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Scenari di poker: Albania nuova frontiera anche per i nostri grinder?

Davanti agli occhi abbiamo gli arrivi in gommone, i film di Gianni Amelio e una serie di piccole e meschine leggende metropolitane che si sono andate diffondendo. La fine del regime comunista, la catastrofe economica e umanitaria che si sono succedute in Albania nella seconda metà degli anni '90 hanno causato un grande esodo verso le coste orientali dell'Italia.

Intere famiglie cercavano di trovare un benessere economico ormai impossibile, allora, nel loro paese. Nell'immaginario collettivo degli italiani, gli albanesi sono rimasti sempre "quei poveracci che scappano in gommone", quando non addirittura di peggio.

Di certo, rispetto alle grandi masse africane di oggi, gli albanesi di fine anni '90 avevano un vantaggio non da poco: la lingua. I canali della tv italiana sono visibili dall'Albania, quindi moltissimi ragazzi sono cresciuti familiarizzando presto con l'italiano come fosse una seconda lingua madre.

1991-2016: il mondo ribaltato

Facendo un salto di 25 anni, il mondo sembra quasi ribaltato. L'Italia rimane un paese che per ordini di grandezza non potrà mai essere paragonato all'Albania, ma nel frattempo noi siamo entrati in una spirale di crisi politico-socio-economica che pare non aver mai fine, mentre la piccola nazione balcanica si è nel frattempo rimessa in sesto. I copiosi aiuti della comunità internazionale, insieme al ritrovamento di un minimo di stabilità politica, hanno posto le basi per una rinascita che è soprattutto economica.

una veduta di Tirana (foto Claudio Poli)
una veduta di Tirana (foto Claudio Poli)

PIL alle stelle e tasse basse: la rinascita

Oggi il FMI (Fondo Monetario Internazionale) stima nel 3,4% la crescita del PIL albanese per il 2016, con un aumento di quasi 1 punto percentuale rispetto al 2,61 dello scorso anno.  Inoltre, nel 2014 l'Albania ha ottenuto ufficialmente lo status di paese candidato all'entrata nell'Unione Europea.

Mentre da noi le aziende chiudono e gli imprenditori scappano, in Albania accade l'esatto contrario: moltissime aziende europee (ma anche extra-euro) hanno scelto di trasferirsi - pardon, si dice "de-localizzare" - a Tirana e dintorni, attirati da una tassazione iper-competitiva. Se infatti l'Italia è sempre più soffocata da una pressione fiscale che arriva a ben oltre il 50%, l'Albania offre una flat tax al 15% per le grandi imprese. Ancora meglio va al piccolo business, tassato per un massimo del 7,5%.

Anche la pressione fiscale sulle persone fisiche non ha paragoni: l'aliquota massima è del 23%, ma solo per quelli che guadagnano da circa 1000 euro al mese (130.000 lek) in su. Chi guadagna fino a 30.000 Lek (200€ circa) al mese non paga un centesimo di tasse. Sembrano cifre fuori dal mondo per noi, ma vanno rapportate al costo della vita.

Roma vs Tirana: costi a confronto

Facendo un raffronto fra Roma e Tirana, si scoprono cose interessanti. Ad esempio gli affitti laggiù costano oltre il 75% in meno, mangiare in ristorante costa mediamente il 60% in meno e più o meno valori analoghi si hanno per altri beni di consumo: acqua minerale (-56%), pomodori (-61%), uova (-70%), ma anche trasporto pubblico (fino a -80%) e internet (-45%). E attenzione, perchè stiamo parlando di Tirana, che è in assoluto la città più cara dell'intero paese.

Mario Perati
Mario "supermet" Perati

Supermet & Klevis, albanesi d'Italia

Se infatti l'Albania è fra le 20 nazioni più economiche al mondo per costo della vita, la capitale rappresenta un'eccezione. Ce lo confermano tra l'altro due pokeristi di origini albanesi ormai stabilitisi da molti anni nel nostro paese: Muhamet "Supermario" Perati e Klevis Pali. "Tirana no, perchè ti costa quanto una grande città italiana. Ma già a Durazzo vivi da Dio spendendo pochissimo", rivela Perati.

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Klevis invece la mette su un altro piano: "è vero che Tirana costa molto, ma è molto moderna e dal respiro europeo, economicamente e culturalmente. Certo, se si vuole stare più tranquilli ci sono tantissimi posti molto belli e che costano niente..."

Grindare dall'Albania? Si può

Da un punto di vista legale, il gioco in Albania vive una situazione piuttosto "liquida". Vietato durante il periodo del regime comunista e proibito anche dall'Islam (che rimane il culto più diffuso tra la popolazione), il gambling è stato in qualche modo regolamentato negli ultimi anni. Oggi un organismo governativo cerca di tenere sotto controllo il gioco online e live. Tra il 2014 e il 2015 una grossa operazione ha ispezionato oltre 6500 attività legate al gioco, scoprendo oltre 1700 violazioni alla normativa e comminando multe per 720mila dollari.

Klevis Pali, altro poker player di origini albanesi ma italiano d'adozione (foto Tilt Events)
Klevis Pali, altro poker player di origini albanesi ma italiano d'adozione (foto Tilt Events)

Di fatto, non ci sono attualmente restrizioni riguardanti il poker online. Capita anzi di leggere di giocatori albanesi che vincono qualcosa di grosso su PokerStars.com. E' ad esempio il caso di potpredA.T, vincitore il mese scorso di un Thursday Thrill da oltre 65mila dollari. Certo anche qui la situazione è in evoluzione, ma al momento quello albanese pare uno scenario piuttosto adatto alle esigenze di un grinder. Non a caso, c'è già qualche giocatore italiano che si è trasferito da quelle parti.

Può darsi che l'anno prossimo si dia già il via alla liquidità internazionale e che non sarà più necessario spostarsi all'estero per confrontarsi con i field stranieri. Ma potrebbe anche rimanere tutto fermo, ingessato da mancati accordi su questioni essenziali come la fiscalità. In tal caso, se fossi un giovane grinder in carriera, uno sguardo all'Albania lo darei...
Fonti:

http://lavocedellaquila.com/

https://www.numbeo.com/cost-of-living/

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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