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Tom Dwan parla dei fish cinesi di Macao e Manila: "Il Baccarat li influenza anche a poker"

Da diversi anni, Tom Dwan si è trasferito in Asia per giocare nelle partite di poker più alte al mondo. L'ex prodigio del poker online è stato impegnato a lungo a Macao, mentre più recentemente si è spostato a Manila per seguire il flusso di denaro dei ricchi businessman cinesi. Tralasciando le tante voci sul suo conto (positive e negative), una cosa è certa: Tom ha imparato a conoscere alla perfezione l'esclusivo field high stakes delle partite private asiatiche. Ne ha parlato per la prima volta in un doppio video con il suo amico/finanziatore Paul Phua.

"I giocatori amatoriali non bluffano abbastanza", ha detto Tom in riferimento ai suoi avversari. Paul Phua ha aggiunto: "Trappano troppo. Quando hanno premium hands come un fullhouse sul flop o A-A, K-K preflop, slowrollano sempre. Ai businessman cinesi, in particolare, non piace 3-bettare. Non gli importa di far entrare tre o quattro persone nel pot quando hanno A-A, pensano solo che la loro mano è forte. Inoltre spingono tanto con i punti medi, ad esempio sul flop 7-9-10 loro hanno 7-9 e di fronte a una bet e un rilancio rilanciano a loro volta".

Dwan si dice d'accordo sul discorso del bluff, ma non su quello del trapping, per lo meno postflop: "Io invece penso che i giocatori amatoriali non trappano abbastanza, di solito. Ma è vero quello che hai detto sulle premium hand preflop, e lo stesso vale per quando hanno il nuts sul flop: a quel punto diventano troppo passivi con l'idea di intrappolare, perché sanno di non poter perdere".

"La maggior parte dei giocatori alle prime armi non bluffa abbastanza", ha aggiunto Phua. "Io stesso ero così all'inizio e non chiamavano mai le mie valuebet al river".

Ragionare per stereotipi è sempre sbagliato, ma nel poker lo è meno rispetto ad altri settori Come spiega Tom Dwan, un professionista deve essere in grado di adattarsi in fretta a chi si trova davanti, pertanto anche la professione del proprio avversario può fare la differenza nella scelta della migliore strategia exploitativa:

"Molti giocatori qui rientrano nello stereotipo. Ad esempio, i businessman della finanza tendono a giocare in un certo modo, mentre qualcuno che proviene da un'area differente tende a giocare diversamente. Ovviamente ci sono sempre delle eccezioni, ma alla fine ci sono dei pattern ben precisi: le persone più anziane giocano più passive, i giovani in maniera più aggressiva".

Phua si è detto d'accordo, ma al tempo stesso convinto che non sia una prerogativa asiatica: "È vero, ma è così anche per gli altri. Ad esempio, i giocatori scandinavi sono tutti aggressivi, non hanno paura di puntare su due o tre street ogni volta".

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Tom Dwan ha anche rivelato una curiosità da veri gambler che caratterizza i giocatori amatoriali che si siedono al suo stesso tavolo: "Una cosa unica che ho notato nei giocatori cinesi è quanto sono influenzati dal Baccarat: quando hanno mani forti nel Baccarat come 6-2 o 7-2 le giocano come fossero premium hands anche a poker, nonostante siano pessime".

Infine, i due hanno parlato delle possibilità di crescita personale di un giocatore cinese. Su questo argomento, Paul Phua è sicuro: "La grande differenza tra i giocatori asiatici, soprattutto cinesi, rispetto a quelli del resto del mondo è il loro processo di apprendimento: sono molto più lenti a imparare a giocare bene".

Dwan si è detto d'accordo, ma non crede che sia una questione di mancanza di informazioni e possibilità di migliorarsi: ai giocatori amatoriali cinesi, molto semplicemente, non interessa adottare una strategia vincente: "Quello che ho notato è che i giocatori occasionali cinesi non hanno alcuna intenzione di migliorare. I fish in America e in Europa vogliono diventare più bravi, mentre i cinesi se ne fregano completamente".

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