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Paul Phua story, l’atto finale: “Ha fatto milioni con Bitcoin, lo comprò quando valeva $7”

Nell’ultimo articolo dedicato alla storia di Paul Phua, non possiamo che partire da Macao. Come abbiamo visto nell’articolo precedente, Phua e Yong vengono a conoscenza del poker da Tom Hall, professionista britannico trasferitosi da anni in Asia. I due ci provano e se ne innamorano subito. Cosa fanno due gambler quando scoprono un nuovo gioco di cui non sanno assolutamente nulla? Iniziano a giocarci giorno e notte coinvolgendo alcune delle più grandi whale di tutta l’Asia, ovviamente.

Tom Hall ha avuto la fortuna di assistere e partecipare alle primissime partite nosebleed di Macao. Era il 2008 e nessuno dei giocatori seduti al tavolo sapeva le regole; ciononostante, giocavano per milioni di dollari.

“Durante il primo anno di poker high stakes, chi vinceva la mano era obbligato a mostrarla“, ricorda Hall. “Così iniziarono a capire cosa significava bluffare e a quel punto decisero di togliere quella regola”.

Paul Phua con Tom Dwan e la futura moglie

L’inizio delle partite folli di Macao

Hall aveva un posto a quel tavolo da sogno e non è dato sapere quanti milioni (o decine di milioni) abbia vinto sfruttando la totale inesperienza di Phua e soci. Di certo c’è che nel 2010 volò a Las Vegas per radunare un gruppo di professionisti occidentali e portarli nel paradiso di ogni pro: Macao.

Phil Ivey e Tom Dwan accettarono subito di tentare l’avventura asiatica, poi si aggregarono Andrew Robl, Patrik Antonius e John Juanda. In quei primi mesi, i professionisti sfilarono milioni di dollari ai fish asiatici. Lo rivelò anche il tournament director americano Matt Savage sul forum Twoplustwo.

“I pro stanno giocando contro alcuni businessman cinesi e i piatti sono enorme”, scrisse all’epoca. “La scorsa serata c’erano circa 40 milioni di dollari sul tavolo. Ho chiesto a Tom Dwan quando si sarebbe trasferito a Macao e mi ha risposto: molto presto. Quando Dwan ha lasciato Macao per la prima volta aveva incassato circa 9 milioni di dollari in pochi giorni”.

Parte di quei nove milioni di dollari arrivavano dalle tasche di Paul Phua, ma per il gambler malese non era certamente un dramma: come abbiamo visto, era abituato a perdere cento milioni di dollari all’anno al Baccarat. Lasciare ad altri giocatori un milione di dollari era davvero poca roba per lui che gestiva un bookmaker con un giro di affari miliardario.

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Paul Phua: da fish a buon giocatore high stakes

Cosa è successo negli anni successivi è abbastanza noto: dopo aver perso decine di milioni di dollari contro Ivey e Dwan con l’intenzione di imparare il gioco, Phua e Yong si sono seduti al tavolo contro i miliardari cinesi e li hanno spennati, incassando cifre presumibilmente irreali (più alte di quelle lasciate ai pro americani). Nel tempo Phua è diventato sempre più competitivo, fino ad essere considerato, oggi, un buon giocatore high stakes.

Come è risaputo, durante le WSOP 2014 è stato arrestato per aver allestito un giro di scommesse illegali a Las Vegas. Di quell’episodio si è parlato a lungo, mentre ce n’è un altro che nessuno conosceva fino a poche settimane fa. A un certo punto, tra Macao e Las Vegas Paul Phua sarebbe diventato ancora più ricco grazie a Bitcoin.

Paul Phua multimilionario grazie a Bitcoin?

A dirlo è stato Jason Koon, nel corso del podcast di Joe Ingram. Il fortissimo pro statunitense stava analizzando una mano nella quale ha perso un pot da quasi due milioni di euro. Parlando di Paul Phua, seduto sul bottone, ha detto:

Tutti sapevamo che Phua era ubriaco. Stava bevendo un bicchiere dietro l’altro, quindi rilanciando sul suo big blind poteva sembrare che volessi prenderlo di mira”.

Sedersi a un tavolo con buy-in minimo di un milione di euro contro un gruppo di top player e bere fino ad ubriacarsi? Sembra una pessima idea per chiunque non abbia un patrimonio da centinaia di milioni di dollari. Come abbiamo visto, però, Phua gode di tale ricchezza.

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“Non avevo mai giocato contro Paul Phua”, ha detto Koon per rispondere al quesito sul bankroll del malese. “Però sapevo che è un giocatore high stakes rispettabile. Come ha fatto i suoi soldi? Non lo so di preciso, ma posso dire che nelle partite private con i cinesi ha vinto tantissimo“.

“Ha acquistato Bitcoin a $7”

Jason Koon riporta poi un rumor che gira da tempo nel giro degli high stakes.

“Mi è stato detto da fonti affidabili che ha guadagnato milioni di dollari investendo nelle cryptocurrency. Pare che abbia acquistato Bitcoin quando valeva appena $7“.

Attualmente un Bitcoin vale circa $7.350. Ciò significa che l’investimento di Paul Phua potrebbe essersi moltiplicato per mille volte. Non c’è alcuna certezza che questo rumor sia vero, ma Jason Koon è una persona nota per la sua serietà e professionalità al tavolo e fuori.

In ogni caso, una sicurezza c’è: sedersi a un tavolo con buy-in minimo di un milione di euro è un gioco da ragazzi per Paul Phua.

“Posso dire con certezza che per uno come Paul Phua giocare quella partita non è niente di che. Anzi, per lui era una partita normale, piccola, ecco perché mezzo ubriaco”, ha dichiarato Jason Koon.

E non stentiamo a credergli, dopo aver ripercorso la sua incredibile storia. Quella di un ragazzo nato su un’isola malese che ha trovato fortuna a Kuala Lumpur grazie alla comunità di gambler cinesi, per poi diventare uno dei bookmaker più grandi dell’Asia e infine il punto di riferimento nelle partite nosebleed di Macao. Un uomo che oggi, a cinquant’anni, vanta un patrimonio enorme.

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