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eSports Arena

Alla scoperta degli eSports: i giocatori e i tornei

Qualche giorno fa abbiamo cominciato a parlare degli eSports, di cosa si trattino e di quali siano i giochi più praticati. Oggi passiamo ad un altro argomento molto interessante: dove e quanti soldi può guadagnare un professional gamer? Probabilmente molto più di quanto potreste pensare…

Secondo esportsearnings.com, il giocatore ad aver guadagnato più soldi in assoluto (dato aggiornato al 28 luglio 2016) è Peter Dager, alias ‘ppd’, per un totale di $2.165.829 (quasi tutti giocando a Dota2).

Ora, direte voi, niente a che vedere con il numero uno della All Time Money List del poker, Daniel Negreanu, che di milioni di dollari ne ha vinti oltre 32,6. In realtà, come ben sappiamo, quelle dei giocatori di poker live sono vincite lorde, alle quali vanno sottratti non solo i buy-in dei tornei in cui i player hanno vinto, ma anche quelli in cui hanno perso.

Per un professional gamer, il concetto di vincita lorda non esiste, o comunque è marginale, perché le spese sono coperte interamente dai team, che hanno alle loro spalle sponsor importanti. In pratica, parliamo di profit puro.

I campioni di eSports: pubblicità e lezioni private

E non finisce qui. Siti come esportsearnings.com, l’equivalente pokeristico di Hendon Mob, ovviamente non tengono conto di altri potenziali introiti sui quali i top gamer possono contare: i contratti pubblicitari e il coaching.

L’americano Tom Taylor, meglio noto come ‘Tsquared’, è un giocatore di Halo professionista che nel 2009 ha prestato il suo volto a 175 milioni di bottiglie di Dr. Pepper, bevanda molto in voga negli States. Non sappiamo i risvolti economici, ma sicuramente – e giustamente, visto il suo seguito – Taylor si sarà fatto pagare profumatamente.

Anche perché a giudicare dalla sua tariffa oraria per lezioni private di videogame, il buon ‘Tsquared’ non viene via propriamente con due noccioline: per ogni ora di coaching, si prende 100 dollari.

Le prospettive lavorative

La vita del professionista di eSports è tutta rose e fiori? Be’, non proprio. Hai Lam, ad esempio, tempo fa ha dovuto ritirarsi dalle scene professionistiche di League of Legends a causa di una serie di strappi muscolari al polso. E qui passiamo alle prospettive della carriera di un pro gamer.

Faker eSports
'Faker', uno degli egamer più noti al mondo

A causa dell’alto livello di concentrazione e di allenamento richiesto, solitamente la carriera di un giocatore di eSports professionista dura pochi anni: se hai già l’età legale per andare a Las Vegas a giocare alle WSOP, sei considerato un veterano.

Abbandonati mouse e tastiera, però, il pro gamer può ritagliarsi altri spazi nell’industria degli eSports, ad esempio lavorando come coach di altri pro gamer, facendo da tutor ai giocatori amatoriali, commentando le partite, fungendo da manager dei team o da organizzatore di tornei. Insomma, roba da fare ce n’è.

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I tornei di eSports

Ovviamente, i giocatori professionisti non potrebbero riempirsi il portafoglio senza i tornei di eSports. Ormai ci sono sponsor importanti che finanziano le competizioni ufficiali di un mercato in costante espansione.

Basti pensare al The International 2014, evento organizzato dalla Valve con protagoniste le 16 squadre più forti di Dota2. L’evento si è giocato a Seattle, nella KeyArena (17.000 posti a sedere), con un montepremi di poco inferiore agli 11 milioni di dolari. Il team vincitore, i ‘Newbee’, si sono portati a casa qualcosa come 5 milioni di dollari.

Mettendo queste cifre in prospettiva, vi basti sapere che il montepremi del Super Bowl 2014 non ha raggiunto i 10 milioni di dollari, quello del Masters Golf Tournament 2014 si è assestato sui 9, mentre quello del Tour de France si è fermato a 2,73.

Naturalmente, come in ogni competizione, esistono gli arbitri. Ecco perché in Corea del Sud, la patria dell’egaming, esiste un corpo dedicato alla gestione degli eSports, la Korean e-Sports Association (KeSPA), che rientra nella giurisdizione del Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo.

Persino il Regno Unito ha un suo corpo ufficiale che si occupa di eSports. La United Kingdom eSports Association (UKeSA) fa parte dell’International eSports Federation e ha il suo quartier generale a Londra.

La compagnia londinese è vista come l’equivalente della Football Association: aiuta l’organizzazione dei tornei, supporta i team professionistici ed è il punto di riferimento normativo dei giocatori.

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