto in televisione".

Quando fu scarcerato, nel 2008, Reddick prese un autobus e con un bankroll di appena $500 andò al Taj Mahal di Atlantic City. Magari non gli andò bene come a Scotty Nguyen, ma quei $500 diventarono comunque $2.500: "E da lì non mi sono più guardato indietro".

A gennaio, Joe Reddick ha ottenuto il suo miglior risultato, portandosi a casa l'Event #10 del Borgata Winter Poker Open, un torneo da $450 denominato $1 Million Deep Stack, e gli annessi $217.792 del primo premio.

Gran parte del denaro che guadagna giocando, Joe Reddick lo manda ai suoi cinque figli. Il resto, finisce nel bankroll che gli permette di iscriversi ai tornei di poker e di sedersi ai tavoli del cash game.

Con un sogno: diventare il primo afro-americano a vincere il Main Event WSOP: "E non mi fermerò finché non lo realizzerò".

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