[imagebanner gruppo=gazzabet] E' successo solamente altre sette volte nella storia di Las Vegas, all'indomani della scomparsa di personaggi come John Fitzgerald Kennedy, Elvis Presley e Frank Sinatra: di solito "Sin City" non si ferma, non ha tregua, ma neppure la città che non dorme mai è voluta restare indifferente di fronte all'ultimo saluto di una delle sue più recenti leggende, quella di coach Jerry Tarkanian.
In suo onore, stanotte per tre minuti le luci dei casinò della "Strip" e non solo verranno infatti ridotte al minimo: un omaggio straordinario che probabilmente è difficile comprendere da questa parte dell'oceano, finché non si capisce che cosa abbia significato per il basket NCAA in generale e per quello di Las Vegas in particolare un 85enne che nel deserto del Nevada aveva finito col lasciare il segno.
La sua storia è infatti legata a doppio filo con quella degli UNLV Rebels, squadra di basket statunitense che a livello universitario prima di lui era contata poco e niente. Jerry Tarkanian li ha guidati per quasi vent'anni, dal 1973 fino al 1992, quando fra l'altro fece una breve apparizione nella NBA sulla panchina dei San Antonio Spurs.
Proprio in quegli anni la squadra conobbe il suo momento di massimo splendore, andando a vincere per la prima ed unica volta nella sua storia il titolo NCAA nel 1990, superando in finale i Duke Blue Devils per 103 a 73, ancora oggi il più ampio margine con cui si sia mai decisa una finale a livello universitario.
Di quella squadra facevano parte fra gli altri Stacey Augmon, Greg Anthony e Larry Johnson, prima scelta assoluta nel draft del 1991, rookie of the year ed oro ai mondiali di Toronto del 1994.
Il legame fra i "Rebels" e Las Vegas è sempre stato forte, anche perché la cittadina del Nevada non può vantare squadre che competano a livello federale: in passato si è sempre temuto che ci fosse la possibilità di truccare le partite, problema che oggi sembra molto meno concreto e che sta spingendo la National Hockey League verso la città.
Ecco che allora quel successo del 1990, mai più ripetuto, è rimasto non solo negli annali ma anche nei ricordi di molti, troppi perché anche stanotte si potesse far festa come se fosse un giorno qualunque: fermarsi a molti è sembrato quasi un obbligo, anche se solo per qualche minuto.
Così è stata lanciata sui social media la campagna #DimLights4Tark, a cui hanno aderito decine di casinò ed hotel non solo presenti sulla Strip, ma anche in altre zone di Las Vegas: niente male, per una città senz'anima.