"Se in una stanza sei il più intelligente, sei nella stanza sbagliata", questa è una delle frasi ad effetto che Cristiano Blanco cita nel suo libro “Chi vince prende tutto. Quello che nessuno ti insegna per conquistare successo e ricchezza” : ne abbiamo parlato diffusamente in una precedente intervista. La sua crescita personale l'ha portato ad essere a Malta un manager molto in vista nel mondo nel nostro settore (al momento è direttore dei Giochi di Kindred, società proprietaria di brand noti come Unibet).
Oggi però parliamo di Cristiano Blanco come ex poker player, andiamo indietro di qualche anno.

Cristiano, hai dei tuoi grossi rimpianti della tua carriera di player? Partiamo da un aspetto: nel libro parli di money management e dai consigli molto utili su come gestire le proprie ricchezze.
Una delle cose che ho imparato è come gestire le mie finanze personali quando ho conosciuto i guru della finanza a Londra (lo spiega nella prima parte dell'intervista) e sono consigli che cerco di condividere con tutti perché secondo me molto utili.
Purtroppo certi concetti li ho applicati e conosciuti, quando avevo già chiuso come giocatore professionista.
Sai i vantaggi che avrei potuto avere se avessi applicato queste regole quando giocavo a poker?
Secondo te i giocatori sono preparati a gestire il denaro dopo una grande vittoria? Tu sei passato da questa fase...
Esatto, nella maggior parte dei casi non sono pronti. Io da un giorno all'altro mi sono trovato da zero ad avere 400mila euro in tasca, so cosa vuol dire. Nel mio piccolo capisco anche i calciatori che arrivano da un villaggio sperduto e guadagnano milioni improvvisamente, li capisco se poi fanno le "cassanate". Con le debite proporzioni, ho vissuto un momento simile nel mio piccolo.
Non rinnego nulla, perché alla fine è andato tutto bene, ma se avessi studiato di più e se avessi applicato nel modo corretto questi concetti, adesso sarei ad un altro livello.
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Facciamo un passo indietro: quanti players rispettavano le regole corrette per la gestione del bankroll durante il periodo d'oro del poker nel nostro paese?
Nessuno le rispettava.
La regola per i giocatori italiani era iscriversi a tornei da 5.000 euro di buy-in come se nulla fosse. In pochi anni però tutto è finito.
Ripeto, in pochissimi erano attenti nella gestione del bankroll. Io se devo essere onesto, ho avuto un vantaggio: quello di aver lavorato prima di vincere quella somma all'EPT di Dortmund. Sapevo dare valore al denaro e questa consapevolezza mi ha salvato, oltre naturalmente all'insegnamento che mi hanno lasciato i miei genitori.
C'era una bella differenza nell'avere uno sponsor o meno...
Io giocavo tantissimi tornei da 5mila euro ma li pagava sempre il mio sponsor. Non mettevo mai soldi di tasca mia e ti dico la verità: anche quando avevo milioni in banca (perché c'è stato un periodo che li avevo) non me lo sarei mai comprato un torneo da 5mila euro. Io partecipavo a quello che gentilmente mi offriva Everest Poker grazie ad un bel contratto che avevo.
I tornei che ho pagato sono stati veramente pochi, era l'eccezione e non la regola. Nella mia carriera, in 5 anni di professionismo, ho pagato solo una volta di tasca mia un evento da 10.000 con i miei soldi e un paio di main IPT da 2.000 euro negli anni super d'oro.
C'erano veri e proprio contratti di sponsorship come il tuo, con degli investimenti precisi delle rooms e c'erano invece altri accordi che erano più partnership che richiedevano un investimento anche del giocatore. Ricordo male?
Diversi giocatori sponsorizzati, in realtà dovevano aggiungere parecchi soldi di tasca propria per partecipare agli eventi perché i deal con le poker rooms non prevedevano la copertura di eventi molto costosi. Sinceramente, io non avrei mai tirato fuori 10.000 euro per l'EPT final. Sono tanti soldi: prova a contare 10mila euro. Per fortuna ho sempre dato il giusto peso al denaro.
Sbaglio o ci sono stati due eventi che hanno lanciato la tua carriera nel poker? Il primo è naturalmente il colpo messo a segno a Dortmund per l'European Poker Tour, il secondo è l'incontro con Marco Trucco (appena uscito da The Stars Group e al tempo manager di Everest la tua room sponsor).
Assolutamente: hai nominato la persona giusta per due motivi e lo cito anche nel libro.
E' uno dei pochi a cui devo dire grazie, non solo quando ero giocatore professionista (mi ha tenuto sotto la sua ala protettiva e io di questo lo devo ringraziare molto), ma anche perché in un momento difficile, mi ha aiutato.
Ti racconto questa storia: ero con le spalle al muro con l'agenzia delle entrate (ha vinto poi il ricorso in Corte di Giustizia Europea, ndr), smisi di giocare ed avevo un grosso problema: ero un giornalista professionista ma per 4 anni e mezzo non ho lavorato ma ho girato il mondo come poker player. Non potevo presentarmi ad un'azienda come un giocatore professionista, si sarebbero messi a ridere. Ho cercato di ripartire cercando di valorizzare le mie qualità: le mie caratteristiche da PR, la mia esperienza da giornalista e conoscitore del gioco, pensando a come poter essere utile ad un'azienda. Ho mandato il mio cv a tantissimi operatori.
Da quel momento è iniziata la tua carriera da manager...
Mi hanno chiamano 3 aziende, tutte da Londra per un colloquio, in italia nessuno neanche si è degnato di rispondermi. La cosa mi ha ferito... ma andiamo avanti. In quei giorni dovevo prepararmi ad un colloquio, ma non ero pronto ed allora chiamai Marco Trucco che mi diede tanti consigli e condivise con me molte informazioni preziose. Perse molto tempo. Non avevo mai fatto un colloquio con una società di gaming ma ero già nella mia fase motivazionale, non potevo sbagliare, dovevo avere un lavoro.
Marco mi preparò al meglio sul marketing e su concetti di gestione avanzata di aziende come quelle del gaming. Guarda caso mi fecero domande anche su quei temi ed ero molto preparato. Devo ringraziarlo, gli devo un favore, è stato l'unico che mi ha aiutato. Il colloquio è andato bene ed ho ricevuto un'offerta.
Il sapere, la conoscenza vogliono dire potere, ricchezza.
Nel tuo percorso ti sei reso conto di alcuni errori e ne parli nel libro, puoi spiegare agli amici di Assopoker, in sintesi quali sono?
Oltre agli errori che ho commesso nella gestione del denaro e dei quali ho avuto consapevolezza solo quando abitavo a Londra, con conseguenti investimenti che mi hanno permesso di rifarmi, sono molti gli insegnamenti che ho maturato durante la mia vita e che condivido: come ad esempio mettere in dubbio il proprio pensiero, uscire dalla propria confort zone, ma soprattutto quanto sia importante (per raggiungere i nostri obiettivi) la gente che frequentiamo e che ci circonda. Permettimi di citare una frase non mia: se sei più intelligente in una stanza, vuol dire che è la stanza sbagliata.
Non hai la sensazione di aver frequentato le persone giuste in passato, quando eri un poker player?
E' una critica che faccio al mondo del poker ma soprattutto a me stesso: ho tante volte scelto persone sbagliate. Nel mondo del poker preferito persone che amavano divertirsi invece di persone che amavano migliorarsi.
Non rimpiango nulla, i quegli anni del poker mi sono divertito come pochi al mondo te lo assicuro, ma sono cresciuto poco come uomo... è un peccato!
In seguito sei diventato manager di una grossa multinazionale del gioco e con un ruolo e responsabilità importanti, la tua visione sia a 360 gradi sul mondo del poker italiano e mondiale. Secondo te ci sono stati degli errori di gestione e se sono stati quali oppure la decrescita del poker è dovuta più ad un problema strutturale?
Senza dubbio la decrescita è strutturale perché i fattori sociali ed economici sono mondiali e non li puoi cancellare, non vanno dimenticati in un'analisi.
Secondo me però è stato commesso un grande errore.... (continua)
E Cristiano ci spiegherà tutto nella sua analisi di mercato nella terza parte dell'intervista, un'analisi molto interessante sul mondo del poker che vi consiglio di non perdere. Alla prossima!
Fine seconda parte - continua
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