“Questo è quanto!” mi sibila nell’orecchio il ferrivecchi mentre consegna la paghetta delle elementari, dopo aver incassato nel magazzino due armadi di sicuro usati ma altrettanto di sicuro di valore.
Il disgusto è forte e la sensazione di aver sbagliato tutto pure.
Il pensiero principale è: “Perché non li ho regalati a qualche associazione per i poveri o più semplicemente alla Caritas come stavo facendo?” ma l’obiezione sorge spontanea nel ricordo della frase “La ringraziamo per la sua generosità, potrebbe scaricarlo, montarlo e magari darci una mano con un altro mobile?.
Respiro profondo. L’aria gelida penetra i polmoni come una lama affilata, ma almeno riporta una parvenza di serenità e lucidità. La paghetta alla fine equivale al buy-in del torneo High Roller delle 22.
Il tempo di rientrare a casa, infilarsi sotto la doccia, rifocillarsi e belli rilassati posizionarsi davanti al sacro schermo che ci ammalia quotidianamente coi tavoli da poker.
Il programma è delineato e accattivante quanto basta.
Vuoto temporale. Talmente concentrato sul torneo, rimuovo i ricordi che mi separano dallo start ed eccomi sprofondato nel divano. Gambe ben distese, notebook sulla pancia e birra fresca a margine.
Inizia la sfida e mi ritrovo al tavolo contro rivali che conosco. Anche qualcuno di loro si ricorda di me. Due chiacchiere socializzanti non fanno mai male e così i primi due livelli passano quasi inosservati, fatto salvo una scaletta da grande buio che mi regala qualche chip in più.
Il momento clou, però, è dietro l’angolo. Da UTG (Under The Gun) parte un rilancio, in due limpano e io decido di tribettare un po’ lungo da bottone con la mia mano preferita, 9 8 .
Lo so, non è molto professionale ragionare così, ma ognuno di noi ha qualche piccolo baco. Io ho una mano preferita.
Torniamo a noi. La tribet non viene digerita molto bene dall’original raiser che però mi conosce e mi rispetta. Di me ha un’immagine ben precisa: Tight-aggressive. La morale? Decide di commettere un errore e appoggiarsi con q q . Stranamente nessuno degli altri due limper entra nel piatto.
Al flop cascano 6 5 k e il mio rivale esce puntando meno di metà piatto. Io opto per proseguire nella mia strategia. Se ho un’immagine tight meglio sfruttarla di tanto in tanto, no? Monto sopra! (l’orario è tardo ma per una volta non ci sono secondi fini nella frase, forse).
Il mio rivale ci pensa e mi scrive: “Sei davvero così forte?” Io rispondo secco: “Quanto Basta!”.
Il tempo sembra non passare più, poi esce un’altra scritta: “Okay ti credo, hai A-K!” e il piatto mi viene consegnato mentre l’avversario decide di mostrare la sua mano.
Io, gratificato dal colpo riuscito, decido di perdere la faccia ma godermi il momento esibendo il mio passaporto gutshot scaduto.
Qualche secondo di silenzio e l’avversario mi fa sorridere con una giusta osservazione finale: “Hai scritto quanto basta prima, ma hai dimenticato di concludere la parola finale. Dovevi mettere Quanto Bastard!”