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La rinascita di Brian Townsend

Brian Townsend in azione alle ultime WSOPEUna storia da fenice del poker: potremmo riassumere così, con un’immagine suggestiva, la carriera dello statunitense Brain Townsend dai suoi esordi fino ad oggi.

Brian ha infatti conosciuto un avvio folgorante ai tavoli di cash game, ma si è reso protagonista anche di bruschi stop che hanno rischiato di comprometterne rendimento e futuro nel mondo del poker.

Infatti, dopo aver iniziato dal NL100, dopo una rapida ascesa fatta di Heads Up e tavoli six-handed, nel 2006 Brian fa la sua apparizione ai tavoli high stakes, e da lì inizia ad impressionare sempre di più. Infatti, nel marzo 2008 diventa un giocatore sponsorizzato Full Tilt poker, e tutto sembra andare a gonfie vele per lui. Ma la gioia è di breve durata. Nell’agosto dello stesso anno viene infatti sospeso per multiaccounting per sei mesi, effettuato sia su Full Tilt che su Pokerstars, per sua stessa ammissione.

Come se non bastasse, il 2008 è stato per Townsend l’anno di un pesante downswing, dove ha bruciato oltre tre milioni di dollari ed ha dovuto quindi subire forti pressioni mediatiche e soprattutto grossissimi dubbi. Ma non per questo si è perso d’animo.
Mentre attorno a lui i tam tam della sua disfatta si facevano sempre più assordanti, si è rimboccato le maniche, ha trovato dentro di sé l’umiltà per scendere di livello e la determinazione di porsi obiettivi ambiziosi.

Così nell’ottobre 2008 ricomincia, partendo da un bankroll di 100.000 $, e giocando ai limiti $25/$50 e $50/$100. Nell’arco di poco più di sei mesi, è arrivato così a 800.000 $, ovvero quanto si era prefisso. E' la sua rinascita: “Quest’anno ho avuto ottimi risultati dal Pot Limit Omaha – ammette – e sento di aver avuto da questo gioco quello che volevo. Adesso voglio concentrarmi su altre specialità, che siano anche frequentate con costanza live, in particolare l’Omaha hi/low Limit ed il deuce-to-seven triple-draw. Penso sia molto meglio essere fra i primi cento al mondo in più specialità, piuttosto che essere il migliore in una soltanto e saper giocare esclusivamente quella”.

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L’imbarazzo viene per Townsend dai giochi Limit, e non ha difficoltà ad ammetterlo: “al Limit Hold’em non sono un fenomeno ma bravo quanto basta. Del razz e lo stud invece, non ne ho davvero idea”. E come fare per imparare le basi di giochi che non si conoscono? Semplice: ci si affida a dei coach e gli si mostrano dei video delle proprie sessioni perché lì commentino.
Nulla di strano, sembrerebbe, se non che i coach di Brian - che pure nei loro limiti sono molto bravi - giocano al $5/$10! Sentite infatti cosa dice a proposito di uno dei suoi coach: “A volte sono in disaccordo con lui, perché credo il suo gioco sia un po’ troppo chiuso per i miei gusti, ma è buono per avere delle basi solide”.

Infine, un ultimo pensiero sull’evoluzione del poker online in questi ultimi anni: Credo che le persone tendano a dimenticarsi che esistano altri giochi, oltre al No Limit Hold’em. Quanto al livello, sicuramente è vero che un $10/$20 è più duro rispetto a qualche anno fa, ma credo che se si è saggi abbastanza c’è ancora la possibilità di guadagnare molto denaro con il poker online, e con il poker in generale”.

Più facile a dirsi che a farsi, naturalmente. Anche se per giocatori come Townsend in fondo, il passare dalle parole ai fatti non è mai stato – buon per loro – troppo difficile.

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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