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Il poker italiano ad un bivio: dopo il no francese, diventa prioritaria la regolamentazione del live

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Il poker online sta cambiando alla velocità della luce, le preferenze dei consumatori su internet sono diverse rispetto a cinque anni fa (se avete dei dubbi guardate la raccolta degli Spin and Go) mentre le rooms stanno cercando di imporre un poker sempre meno pro oriented, con modifiche sostanziali dei loro sistemi promozionali e dei client (per frenare l’uso dei software di terze parti).

Anche per questo motivo, vi è un'esigenza sempre più forte da parte delle case da gioco di lavorare in un contesto più ampio, con field più estesi e con il coinvolgimento maggiore di nuovi players amatoriali

E' stato bocciato in Francia l'emendamento che doveva autorizzare l'Arjel ad un progetto di liquidità condivisa nel poker con partner come Italia e Spagna.

Nonostante l'appoggio del Ministero dell'Economia, negli ultimi due anni, l'ipotesi (sponsorizzata dall'ente governativo francese per la regolamentazione) è stata respinta dall'Assemblea Nazionale in commissione. Mai come in quest'ultima occasione, il progetto è stato vicino al successo ma l'opposizione di alcuni partiti (tipo quello socialista) è risultata decisiva.

A Parigi stanno sacrificando il poker online per dare spazio ai video games (in particolare gli eSports) con una nuova regolamentazione prevista nella nuova legge digitale.

Il futuro va in quella direzione, il gruppo Amaya-PokerStars sta studiando una nuova variante del poker che replica le logiche degli eSports; i francesi sembrano muoversi in anticipo. Si parla di ben 850.000 appassionati transalpini (giovanissimi) che praticano in maniera non occasionale queste discipline.

Pensare ancora alla Francia come futuro partner è pura utopia nel poker. Alcune rooms italiane si sono mosse in questi mesi per sensibilizzare l'amministrazione e l'industria dell'e-gaming a cogliere questa opportunità. Ma da Parigi è arrivato un secco no. Gli sforzi italiani sono stati vanificati

Considerando anche i nuovi limiti imposti sulla pubblicità (con spot sulle tv generaliste nazionali ammessi solo dopo le 22 di sera), il poker online italiano (e l’e-gaming in generale) deve pensare a delle alternative concrete.

La Francia è in fuorigioco, il mercato spagnolo non presenta garanzie né di business (field ristretto) né politiche (anche in questo caso è necessaria una modifica alla legge originaria con l’intervento del Parlamento).

A questo punto, le rooms italiane dovrebbero cercare di fare fronte comune e proporre in maniera decisa l’apertura alla liquidità internazionale ma sulla rete dot com, come avviene da un anno in Gran Bretagna (i giocatori sono registrati sui siti nazionali autorizzati ma possono sfidare il field mondiale).

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Un’ipotesi che non ha mai scaldato il cuore dell’amministrazione, per via della potenziale scarsa tutela alla quale sarebbe esposta la clientela italiana. E’ necessaria quindi un’azione di lobby forte e pensare ad alternative da mettere in atto in un arco di tempo breve. 

Non sarebbe sbagliato, a mio avviso, ripensare alla prima regolamentazione del poker live, prevista ancora oggi dal testo del 2009 (modificato in parte dalla norma del 2011 voluta dall’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti), ovvero la legge “per gli adeguamenti degli obblighi comunitari” che interpretava il live proprio come una forma di promozione più che di business. Un modello che non ha mai visto la luce, per via della scarsa sostenibilità economica. Ma in ottica promozionale sarebbe perfetta ed esalterebbe il gioco come puro divertimento.

D'altronde il boom del live con i tornei low stakes è sotto gli occhi di tutti in Italia. Non si forzerebbe il mercato, semmai si asseconderebbe la forte domanda.

Per mettere in atto questo progetto è necessario pubblicare un regolamento (previsto da una legge ordinaria tutt’ora in vigore e mai abrogata) di gioco, senza dover aver l’assenso del parlamento.

L’atto regolamentare sarebbe giustificato - dinanzi all’ opinione pubblica - come un aggiornamento della normativa a seguito delle sentenze della Corte di Cassazione che – di fatto – hanno riconosciuto come leciti i tornei di poker freezeout fuori dai casinò. Giusto quindi disciplinare il settore, alla luce della recente giurisprudenza, onde evitare un vero e proprio caos interpretativo e lasciare spazio ad un'offerta incontrollata (cash game per fare un esempio).

L’e-gaming deve riflettere perché investire in questo settore (sulla pubblicità ha le mani legate e il cerchio rischia di restringersi nei prossimi anni) potrebbe rivelarsi intelligente, con la creazione di un canale adatto ad affiliare migliaia di persone che in questo momento frequentano circuiti non autorizzati.

Regolamentare il poker italiano live (solo a torneo) nei circoli e nelle sale VLT potrebbe essere un primo passo per elevare il grado di legalità e trasparenza nel settore, con maggiori garanzie per l’integrità del gioco, la tutela dei giocatori e rappresenterebbe un indubbio beneficio per le entrate fiscali, oltre che un vantaggio per i concessionari del gioco online. Ma l’impulso deve arrivare dall’alto, da chi può disporre di risorse e canali per sponsorizzare questo progetto. L'alternativa è veder emergere in modo inesorabile gli eSports a spese dell'e-gaming.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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